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 2015  febbraio 07 Sabato calendario

CIVATI E IL «TRASFORMISMO»: IL PD ORMAI È UN ACCAMPAMENTO

ROMA I ribaltoni, i «traditori» Razzi e Scilipoti «eroi del tempo presente», i transfughi di Scelta civica e la «sindrome del cambio in corsa», che ha colpito in un anno 160 parlamentari: «Chi si ferma è perduto». E mentre i cittadini pietrificati dalla crisi restano vittime dell’incantesimo mediatico la sinistra diventa destra, il Pd muta geneticamente nel Partito della nazione e Berlusconi, «senza soluzione di continuità» con il ventennio passato, realizza il contratto con gli italiani del 2001: «Come se il pennarello avesse continuato il disegno». Il pennarello di Matteo, il disegno di Silvio.
Con un tempismo cronometrico Pippo Civati firma Il trasformista - La politica nell’epoca della metamorfosi (Indiana editore). Un pamphlet di 100 pagine, in libreria il 19 febbraio, in cui il più antagonista dei deputati del Pd manda in pezzi lo specchio di Narciso del «premier attualmente in carica». Così lo chiama Civati per smascherarne i lapsus, i paradossi, i ribaltamenti prospettici e denunciarne i limiti: l’incoerenza come manifesto politico, la provocazione come metodo per distrarre dal merito.
Ritratto volutamente ingeneroso dell’era renziana, questo piccolo trattato di semiotica politica è lo strappo finale, la presa d’atto di una distanza incolmabile tra chi si ostina a credere nella sinistra che verrà e chi rimuove i poverissimi perché non votano e quindi «cavoli loro». Tra figure mitologiche, citazioni di Ovidio, Musil e Borges e reminiscenze filosofiche Renzi diventa Zelig, un leader che prende i voti della destra e, con quel «decreto vintage» che è lo sblocca Italia, realizza i sogni di cemento di Berlusconi. Renzi come Leopoldo Fregoli, protagonista di «metamorfosi a catena» come il Porcellum che diventa Italicum. Un leader che fa «l’esatto contrario» di quel che annuncia, picchia sulla sinistra come causa di tutti i mali e, mutando pelle ogni giorno, fonda il «partito del tutti dentro». Maxi «accampamento» dove c’è posto per chi vuole eliminare l’articolo 18 e per chi lo difende.
Cos’è il patto «segreto» del Nazareno se non un «patto col diavolo», in cui il vecchio e il nuovo gattopardescamente si fondono? Com’è potuto accadere che il Nemico sia diventato «l’amico giurato»? La tesi è che un premier in «perenne movimento» ha cambiato tutto, tranne la vita degli italiani: «Realtà gufa, mondo crudele». Nell’attesa della palingenesi lo spettacolo è talmente pirotecnico che i cittadini non si accorgono di un bluff che ha fatto vittime illustri. La «liquidazione» di Enrico Letta? Un «ca polavoro di trasformismo». Intriso di «pessimismo leopoldino», nel finale il libello di Civati intona note di speranza. L’incantesimo delle «lunghe intese» si può spezzare, l’Italia può tornare alla «gara corretta» dell’alternanza. Ma perché si alzi il vento del cambiamento bisogna che il messaggio «laico» delle minoranze si affermi e che gli elettori comincino a soffiare nella direzione giusta. Quella della sinistra.