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 2015  febbraio 07 Sabato calendario

I DEBITI GRECI E QUELLI DELLA GERMANIA QUALCHE UTILE PRECISAZIONE

I media greci si stanno occupando sempre più frequentemente della cancellazione del debito tedesco del 1953. Sembra si trattasse di importi corrispondenti oggi a diverse migliaia di miliardi di euro. Potrebbe darci qualche chiarimento in merito?
Virgilio Avato

Caro Avato,
Il debito non fu «cancellato». Il negoziato che precedette l’accordo di Londra dell’agosto 1953 prese in considerazione tutti i debiti contratti dalla Germania dopo la fine della Grande guerra e stabilì che la somma dovuta raggiungeva i 23 miliardi di dollari. Ma al totale fu applicato uno sconto del 50% e al Tesoro tedesco venne permesso di rimborsare la somma (poco più di 11 miliardi) nell’arco di trent’anni: una clausola che favorì la rapida rinascita dell’economia tedesca negli anni successivi. In assenza dell’Unione Sovietica rimase impregiudicata la questione degli indennizzi per i danni di guerra provocati dalla Germania hitleriana durante la Seconda guerra mondiale.
Fu un accordo troppo generoso? Vi sono almeno due fattori di cui occorre tenere conto. In primo luogo, nell’anno dell’accordo era già in corso un dibattito sul ruolo che la Repubblica federale di Germania avrebbe dovuto sostenere nell’ambito della Guerra fredda. Non era ancora membro della Nato (ne farà parte dal maggio 1955), ma gli Stati Uniti già sostenevano che la sua presenza nello schieramento occidentale sarebbe stata indispensabile. Non era nell’interesse dell’Occidente trattare come un nemico sconfitto il Paese che negli anni seguenti avrebbe avuto, nell’ambito della Guerra fredda, una importanza strategica.
In secondo luogo, l’America aveva compreso (anche se non fu mai riconosciuto esplicitamente) che l’insistenza con cui aveva chiesto ai suoi alleati, dopo la fine della Grande guerra, il rimborso del prestiti concessi dalle sue banche durante il conflitto, aveva avuto, soprattutto per la Germania, effetti catastrofici, da una colossale inflazione alla politica revanscista di Hitler. Come ha ricordato nel suo sito una deputata liberale europea, Sylvie Goulard, gli americani avevano già dato una prova convincente della loro «conversione» quando, anziché chiedere denaro, avevano deciso di darne generosamente con il Piano Marshall.
Quando fu firmato l’accordo di Londra rimase impregiudicata la questione dei danni sofferti dall’Unione Sovietica con cui, in quel momento, ogni trattativa di questo tipo era esclusa. In linea di principio sarebbe stato possibile rimettere la questione all’ordine del giorno in occasione dell’accordo sulla riunificazione tedesca firmato a Mosca il 12 settembre 1990. Ma sarebbe stato facile replicare ai sovietici che l’Urss si era già largamente indennizzata spogliando molte fabbriche tedesche delle loro macchine e parecchi musei dei loro capolavori. Non sembra d’altro canto che Michail Gorbaciov, in quella occasione, avesse l’intenzione di sollevare un problema che avrebbe incrinato sin dall’inizio i rapporti dell’Urss (esisteva ancora) con la nuova Germania. Il leader sovietico non poteva ignorare che ogni grande processo di modernizzazione del suo Paese, dalla rivoluzione industriale fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento al Primo Piano quinquennale sovietico, era stato reso possibile dalle forniture e dalla collaborazione dell’industria tedesca.
Ancora una osservazione, caro Avato. L’accordo di Londra dell’agosto del 1953 non fu firmato soltanto dalle tre maggiori potenze occidentali. Fu firmato anche da tutti i Paesi che erano stati occupati dalle forze armate tedesche durante la guerra. Fra questi vi era, naturalmente, la Grecia.