Fabrizio d’Esposito, il Fatto Quotidiano 10/2/2015, 10 febbraio 2015
NACCARATO, IL COSSIGHIANO CHE STABILIZZA OGNI GOVERNO
Paolo Naccarato stabilizza per vocazione. Calabrese di Fiumefreddo Bruzio, nel Cosentino, “uno dei borghi più belli d’Italia” come ripete spesso, il senatore Naccarato è un kamikaze della stabilizzazione. Tra tutti i nuovi Responsabili in circolazione o in sonno, volgarmente definiti gli “Scilipoti di Renzi”, è quello che si sbraccia e si muove di più per arrivare al fatidico orizzonte del 2018, la scadenza naturale della legislatura. Non passa giorno senza una sua dichiarazione o intervista (ieri addirittura due) in favore del governo. E furbescamente fa intravedere alle sue spalle un plotone trasversale di colleghi pronti a sostenere il renzismo a Palazzo Madama, dove i numeri sono traballanti. Il loro unico comandamento è rimanere sino alla fine, scongiurando il voto anticipato e le possibili conseguenze della presunta morte del patto del Nazareno.
Oggi Naccarato è un senatore del Gal, il gruppetto autonomista che contiene cinque sigle e arruola vari berlusconiani eletti nel Pdl. Gli ultimi tre anni per lui sono stati rocamboleschi. Nell’autunno del 2012, il senatore stabilizzatore abbraccia con fiducia e entusiasmo il movimento di Luca di Montezemolo, Italia Futura, e fonda la sezione calabrese. Quando però Giulio Tremonti lascia il Pdl e s’inventa le 3L di Lista Lavoro Libertà, Naccarato si materializza d’improvviso accanto al Divo Giulio del centrodestra. Ed è Tremonti a indicarlo in quota sua come candidato della Lega nel 2013. Il calabrese di Fiumefreddo Bruzio viene piazzato al dodicesimo posto in Lombardia, per il Senato. Rimane fuori, ma per poco. Massimo Garavaglia si dimette per fare l’assessore regionale della giunta Maroni e Naccarato entra a Palazzo Madama tre mesi dopo le elezioni. Qui inizia un nuovo percorso. S’iscrive da subito al Gal (Grandi Autonomie e Libertà) e poi nell’autunno esplode il dramma della decadenza del condannato Berlusconi. Il Pdl si spacca e Naccarato si schiera con Angelino Alfano, vicepremier e ministro del governo di Enrico Letta. La parola magica è la “stabilità”, ovviamente: “Sono un innovatore che si riconosce nella leadership popolare di Alfano, sia sul piano del futuro e della stabilità, sia sul piano dell’evoluzione del quadro politico”.
La stabilità resta la stella cometa, Alfano no. Naccarato è un senatore di Ncd, il Nuovo centrodestra, per appena dieci mesi. La scorsa estate, a luglio, ritorna nel Gal e motiva così il suo sostegno al governo Renzi: “La stabilità è un valore in tutte le democrazie del mondo, mi auguro una maggioranza più ampia”. E cita, per la prima volta, l’orizzonte del 2018 cui tende con tutto il corpo e con tutta la mente. Ma dire Naccarato vuol dire soprattutto Francesco Cossiga buonanima, presidente emerito della Repubblica. E da eterno cossighiano vaticina: “Sarà pure una casualità della storia ma oso un parallelismo: i colpi di piccone di Francesco Cossiga colsero un grande consenso della pubblica opinione che evidentemente aspettava un Picconatore che provvedesse a scuotere le coscienze, indicando le Grandi Riforme. Oggi i Rottamatori guidati da Matteo Renzi hanno analoga consapevolezza”.
La profezia più inquietante di Naccarato risale però al 2006. In quell’anno il cossighiano è addirittura sottosegretario alle Riforme del governo di Massimo D’Alema, nato sulla scia della nuova Udr del presidente emerito. Il Pd è alle porte e il sottosegretario, già dirigente giovanile dello Scudo-crociato, dichiara: “Il Partito democratico può essere la Dc degli anni moderni. La sinistra di base potrebbe essere rappresentata dai Ds, la pancia dorotea dalla Margherita e gli andreottiani da Dini”. A rileggerla oggi, Naccarato si trasfigura nel Nostradamus di Fiumefreddo Bruzio. Il Pd di Renzi è la nuova Dc e al Quirinale c’è Sergio Mattarella, proveniente dalla sinistra dc. A proposito del nuovo capo dello Stato. Alla vigilia del quarto scrutinio decisivo, Naccarato si aggirava per Montecitorio con la famosa cravatta dei quattro gatti di Cossiga, gli straccioni di Valmy che fondarono l’Udr: “Questa cravatta me la regalò il presidente Cossiga in occasione della formazione del governo D’Alema-Mattarella nel ‘98”.
Da frondista della stabilità o della stabilizzazione, Naccarato in queste ore chiama e ascolta tutti i senatori attirati dalla sirena del 2018, dai suoi amici del Gal ai corregionali di Ncd. E soprattutto è un grande amico di Denis Verdini, lo sherpa renzusconiano del Nazareno. A Palazzo Madama si scommette già su una cifra. Cinquanta stabilizzatori. È il numeretto magico estratto della tombola renziana per l’orizzonte 2018. Giocatevi il terno: 50-20-18.