Gianni Mura, la Repubblica 8/2/2015, 8 febbraio 2015
CELIA - Ecco una di quelle piccole storie esemplari (o ignobili, direbbe Guccini) che si trovano sui giornali
CELIA - Ecco una di quelle piccole storie esemplari (o ignobili, direbbe Guccini) che si trovano sui giornali. In questo caso, le pagine milanesi del Corsera. Alle 17.57 di lunedì 12 gennaio, a Milano, una netturbina sta sostituendo i cestoni dei rifiuti nel quartiere Isola, parcheggia il camioncino quasi all’incrocio tra due vie e vede un pedone volare in aria travolto da uno scooter e restare al suolo. Va subito a soccorrerlo con il massaggio cardiaco. È anche operatrice sociosanitaria, sa quel che deve fare e lo fa bene. L’uomo, un italiano di 55 anni, patisce un doppio arresto cardiaco, ma grazie a quelle prime cure se la cava. Lo testimonia un medico arrivato sul posto e il personale dell’ambulanza chiamata col 118. Nel frattempo sono arrivati anche i vigili, che consegnano alla netturbina il verbale di una multa per avere «parcheggiato in posizione tale da limitare significativamente la visibilità contribuendo a rendere pericoloso l’attraversamento della strada». Particolare smentito sia dal medico che dagli infermieri. Testimoni dicono che un vigile abbia cercato di dissuadere la sua collega. Che ha risposto «Non possiamo» (solertissima) e alla netturbina ha detto: «Ringrazia il cielo che hai salvato una persona. Accontentati di questo e paga la multa» (questa poteva risparmiarsela, e impari a dare del lei). Celia Prada, 44 anni, è peruviana. È in Italia dagli anni ‘90, vive a Trezzano, nell’hinterland, ha tre figli, lavora all’Amsa dal 2009. E la multa (sui 60 euro) la paga. Dopo, scatta la gara per il risarcimento: l’Amsa, l’assessore alla sicurezza Granelli, il sindaco Pisapia. Eccoli, a Palazzo Marino, con Celia Prada. Le hanno restituito l’importo della multa e lei l’ha girato ai bambini del suo paese, Tintay Apurimac, dove i genitori le hanno insegnato che è bella la vita quando si aiutano gli altri. Titolo del Corsera: «Netturbina multata, l’onore restituito». Ma quale onore, scusate? Chi gliel’aveva tolto? Piuttosto, al di là del beau geste quasi obbligato, se la multa era ingiusta, spero che a Palazzo Marino qualcuno faccia un discorsetto alla vigilessa e le spieghi che indossare una divisa non equivale ad aver ragione. Gianni Mura