Flavio Pompetti, Il Messaggero 8/2/2015, 8 febbraio 2015
DALL’ANTRACE ALLA PESTE, A NEW YORK I VIRUS VIAGGIANO IN METRO
DALL’ANTRACE ALLA PESTE, A NEW YORK I VIRUS VIAGGIANO IN METRO -
La metropolitana di New York come un lazzaretto della moderna civilizzazione. Un luogo ad alto potenziale batterico, al quale sarebbe opportuno avvicinarsi con le dovute precauzioni: tuta asettica e guanti da camera operatoria. Un team di scienziati della Weil Cornell Medical College ha lavorato un anno e mezzo alla raccolta di specie naturali da portare in laboratorio e analizzare, nel tentativo di comporre un identikit microbiologico della fauna che vive nei sotterranei della città. In realtà basta un solo, frettoloso sguardo per rendersi conto che le condizioni sanitarie in cui si viaggia e in alcuni casi si vive (le viscere della metropolitana newyorkese sono state per anni rifugio di intere tribù di senzatetto, organizzati in villaggi e quartieri), sono meno che ottimali. L’odore acuto di rifiuti alimentari ed umani è insopportabile in alcune stazioni persino d’inverno, e una popolazione copiosa di ratti sembra giocare la roulette russa intorno al terzo binario, quello fatale dell’alta corrente.
I NUMERI
Centinaia di esploratori della rete di trasporto pubblico cittadino hanno rastrellato le 446 stazioni e le 6.300 carrozze che corrono su 370 chilometri di rotaia. Un vortice di traffico che ogni giorno sposta 5,5 milioni di passeggeri, i quali lasciano sottoterra l’impronta fedele della vita fuori dal tunnel. I raccoglitori hanno lavorato con tamponi di cotone e tubi sterili, come una squadra di investigatori della scientifica a caccia di tracce. Al termine della battuta hanno portato nei laboratori dell’università 10 miliardi di frammenti di codice biochimico, i cui dati sono stati elaborati da un supercomputer, e rivelati in un recente articolo apparso sulla rivista Cell Systems con il titolo: PathoMap, una mappatura della vita batterica del ventre della metropoli americana.
Una prima lettura fa arricciare la pelle: i ricercatori hanno trovato tracce di peste bubbonica e di tetano, almeno due frammenti di Antrace (per fortuna privi di vita), senza contare la presenza scontata di stafilococco ed e-coli. La buona metà dei 15.152 campioni di dna estratti appartengono a specie sconosciute e non mappate, e alcune delle stazioni che sono state a lungo sommerse dall’acqua salata in seguito all’uragano Sally presentano ancora un ambiente microbiologico più simile a quello marino che a quello terrestre. Ha ragione quindi chi evita di andare sottoterra si muove solo sulla superficie della città?
I MEDICI
I medici che hanno elaborato i dati ricordano che i tunnel della metropolitana sono solo l’immagine rovesciata del livello stradale, e che li hanno scelti solo perché sono un ambiente protetto, nel quale era più facile eseguire la raccolta. La concentrazione dei batteri non è mai tanto alta da far temere una contaminazione automatica per le persone che entrano in contatto con le superfici sui quali sono depositati. Lo scopo della ricerca infine non è quello di gettare l’allarme, ma di preparare le autorità sanitarie all’eventualità di future epidemie, come è successo nei mesi passati con la minaccia dell’ebola. E’ importante conoscere il tessuto biologico sul quale si lavora, per capire come un’invasione di microbi può svilupparsi, e tentare di prevenirla. Una lettura accurata come quella appena compiuta con il PathoMap è oggi possibile per via dello sviluppo dei mega data, e della capacità di analizzare e manipolarli con l’uso del computer. Ma la nuova conoscenza ha poco da aggiungere alla nozione che il mezzo di trasporto preferito dai batteri è il nostro corpo, che ne ospita in media almeno due chili e mezzo: 100.000 miliardi di cellule microbiche in continua circolazione e in lotta per la sopravvivenza.