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 2015  febbraio 08 Domenica calendario

RISPARMI PER 24 MILIARDI DAL CALO DEL PETROLIO

Roma.
Un risparmio per il nostro paese di 24 miliardi di euro all’anno, di cui 10 per le famiglie. Con la conseguenza positiva di spingere consumi e investimenti. È l’effetto del calo del prezzo del petrolio, calcolando la quotazione del greggio a 45 dollari al barile, secondo un’analisi diffusa ieri dal Centro studi di Confindustria.
Il vantaggio maggiore, dice il Csc, (cioè il 2,8% della spesa) è per le famiglie più povere, con più alta propensione al consumo. Agli effetti positivi del calo del greggio, considerato a 45 dollari rispetto ai 108 medi dei primi otto mesi del 2014 (che appunto porta un risparmio di 24 miliardi all’anno), va aggiunta la diminuzione della bolletta per il gas importato. Oltre che per l’Italia ci sono benefici per tutti i paesi importatori, che il Csc valuta complessivamente di 2.214 miliardi di dollari annui.
Il bonus petrolifero di 10 miliardi per le famiglie aumenta molto se si considerano anche i risparmi su elettricità e gas. Per quelle più povere, analizza il Csc, di cui è direttore Luca Paolazzi, la minore spesa energetica libera risorse pari al 2,8% dei consumi, contro l’1,2% per le più abbienti. Questa distribuzione progressiva del beneficio energetico favorisce la ripresa dei consumi perché la propensione al risparmio è minore se il reddito familiare è inferiore. Di conseguenza il più basso prezzo del petrolio, se persistente, si traduce in un sostegno «significativo» all’economia italiana, perché alimenta consumi e investimenti.
L’evoluzione di questa spinta positiva, è scritto nella nota messa a punto da Ciro Rapacciuolo, sarà graduale e si intensificherà a partire dal secondo trimestre 2015. L’ipotesi di partenza è che il ribasso della quotazione del petrolio non sia momentaneo, ma perduri nel prossimo biennio. Uno scenario che dovrà essere valutato nel corso del tempo: le condizioni del mercato petrolifero, sottolinea il Centro studi Confindustria, sono «drasticamente mutate» ed hanno pochi precedenti. Anche se a renderlo realistico sono le cause che hanno condotto al crollo del prezzo.
La causa principale, dice il Csc, è l’eccesso di offerta generato dal boom dello shale oil negli Stati Uniti. Una situazione che ha motivato un diverso atteggiamento dell’Arabia Saudita: Riad per non perdere quote di mercato ha abbandonato la politica di sostegno alla quotazione. E secondo il Csc servirà «non poco tempo» prima che l’offerta si riassorba.
Questa nuovo stato di cose, e il forte ribasso del greggio, porta anche ad alcuni rischi di natura economica, finanziaria e politica, dovuti alle ricadute negative sui paesi esportatori di petrolio, con instabilità e ripercussioni sull’export verso quei paesi.
Nel complesso, comunque, il bilancio per l’economia mondiale è molto positivo. Per l’Italia la stima del Csc è che il ribasso del petrolio da 108 a 45 dollari al barile, se permanente, dia un contributo alla crescita del pil pari allo 0,6% nel 2015 e ad un ulteriore 1,1 nel 2016. Circa i due terzi di questo impulso erano già incorporati nello scenario del Csc di dicembre, per cui le previsioni del pil restano immutate a +0,5% nel 2015 e +1,1% nel 2016.
Nicoletta Picchio, Il Sole 24 Ore 8/2/2015