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 2015  febbraio 10 Martedì calendario

LA SECONDA GUERRA DEL FOOTBALL

Quando si tratta di assalti alla poli­zia, i giu­dici egi­ziani non guar­dano in fac­cia a nes­suno. Non può che suo­nare para­dos­sale la con­danna a due anni per nove atti­vi­sti, tra cui la comu­ni­sta Mahien­nur el-Massry, sta­bi­lita dalla Corte di Ales­san­dria per un assalto, avve­nuto ai tempi dell’ex pre­si­dente Moha­med Morsi (2012–2013). Il segnale è ine­qui­vo­ca­bile: la poli­zia non si tocca, poco importa se in quel momento ci fos­sero gli isla­mi­sti al potere.
Dello stesso stampo è la sen­tenza della scorsa set­ti­mana che ha con­dan­nato all’ergastolo 230 atti­vi­sti dei movi­menti rivo­lu­zio­nari, coin­volti negli scon­tri di via Moham­med Mah­mud e del palazzo del governo nell’inverno 2011. Mahien­nur ha fatto sapere al mani­fe­sto che non intende pagare la multa di 600 euro che le per­met­te­rebbe di essere libera. «Sono pronta a tor­nare in pri­gione», ci ha detto Mahie com­men­tando il ver­detto. L’attivista era stata con­dan­nata a due anni di reclu­sione lo scorso anno per aver vio­lato la legge anti-proteste. La pena venne ridotta a sei mesi, prima del suo rila­scio su cau­zione. Mahie ha tra­scorso gli ultimi quat­tro anni aiu­tando gli atti­vi­sti arre­stati e par­te­ci­pando agli scio­peri dei lavo­ra­tori, insieme a cen­ti­naia di rivo­lu­zio­nari di Ales­san­dria d’Egitto, tra cui la poe­tessa e mario­net­ti­sta, Shai­maa el-Sabbagh, uccisa dalla poli­zia lo scorso 24 gen­naio in occa­sione del quarto anni­ver­sa­rio dalle pro­te­ste di piazza Tah­rir del 2011.
Ma il Cairo è stato attra­ver­sato da una nuova ondata di san­gui­nosi scon­tri. La scorsa dome­nica, trenta ultras della squa­dra cai­rota del Zama­lek (noti come i White nights) sono stati uccisi nel corso di inci­denti che hanno avuto luogo alle porte dello sta­dio dell’Aereonautica al Cairo. Il cam­pio­nato di cal­cio è stato sospeso sine die dopo gli scon­tri. Il por­ta­voce del mini­stero dell’Interno, Hany Abdel Latif ha assi­cu­rato che la calca ha ucciso gli ultras negando ogni respon­sa­bi­lità della poli­zia. Secondo la rico­stru­zione di testi­moni ocu­lari, il lan­cio di lacri­mo­geni con­tro gli ultras all’esterno dello sta­dio, men­tre ten­ta­vano di entrare, avrebbe dato il via ai taf­fe­ru­gli. Il pro­prie­ta­rio della squa­dra e uno dei poten­ziali can­di­dati alle pre­si­den­ziali del 2014, Mor­tada Man­sur ha discol­pato la poli­zia rife­rendo però di un «attacco pre­me­di­tato» per inne­scare il timore dei tifosi in vista delle ele­zioni par­la­men­tari del pros­simo marzo.
Poco dopo la dif­fu­sione della noti­zia degli scon­tri, uno dei gio­ca­tori del Zama­lek, Omar Gaber si è rifiu­tato di gio­care. Men­tre gli ultras entrati nello sta­dio, alla noti­zia delle vit­time, si sono girati mostrando le spalle al campo da gioco.
Il tifo cal­ci­stico è alta­mente poli­ti­ciz­zato in Egitto. Nell’assalto allo sta­dio di Port Said del feb­braio 2012 mori­rono 74 tifosi in scon­tri tra poli­zia e soste­ni­tori della squa­dra cai­rota dell’al-Ahly. Pro­prio gli ultras alhawy sono stati tra i pro­ta­go­ni­sti delle con­te­sta­zioni di piazza Tah­rir e per que­sto, secondo molte rico­stru­zioni, la strage di Port Said è stata un atto di ven­detta pia­ni­fi­cata di mili­tari e poli­zia con­tro il ruolo degli ultras nelle pro­te­ste. Con il golpe, costato la pre­si­denza a Morsi, gli ultras dell’al-Ahly si sono schie­rati con­tro la repres­sione degli isla­mi­sti, scon­tran­dosi quindi con il nuovo corso dell’ex gene­rale al-Sisi.
In attesa di Putin all’aeroporto del Cairo In attesa di Putin all’aeroporto del Cairo
Pro­prio dome­nica ha preso il via anche la visita di Vla­di­mir Putin al Cairo. Il pre­si­dente russo è uno dei prin­ci­pali soste­ni­tori di al-Sisi. Il pre­si­dente egi­ziano ha otte­nuto il pla­cet di Putin nella sua visita a Mosca pochi mesi prima delle pre­si­den­ziali dello scorso anno. In un’intervista al quo­ti­diano egi­ziano al-Ahram, Putin ha defi­nito insuf­fi­cienti le misure inter­na­zio­nali con­tro lo Stato isla­mico in Siria e in Iraq (Isis) e ha par­lato della pos­si­bi­lità che il dol­laro venga escluso negli scambi bila­te­rali Cairo-Mosca per favo­rire i flussi turi­stici russi. L’interscambio com­mer­ciale fra Rus­sia ed Egitto è rad­dop­piato nel 2014, rag­giun­gendo i 4,5 miliardi di dollari.
Tutto è pronto poi per il ritorno in grande stile dei busi­ness­men del Par­tito nazio­nale demo­cra­tico (Pnd) alle pros­sime ele­zioni par­la­men­tari. Il tycoon dell’acciaio Ahmed Ezz, da pochi mesi di nuovo in libertà dopo aver scon­tato una breve con­danna per cor­ru­zione (in primo grado la sen­tenza era a 37 anni di reclu­sione), ha annun­ciato la can­di­da­tura alle par­la­men­tari, per con­di­vi­dere «con gli egi­ziani il loro sogno di svi­luppo». Anche alcuni poli­tici sala­fiti, soste­ni­tori di al-Sisi, hanno fatto sapere che pre­sen­te­ranno can­di­dati nelle liste elet­to­rali del Pnd.
Infine, non si placa la serie di atten­tati che ha come obiet­tivo i risto­ranti della catena sta­tu­ni­tense Ken­tucky Fried Chic­ken (Kfc). Sono tre le esplo­sioni in pochi giorni al Cairo e Munu­feya con­tro i Kfc. Sco­no­sciuti a bordo di moto­ci­clette hanno lan­ciato bot­ti­glie molo­tov con­tro le vetrine dei risto­ranti cau­sando incendi e contusi.