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 2015  febbraio 08 Domenica calendario

BOSCHI: “NESSUN CONFLITTO D’INTERESSI. LO DICE ANTITRUST”

Come va di moda dall’ultima copertina di Charlie Hebdo, “tutto è perdonato”. Si può essere azionisti di una banca popolare, figlia di un suo amministratore e partecipare alla ricostruzione - per decreto - di quel settore. Maria Elena Boschi ha circa 1500 azioni della Popolare Etruria, di cui suo padre è vicepresidente, eppure va in Parlamento a decidere se sulla riforma si deve accelerare o meno, se i tempi vanno contingentati, quali e quanti emendamenti si può permettere la maggioranza. Tutto è perdonato e, com’è giusto che sia, lei si perdona per prima: “Come è già stato chiarito non sussiste alcun conflitto d’interessi – dice al fattoquotidiano.it – Lo ha certificato anche l’Antitrust, che ha archiviato una denuncia anonima”. Non solo: “Non ho nemmeno preso parte al consiglio d’amministrazione in cui è stato votato questo provvedimento”. Lo dice due volte: “Consiglio d’amministrazione”. Ci sono lapsus che valgono più di mille parole.
La ministro, comunque, vive in perenne marinatura nella buona coscienza: “Tutti i miei dati sono online: sono poche azioni e tutti possono vedere quanto valgono. Mica parliamo di milioni, nessuno si arricchisce”. Effettivamente, prima della riforma, valevano poco più di mille euro: insomma, è un conflittino, non esageriamo. Ci sarebbe la legge Frattini, che regola i conflitti su atti di governo che influenzano il patrimonio di ministri e familiari? “Non c’è profilo di incompatibilità. È un provvedimento che fa bene a tutto il sistema paese e poi Banca Etruria aveva già deciso il percorso di trasformazione in Spa nell’agosto 2014: è al di sopra di ogni sospetto”.
Perdonata(si) la Boschi, resta il caso di Davide Serra, finanziere con base a Londra e consigliere del premier. La Consob sta indagando su movimenti sospetti intorno alle azioni delle Popolari quotate che hanno preceduto il decreto del governo Renzi e sono avvenuti proprio nella City. Serra ha lasciato intendere su Twitter di essere arrivato vicino al 2% del Banco Popolare a marzo 2014 (sotto l’obbligo di pubblicità) e pure lui è già mezzo perdonato. Lo ha fatto per tutti l’ad del Banco, Pier Francesco Saviotti: “Quando leggeremo sulla stampa che Algebris ha più del 2% saremo sicuri che è nell’azionariato. Se ci fosse sarei contento, mica mi dispiacerebbe, è un’ottima società”. E poi “Serra lo conosco da vent’anni, da quando, in qualità di analista, veniva a trovarmi alla Banca Commerciale. Lo stimo e lo ammiro”. Amen.
Ma. Pa., il Fatto Quotidiano 8/2/2015