Lucia Bellaspiga, Avvenire 7/2/2015, 7 febbraio 2015
BAMBINE MUTILATE, IN ITALIA 39MILA
Sono oltre 100 milioni nel mondo le donne, adulte e bambine, che una mano armata di coltello ha mutilato negli organi genitali. Un trauma indelebile e un atto irreversibile, perpetrato sul loro corpo tra i 4 anni e i 14, in alcune zone del mondo addirittura appena nate. La chiamano in vari modi, perché l’abiezione ha partorito diverse tecniche per mutilare il loro essere femmine: infibulazione, escissione, clitoridectomia, cucitura. Inutile distinguere: è barbarie. E nel nostro Paese un reato. Eppure a quei 100 milioni di donne ferite si aggiungono, secondo l’Oms, altri 3 milioni a rischio ogni anno, perché la pratica non solo sopravvive in 29 Paesi di Africa e Asia, ma si sta diffondendo a casa nostra, tra le nostre case.
Il quadro che emerge in occasione della Giornata mondiale contro le Mutilazioni genitali femminili (Mgf) è terrificante: 500mila le piccole vittime che vivono in Europa, ben 39mila di loro in Italia. Arrivano già mutilate, oppure vengono tagliate clandestinamente qui, a volte da uomini e donne della loro etnia, stregoni dalle mani insanguinate, a volte addirittura dai loro medici. Sempre per volontà del padre. In Inghilterra una 24enne di origini somale, già cucita a 6 anni nel suo Paese, dopo il parto è stata ricucita su insistenza del marito. Il medico che lo ha fatto è sotto processo...
L’Unione Europea esige tolleranza zero, associazioni ed agenzie internazionali chiedono mobilitazione planetaria, Amref propone alternative già provate sul campo: «Dove l’uso è più radicato occorre introdurre riti di passaggio alternativi, che permettano il rispetto formale delle tradizioni ma senza violenza – spiega Tommy Simmson, fondatore della sezione italiana –. In Kenya e Tanzania ciò ha salvato 4mila ragazze in poco tempo, ma anche incrementato la scolarizzazione delle bambine». «La legge italiana è chiara – ricorda il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin –, abbiamo lottato per i diritti umani e non possiamo accettare che sul nostro territorio avvengano azioni barbariche. Queste pratiche stanno riemergendo anche fuori dalle zone endemiche e noi non possiamo permettere un passo indietro così forte per l’emancipazione femminile». Più della metà della popolazione mondiale è donna, il 53%, ma resta la metà più oppressa e calpestata. Le mutilazioni genitali sono solo la punta dell’iceberg, sotto c’è il resto: nel nostro Paese ci sono poligamie, donne segregate, bambine cui è negato lo sport o l’istruzione. Lo ricorda la Lorenzin e fa bene: «Ogni bambino che nasce qui da noi ha gli stessi diritti di un bambino italiano». E in Italia il diritto si intreccia col Diritto: «La legge 7/ 2006 ha introdotto una specifica fattispecie criminosa per tali pratiche – dice Francesca Passerini, avvocato da sempre sul campo –. Reclusione da 4 a 12 anni a chi le pratica». Tolleranza zero, dunque, e sempre, non solo nella Giornata mondiale.