A.Gen., Il Messaggero 7/2/2015, 7 febbraio 2015
SCISSIONE DOPO SCISSIONE, DA SUPER MARIO ALLO 0,8%
ROMA Doveva essere il Grande Partito sotto le insegne di Super Mario (Monti), è stato un flop. Fin dal debutto. E non è un caso che il primo a prendere cappotto, cappello e sbattere la porta sia stato proprio il fondatore: Mario Monti. Il padre che ora benedice chi segue il suo esempio transumante: «Rispetto la decisione di chi oggi lascia». Come dire: fanno bene.
La storia di Scelta civica è storia di un partito(ino) parecchio sfigato. Tutto nasce nel dicembre del 2012 quando, dopo essere stato sfiduciato da Silvio Berlusconi ed essere stato osannato da quasi diecimila persone al convegno romano “Verso la Terza Repubblica”, il 28 dicembre Monti fonda il nuovo partito insieme a Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo, i cattolici Andrea Riccardi (Sant’Egidio), Andrea Olivero (Acli), Lorenzo Dellai, Mario Mauro e transfughi sparsi. Scelta Civica ottiene alla Camera quasi tre milioni di voti, pari all’8,30%, eleggendo 37 parlamentari. Al Senato la lista unica “Con Monti per l’Italia” incassa 2.797.486 voti, equivalenti al 9,13%, eleggendo 19 senatori, dei quali 15 riconducibili a Scelta Civica, due all’Udc e due a Futuro e libertà di Gianfranco Fini. Altro grande flop.
Nato sotto una cattiva stella, il partito si spappola in pochi mesi. Va via Montezemolo, poi Riccardi. E il 17 ottobre 2013 Monti rassegna le dimissioni da presidente: «Troppi dissidi, sono disgustato», tuonò. Il 15 novembre il suo successore pro tempore Alberto Bombassei decide di porre fine all’alleanza con l’Udc. Lo stesso giorno Mario Mauro lascia il partito. Ventiquattr’ore dopo sono eletti dall’Assemblea nazionale i nuovi vertici all’unanimità: Bombassei presidente, Ilaria Borletti Buitoni vicepresidente e Stefania Giannini segretario. Ma il 10 dicembre avviene l’ennesima scissione: alla Camera escono Lorenzo Dellai e altri dieci, che confluiscono nel nuovo gruppo Per l’Italia. C’è chi comincia a chiamare il partito “Sciolta civica”.
Non è finita. Alle elezioni europee di maggio Scelta civica si ferma allo 0,8%. Un vero tracollo. Chi è restato continua a darsele di santa ragione. Tant’è che proprio domani si celebrerà un congresso ormai...fantasma. Dove, con ogni probabilità, verrà eletto segretario Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia. Il competitor, Benedetto Della Vedova annuncia di aver già fatto le valigie: «Ci vado solo per rispetto di chi mi ha sostenuto, ma considero conclusa la mia esperienza».
Adesso, naturalmente, volano stracci. Chi, come il ministro Stefania Giannini e Giancarlo Susta è passato con il Pd, motiva la scelta con il desiderio di continuare la battaglia riformista in un partito «che conta». Chi resta (22 deputati alla Camera) spara ad alzo zero sugli scissionisti. «Se ne sono andati dopo aver fatto di tutto per frenare Scelta civica. E se ne vanno per qualche sediolina o poltroncina», accusa Andrea Vecchio. Adriana Galgano cerca di consolarsi: «In Sc sono rimasti i veri “civici” che rispettano il mandato ricevuto dagli italiani, senza smania di ricoloccazione e logiche stantie delle operazioni di palazzo mirate alla spartizione di micropoteri». Un lacrimone invece accompagna la nota del capogruppo alla Camera Andrea Mazziotti: «Noi andiamo avanti, sono molto dispiaciuto dall’addio di otto dei nostri». Zanetti parla di «decisione demenziale su chiamata». Ma ecco l’epitaffio di Monti: «Non andrò al congresso in quanto da fine 2013 non sono più iscritto e non ne seguo le vicende».