varie 9/2/2015, 9 febbraio 2015
ARTICOLI SULLA SERIE A DAI GIORNALI DEL 9/2/2015
MARIO SCONCERTI, CORRIERE DELLA SERA -
L’impressione è che la Juve stia mascherando bene una piccola crisi di gioco che le ha impedito di finire di vincere il campionato. Gioca meglio della Roma, è certamente migliore in generale, ma non è più brillante come due mesi fa. Anche contro il Milan, dove ha vinto facilmente, l’ho vista più confusionaria, appannata in Vidal, Pogba, Pirlo e anche Tevez. A volte frenetica, altre distratta, entrambi non segnali da Juve. Non c’è traccia di queste difficoltà nella classifica, ma nel gioco qualche volta sì. Colpisce Allegri quando ripete che la squadra deve migliorare tecnicamente. La tecnica è indiscutibilmente la qualità del gioco, la sua gestione. Segno che qualche perplessità resta anche a lui. Se vogliamo prendere sul serio questo piccolo momento di minor arroganza, si può continuare chiedendosi chi può essere l’avversario della Juve, se sempre la Roma come accade da 60 partite, o se comincia a essere anche il tempo del Napoli. La Roma ha vinto a Cagliari una partita molto importante, ma non giocata bene, forse non poteva nemmeno farlo piena di riserve com’era. Ma non ho visto cambiamenti, ritorni alla velocità delle prime giornate o a un possesso palla decisivo. Questo però è il punto. La Roma sopravvive al suo mese malato con una classifica ancora buona. La Juve non è riuscita a metterla fuori. Il Napoli a questi livelli è una novità. Oggi è forse la squadra migliore, ma né ieri lo è stata né forse domani lo sarà. Oggi è una squadra lontana e tardiva, riempitasi lentamente però di giocatori giusti (Gabbiadini, De Guzman, ora anche Hamsik). Merita una piccola chance con la Juve, mentre è alla pari con la Roma. In sostanza, il campionato non si è riaperto, ma ha avuto la piccola bontà di non chiudersi. Anche l’Inter fa confusione, ma ricomincia a far punti. Mancini chiede un recupero palla troppo veloce per i suoi mezzofondisti, lì sta la fatica dell’Inter ma anche la sua differenza. Ne viene fuori una partita confusa, ma solo dell’Inter. Quando Guarin segna di testa su un angolo di Shaqiri, è chiaro che la partita è finita. E che l’Inter comunque ricomincia. C’è più ordine, qualche idea, una buona organizzazione complessiva. Nessun singolo fa il fenomeno, così il merito diventa realmente solo della squadra. Non dispiace Brozovic. Dybala conferma in parte la sua leggenda. Combatte da solo, ma fa impressione. Gli manca un’ultima leggera accelerazione, un po’ di rabbia in più, l’ultima.
*****
GIANNI MURA, LA REPUBBLICA -
Il 2- 1 di Cagliari permette alla Roma di dire che la musica non è finita, come fosse saltata sull’ultimo vagone dell’ultimo treno. Che non si chiama scudetto, ma speranza di non farci anzitempo una croce sopra. Pure, il quinto pareggio consecutivo poteva arrivare (Cop, alto) e , giusto per dare l’idea, immaginiamo cos’avrebbe portato con sé. La Juve lontana 9 punti, il Napoli a 2, molto vicino. Garcia e la squadra sulla graticola delle critiche. Juve più tranquilla, quasi certa del quarto scudetto. Invece no, la Roma interrompe la serie di pareggi che hanno appesantito la sua rincorsa, e può essere soddisfatta. In particolare per la risposta dei giovani. Classe ’96. Verde (due assist e altre perline tecniche) era già stato lanciato da Garcia, mai dall’inizio però. “E’ uno che fame”, ha detto di lui.
Ecco, proprio quello di cui la Roma ha bisogno. A parole tutti hanno fame, ma non sempre la si nota sul campo. E’ la fame il carburante che fa correre, che tiene unita una squadra, che allontana i dubbi, che spinge a dare più del solito. Anche Paredes e Sanabria non sono oggetti misteriosi. Hanno giocato perché la Roma aveva 11 assenti, ma hanno retto il peso di una partita iniziata bene (in controtendenza) ma nel secondo tempo consegnata al Cagliari, cui Zola ha dato un gioco ma l’incisività sottoporta deve ancora arrivare.Tra Juve e Milan la partita di sabato è continuata ieri a colpi di comunicati. Non breve e puntuto quello della Juve, con banderillas savoiarde nel groppone del geometra Galliani. Repubblica si occupa diffusamente del tema in discussione, quindi non intervengo, anche perché non mi appassiona. Invece di perder tempo in questi giochini da asilo, preferirei che le teste pensanti del nostro calcio spiegassero il caso-Parma: com’è potuto nascere, crescere e trasformarsi in valanga. A chi toccava controllare. A chi toccherebbe intervenire, anche se è tardi.
Non è la Juve dei 102 punti, ma ugualmente la sua velocità di crociera può deprimere chi la rincorre. Mantiene un ritmo costante, forse non irresistibile. In gennaio il suo allungo dipende anche dalle frenate della Roma. Che, come il Napoli, il suo momento nero l’ha già vissuto. La Juve no, e l’unica sconfitta, col Genoa, è stata quasi indolore. Allegri non ammette distrazioni, ma è ovvio che con 7 punti di vantaggio si gioca con maggiore serenità. Il 2015 del pallone però parla napoletano. Gabbiadini si conferma ottimo acquisto, ma credo lo sia anche Strinic, che ieri non ha giocato. Da un po’ non si vedeva sui nostri campi un terzino dal piede (sinistro, nel caso) tanto musicale. Da centrocampo in su Napoli fortissimo, ma in difesa c’è sempre qualche falla, vedere gol di Thereau. Basta segnare un gol più degli altri, chiosa Benitez. Sì, ma non sempre ci si riesce. La Juve ha incassato 10 gol, il Napoli 27. Il segreto della Juve è la difesa, che non ha ancora riavuto Barzagli.
Ancora la difesa del Palermo, assai rimaneggiata, spiega in parte il non sofferto successo dell’Inter. Dei titolari, in campo solo Gonzalez che, ammonito, salterà la partita col Napoli. Ogni cross un pericolo per Sorrentino. Dopo il gol di testa di Guarin, Icardi ha centrato un palo colpendo di testa da fuori area, ha segnato due gol (uno di testa) e non ha esultato. Era previsto, dopo l’episodio della maglia rifiutata dai tifosi a Reggio. Icardi, che deve sempre essere in guerra con qualcuno o qualcosa, ha stravinto il confronto con l’altro giovane argentino, Dybala. Due attaccanti all’opposto, fan pensare a Garrone e Franti. Il Palermo ha avuto due occasioni, sprecate da Rigoni e, incredibilmente, da Dybala a un metro dalla porta vuota. Forse Iachini non s’aspettava un’Inter così. Non eccelsa ma ordinata, con una logica che al momento sembra escludere Kovacic. Guarin sembrava un altro e Brozovic dà sostanza. Shaqiri è stato accentrato come rifinitore da Mancini. Il cartello di lavori in corso rimane esposto, non è granché quota 29 (come Genoa, Milan e Sassuolo) ma forse il peggio è passato.
****
GIGI GARANZINI, LA STAMPA –
Se il problema è una miglior definizione televisiva della linea del fuorigioco, perché non pensare una volta per tutte a una calza sulla telecamera?
Dedicata ai fautori della moviola in campo come unica, vera panacea di tutti i mali, ecco a voi la dura, violenta polemica sollevata dal Milan a proposito del gol di Tevez. In cui Galliani non solo e non tanto contesta la valutazione del giudice di linea: ma chiama in causa direttamente la Juventus come responsabile di un replay taroccato, e indirettamente Sky come produttore dell’evento. O viceversa. Da qui la durissima replica della Juve e la non meno ferma presa di posizione di Sky.
Sullo sfondo, con buona probabilità, la battaglia tra Sky e Mediaset per l’acquisizione dei diritti televisivi, di campionato e di Champions League. Forse anche la linea del ritorno all’opposizione dettata giusto poche ore prima dall’ex-Cavaliere, liberamente interpretata da quello che in saecula saeculorum rimarrà il suo antennista di fiducia. Non certamente ragioni di classifica, perché il povero Milan ha 24 punti di distacco dalla Juventus. E se anche il gol di Tevez fosse stato – ingiustamente - annullato, 24 sarebbero ugualmente diventati perché tra questa Juve e questo Milan oggi non c’è partita. Ma che proprio un uomo di televisione arrivi ad instillare nell’opinione pubblica il sospetto che la televisione può – volutamente – falsare la realtà, ecco questo è il confine che Galliani ieri ha varcato. E che pone una volta di più, per lui come per la sua stella polare di Arcore, nel calcio e soprattutto non solo nel calcio, il problema dei raggiunti limiti d’età.
Perché una sortita come questa sui blog tifoidei lascia certamente il tempo che trova. Ma in bocca a un personaggio che conosce dal di dentro la macchina televisiva, e per tanti anni ha indossato contemporaneamente i panni – con le mostrine – di Mediaset, del Milan e della Lega Calcio, prima ancora che di un attacco alla concorrenza ha tutta l’aria di un clamoroso autogol. Registi sorteggiati? Registi indipendenti? Ma perché, ma che cosa erano capaci di combinare i registi di Mediaset quando era Adriano Galliani, direttore di RTI, il loro referente?
C’è stato un tempo in cui il Milan interveniva direttamente sui guardalinee, per via che agli arbitri aveva pensato prima qualcun altro. Che oggi sia ridotto ai replay dei guardalinee è un segnale in più di decadenza.
*****
MASSIMO CAPUTI, IL MESSAGGERO -
Milan, Juventus e Sky, un triangolo per nulla amoroso e assai polemico. Il velenoso e pesante botta e risposta tra le due società, nato dalla contestata rete di Tevez e il relativo fermo immagine, sono l’ennesimo esempio del basso livello nel quale vive il nostro pallone. La tv satellitare ne ha preso velocemente le distanze: del resto, ciò che si contesta non le può essere addebitato. Semmai è la Lega che partorisce regole e prende decisioni strane, figlie di compromessi e/o interessi, come quella su chi e come produce le riprese e le regie delle partite. Il calcio italiano è in mano da tempo alle televisioni, ne garantiscono addirittura la sopravvivenza, e che abbiano un enorme potere in mano è evidente. In generale, mandare in onda o meno un’immagine, commentarla in un modo o in un altro, è il frutto di una decisione autonoma ma che inevitabilmente peserà sul senso comune. Sono le regole del gioco, però. Galliani e la Juventus lo sanno bene. Forse dovrebbero anche ricordarsi che il loro duello a suon di comunicati conferma l’assoluta incapacità del nostro calcio di uscire dal solito e sgradevole livore, dagli interessi personali e di quartiere. In Lega si ha costantemente la conferma dell’incapacità delle società a lavorare su progetti condivisi e, soprattutto, legati al bene comune. Se ciò accadesse, il nostro calcio non sarebbe in questo stato e saprebbe prevenire o, quantomeno, arginare situazioni come quella del Parma, altra pagina triste e intollerabile. A questo dovrebbe, però, anche vigilare la Federcalcio chiamata nell’immediato a gestire l’inquietudine del ct Antonio Conte. L’ex allenatore della Juventus è un combattente, difficile che voglia mollare da sconfitto, almeno nel breve. Le sirene non gli mancano così come le problematiche legate alle sue richieste da allenatore della Nazionale. Il tema, si sa, è sempre il solito: ognuno pensa ai propri interessi e non a quello del calcio italiano.