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 2015  febbraio 08 Domenica calendario

VISCO DÀ LA BENEDIZIONE ALLE NOZZE FRA BANCHE

L’assemblea del Forex che si è svolta ieri a Milano passerà agli annali come il fischio di inizio dato dal governatore Visco al nuovo ciclo di aggregazioni nel mondo del credito. Stavolta le protagoniste saranno le banche popolari in conseguenza del decreto che trasforma le prime dieci in società per azioni. Un passaggio che ieri ha trovato opposizioni meno arcigne delle attese. «Penso che ormai il percorso sia definito, diventeremo Spa» dichiara Pierfrancesco Saviotti, amministratore delegato del Banco Popolare che sembra anche escludere ricorsi contro il decreto. Dello stesso avviso l’amministratore delegato di Bper Alessandro Vandelli. «Credo che questa strada difficilmente possa essere azzerata. In questo momento è forse importante riflettere su eventuali elementi da aggiungere. Credo, però, impossibili modifiche radicali» ha detto Vandelli a Reuters. Il governo non intende tornare indietro ed è intenzionato a ricorrere anche alla fiducia mentre le banche, ed un largo fronte politico che va da Stefano Fassina a Maurizio Lupi, vorrebbero percorrere la strada del confronto e del compromesso, pur evidenziando molti dubbi sulla costituzionalità dell’intervento. Le banche popolari da diversi anni sono impegnate in un lento processo di autoriforma delle governance ma il decreto del governo Renzi ha sconvolto il settore che sta cercando con grande velocità di mitigarne l’impatto introducendo alcuni meccanismi per conservare le principali caratteristiche del sistema cooperativo. L’ipotesi su cui si sta lavorando e quello di una spa con forti limitazioni come il voto multiplo per gli azionisti stabili e un tetto al possesso azionario (si parla del 3-5% dall’attuale 1%). L’obiettivo sarebbe quello di evitare la scomparsa dei piccoli azionisti-dipendenti e dei soci storici come associazioni e fondazioni. L’alternativa, assai più gradita a gran parte della categoria (e certo più rispettosa delle origini del movimento cooperativo) punta al mantenimento del voto capitario offrendo pero agli investitori istituzionali spazio nella governance. Una strada percorribile attraverso un doppio canale di voto (per testa e per quote di capitale). Gianni Zonin, presidente della Popolare Vicenza, sembra intenzionato a percorrere una terza via. Parla di una nuova governance che «stupirà tutti». Non essendo quotato ha margini di manovra più larghi. Da quanto si capisce punta a scorporare l’azienda bancaria trasformandola in spa. La cooperativa resterebbe azionista di maggioranza. Come regalo ai soci il consiglio d’amministrazione potrebbe decidere l’assegnazione delle azioni della spa ai soci della cooperativa magari seguendo la strada che ha segnato Marchionne con la Ferrari. Non è nemmeno da escludere che il decreto vada a incidere su un settore totalmente trasformato per i fatti suoi. Si parla già di possibili integrazioni. Saviotti non nasconde l’interesse per la Banca Popolare di Milano, ma Giuseppe Castagna, capo dell’istituto di Piazza Meda non la pensa alla stessa maniera. Considera Bpm un polo aggregante e si dice certo che «il processo di consolidamento è vicino e avverrà tra banche popolari, prima della trasformazione in spa». Per Saviotti, comunque è necessario che le operazioni «vengano condotte cum grano salis, all’insegna della redditività. In modo che uno più uno più uno alla fine faccia tre e mezzo». Victor Massiah tace su tutta linea. Tuttavia le indiscrezioni considerano la banca bergamasca in pole position per acquistare Mps in tutto o in parte (per esempio gli sportelli della fascia del nord-est). Nel risiko è piombata anche Carige. La Fondazione ha messo inm vendita la sua quota del 18% cogliendo probabilmente di sorpresa il vertice della banca («Non commento le scelte dell’azionista» ha ha dichiarato Cesare Castelbarco Albani, presidente dell’istituto genovese). Nel gran vortice delle fusioni entrano anche le Bcc. Dichiara il governatore Visco: «Nelle banche di credito cooperativo le esigenze di rafforzamento patrimoniale possono trovare ostacolo nella loro forma giuridica». Per il resto l’inquilino di via Nazionale si dilunga nelle lodi per le riforme del governo e verso Mario Draghi la cui operazione di stiolo vale lo 0,5% del Pil.