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 2015  febbraio 10 Martedì calendario

ISABELLA? CHIAMATELA MARINE

È determinata. Vuole diventare la Marine Le Pen italiana. Un traguardo che intende raggiungere non solo per ambizione personale ma anche per rivincita familiare. Isabella Rauti, come la sua collega francese, ha avuto il padre emarginato, dagli stessi ambienti della destra istituzionale, per il suo radicalismo politico. E al pari di Marine cerca ora di raddrizzare la rotta e proporre una destra intransigente e determinata ma priva delle esasperazioni barricadiere e complottiste del genitore che finivano per allontanare potenziali sostenitori del ceto medio. Ma c’è un’altra motivazione familiare: è la moglie di Gianni Alemanno, ex-sindaco di Roma ai tempi di Mafia Capitale e anche per questo finito isolato. Nell’angolo lui, sul trampolino di lancio lei, che domenica a Roma, al cinema Adriano, ha tenuto a battesimo il suo movimento, Prima l’Italia.
Dice: «Voglio riaggregare le varie anime della destra intorno ad alcuni principi: l’unità nazionale, la sovranità nazionale e monetaria, il rilancio del made in Italy, la lotta alle logiche europee imposte dalla Merkel. Intendo perseguire un modello più simile a un movimento e il più distante possibile dalla forma di partito rigida e tradizionale. In questo senso un riferimento importante è rappresentato dal Front National della Le Pen che ha creato un movimento di opinione e di popolo che riesce a sfidare il pensiero unico e dominante».
Una Le Pen made in Italy? Lei ci prova. Ha 52 anni, un figlio di 19. È presidente dell’associazione di volontariato Noi X Roma e della onlus Hands Off Women (How) per i diritti delle donne e contro la violenza. Una curiosità: è membro sia del comitato scientifico della fondazione Nilde Iotti sia del centro studi e ricerche Pino Rauti. Dal 2013 è consigliere (chiamata da Angelino Alfano) del ministro dell’Interno per le politiche di contrasto alla violenza di genere, sessuale e al femminicidio.
Quanto alla politica attiva, è stata consigliere regionale del Lazio (lista Pdl) dal 2010 al 2013.
Adesso (anche lei) tenta di mettersi a capo di un auspicato riscatto della destra, con buona pace di Silvio Berlusconi. Gli ostacoli non mancano. Per esempio alla convention romana ha portato un appassionato saluto Giorgia Meloni, deus-ex-machina di Fratelli d’Italia, la quale però propugna una stretta alleanza con la Lega di Matteo Salvini, che non sembra in linea con quel sentimento nazionale che invece sta tanto a cuore alla Rauti. Già l’embrasson nous tra le due first lady della destra appare quindi problematico. Di Salvini, Isabella Rauti dice: «Deve superare i vecchi limiti della Lega e passare attraverso il meccanismo delle primarie per potere rappresentare la destra».
Inoltre chi è, tra le due, la prima della classe? La Meloni, domenica a Roma, ha sostenuto di essere lei: «vogliamo continuare ad accogliere (in Fratelli d’Italia) quanti in buona fede hanno creduto che i valori della destra potessero trovare cittadinanza in altri contenitori e oggi, delusione dopo delusione, si stanno ricredendo».
Ma Rauti-Le Pen non si fa risucchiare e rilancia: «Prima l’Italia è l’inizio di un percorso per creare una casa comune, Sono convinta che il momento sia favorevole a un nuovo inizio anche a livello internazionale. In molti paesi europei vediamo l’affermarsi di movimenti populisti e fortemente identitari, primo fra tutti il Front National di Marine Le Pen. Soprattutto, però, credo che il momento sia favorevole perché è evidente a tutti una crisi strutturale del centrodestra che eravamo abituati a conoscere».
Un accordo sembra però a portata di mano. La Meloni diventerà capolista anti-Marino al Comune di Roma e quindi si dedicherà alla politica romana e laziale, la Rauti si posizionerà a livello nazionale. «Mi auguro che a Roma si voti presto – afferma Isabella Rauti – perché abbiamo visto tutti il fallimento di Marino. La Meloni è un ottimo candidato».
L’aspirante Le Pen guarda agli ex-An che militano in Forza Italia e che dovrebbero sentire il richiamo della foresta come Alessandra Mussolini, agli ex-parlamentari che sono momentaneamente senza casa come Adolfo Urso, Andrea Ronchi, Giulia Bongiorno, Fabio Granata, Italo Bocchino, a chi milita in Fratelli d’Italia perché non ha trovato altro, come Ignazio La Russa e il marito Gianni Alemanno, che è intervenuto al summit romano: «Coloro che hanno rappresentato An –ha detto – hanno il dovere di provarci, non per riportare indietro le lancette dell’orologio ma per un rispetto verso una comunità umana e politica».
Nella lista delle adesioni all’incontro di Roma che gli organizzatori hanno consegnato ai giornalisti figurano Giovanni Cossiga, Wanda Ferro, Antonio Guidi, Ignazio La Russa, Roberto Menia, Franco Mugnai, Bruno Murgia, Domenico Nania, Souad Sbai, Francesco Storace, Marcello Taglialatela, Salvatore Tatarella, Achille Totaro.
Lei sottolinea: «Vogliamo lanciare una sfida forte al renzismo e alla sinistra. Ci sono spazi molto vasti, idee e tante persone disposte a mettersi in gioco. Dopo l’esperienza di Alleanza nazionale c’è un vuoto che Fratelli d’Italia e le altre realtà di destra hanno cercato di colmare, ma non basta».
Il prossimo appuntamento è a giugno: «Dopo le elezioni regionali –dice – sarà convocata la Costituente della destra, una grande assemblea per verificare se il dibattito svolto fino a quel momento potrà permettere di dare luogo ad un unico soggetto politico”.
Un soggetto, il cui punto di riferimento sarà Marine Le Pen: «Io come Marine? Mi lusinga, vorrei avere il suo carisma».
Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 10/2/2015