Filippo Maria Ricci, La Gazzetta dello Sport 8/2/2015, 8 febbraio 2015
RENARD D’AFRICA: «YAYA E COSTA D’AVORIO E’ ORA DI FARE LA STORIA»
Hervé Renard è un francese di 46 anni che ha l’Africa nel sangue. Difensore cresciuto nella cantera del Cannes con Zinedine Zidane, ha capito in fretta che con il calcio non avrebbe fatto granché e ha aperto un’impresa di pulizie. «Mi alzavo alle tre del mattino, ho resistito otto anni», ricorda. Poi è tornato al primo amore, il calcio, come allenatore. È andato in Cina e in Inghilterra, è tornato in Francia e poi ha scoperto l’Africa: Ghana, Zambia, Angola, Algeria, ancora Zambia. Lo scorso anno gli hanno dato una squadra della Ligue 1, il Sochaux, ma è durata poco e quest’estate è di nuovo partito per l’Africa: chiamato dalla Costa d’Avorio al posto di Sabri Lamouchi dopo la delusione Mondiale. Oggi per Renard può essere un giorno storico: se la Costa d’Avorio batte il Ghana nella finale di Coppa d’Africa diventa il primo tecnico a vincere il torneo con due nazionali diverse. Nel 2012 a Libreville, Gabon, con lo Zambia superò proprio la Costa d’Avorio in una finale decisa da 18 rigori, 18 come i nazionali dello Zambia che al largo della stessa Libreville nel 1982 s’inabissarono insieme all’aereo che li portava a giocare in Senegal. Una storia incredibile raccontata in maniera molto toccante nel film «E18hteam» dello spagnolo Juan Briso che in Italia si potrà vedere tra il 21 e il 23 febbraio a Bergamo nell’ambito dello Sport Awards Film Festival. «Io credo nei segni, e la Costa d’Avorio non vince la coppa dal 1992, quando superò proprio il Ghana. Siamo pronti a far sì che la storia si ripeta».
Una Costa d’Avorio che doveva dominare questo secolo guidata da Drogba e invece ha rimediato solo due sconfitte in finale, nel 2006 e nel 2012.
«Meritavano di più, per gioco e la qualità dei giocatori. E questo ho detto a Yaya Touré. È stato lui a dire al presidente della federale di prendermi, e l’ho ringraziato, mi ha fatto un grande regalo. Poi ho aggiunto che non ero venuto qui per fare turismo ma per cambiare la storia di questa generazione: con un talento del genere non si può perdere sempre. Yaya ha apprezzato e per questo è qui: gli ho dato la fascia di capitano e la cosa lo ha responsabilizzato. In semifinale è stato splendido, stasera sarà la stessa cosa: i campioni sentono il grande match».
È l’ultima occasione per questa squadra?
«Per alcuni di loro si: Kolo Touré, Kopa Barry, Siaka Tiené sono in nazionale da 10 anni. Se lo meritano perché non erano obbligati a continuare dopo il 2012: giocavano in grandi club europei ed era stato un colpo durissimo, ma si sono rialzati e sono ancora qui».
Dopo il Mondiale ha cambiato parecchio.
«Serviva nuova energia. Abbiamo 10 giocatori con meno di 25 anni e comunque vada stasera questa squadra ha futuro. A livello stilistico forse abbiamo perso qualcosa ma era inutile giocare un calcio attrattivo e restare sempre alle porte del successo. Ho detto loro che era il momento di guardarsi allo specchio, di tornare umili ed efficaci per provare finalmente a mettere le mani su questa coppa».
Gervinho?
«E’ il nostro giocatore più pericoloso. È in grande forma e anche lui è tempo che vinca qualcosa con la nazionale».
La Roma ha preso Doumbia.
«Ottimo acquisto. Giocatore che ama la profondità, correre con la palla negli spazi, bravo in area e letale: se ha un’occasione difficilmente la sbaglia. Nel nostro sistema è chiuso da Gervinho, ma farà la differenza stasera e poi anche a Roma. Rudi Garcia sta facendo un ottimo lavoro e io voglio fare come lui. Prima in Africa, poi in Europa».
E il Ghana?
«Ce l’ho nel cuore, lì ho cominciato la mia carriera africana, come assistente di Le Roy. Dede Ayew l’abbiamo lanciato noi in nazionale, e suo fratello Jordan era con me a Sochaux. A quei ragazzi voglio un gran bene, ma oggi un po’ meno».
La finale?
«Apertissima. Loro più giovani e più veloci, noi abbiamo più esperienza. Sarà dura, ma mi prendo la libertà di crederci».
Preoccupato dopo quanto successo nella semifinale Ghana-Guinea Equatoriale?
«No, perché li c’era in ballo il Paese ospite: è stata una questione di passione eccessiva. Certe cose non devono succedere, però succedono in Africa come in Europa o in Sudamerica. Un episodio: per il resto la coppa è stata molto bella».