Marco Ventura, Il Messaggero 8/2/2015, 8 febbraio 2015
DAI CECCHINI SVEDESI AI CECENI, ECCO CHI COMBATTE A EST
Armi e mercenari in Ucraina. Un inferno che è un paradiso per contractors e mercanti d’armi. A favore dei ribelli filo-russi di Donetsk o delle forze governative di Kiev. Al fianco dei separatisti militano russi come l’ex colonnello dei servizi Igor “Strelkov” Girkin, militari in licenza della ex Armata Rossa, nazionalisti, per un totale di 3-4mila miliziani (stando al leader ribelle citato dalla Bbc Alexander Zakharchenko). Poi decine di serbi reduci dalle guerre jugoslave, e ceceni che avrebbero formato gruppi di “Kadyrovtsky” dal nome del presidente filo-russo Ramzan Kadyrov (che nega) e hanno nel pluri-ferito Ruslan Arsayev il loro eroe. E ancora: una ventina di francesi reduci dall’Afghanistan, alcuni di sangue serbo. E figure improbabili come gli estremisti di sinistra spagnoli Angel e Rafa, grati a Mosca per l’impegno nella guerra civile spagnola. Dalla parte dei governativi, invece, cecchini svedesi, polacchi contro Mosca, consiglieri e contractors americani, ucraino-americani come Mark Gregory Paslawsky caduto a Ilovaisk. E un estremista di destra italiano, Francesco F., 53enne del battaglione Azov.
Quanto alle armi, è quasi tutto di fabbricazione sovietica o russa. L’istituto di ricerca Ares ha prodotto un dossier di 130 pagine aggiornato allo scorso novembre che elenza oltre 100 sistemi d’arma, più di 60 tipi di munizioni e oltre 70 modelli di blindati da combattimento. Alcuni “articoli” sono più significativi di altri, perché la loro provenienza non può essere interna all’Ucraina ma sono prodotti di export dalla Russia. Nic R. Jenzen-Jones, l’australiano di Perth direttore di Ares e autore del dossier con il britannico Jonatham Ferguson, si è avvalso di un team di esperti inglesi, americani, tedeschi, russi, libanesi, libici. Sarebbero 19 i sistemi d’arma mai esportati prima dalla Russia e rinvenuti sul terreno nell’Ucraina orientale. Uno, il ventesimo, è polacco.
FUCILI E CARRI
In particolare, dalla Russia provengono i VSS, fucili di precisione silenziati, e i carri armati pesanti T-72B3 dei ribelli, versione aggiornata nel 1971 delle varianti di T-64 in forza all’esercito di Kiev (più veicoli per il trasporto truppe). Armi illecitamente importate sono le tante mitragliatrici di fanteria della famiglia Kalashnikov PKP, come i fucili di precisione ASVK. L’unico sistema polacco importato, riconoscibile in un video You Tube su militari ucraini, è il sistema missilistico di difesa aerea portatile PPZR Grom.
LA COMPLICITÀ
Tuttavia, gli esperti di Ares osservano che rimane «incerto il livello di complicità di Stato» russo e che non risulta alcuna «prova diretta della complicità della Russia come tale nel traffico di armi». Anzi, a volte i russi sono stati accusati per errore, confondendo fra l’altro due mitragliatori pesanti molto simili: il vecchio NSV degli anni ’70 e il nuovo Kord che lo ha rimpiazzato ed è in dotazione all’armata russa. Allo stesso modo, è facile confondere i lanciarazzi anti-tank RPG-26 con i più moderni RPG-20. La conclusione della ricerca di Ares è che la maggior parte di armi, munizioni e blindati impiegati dai separatisti è di produzione domestica, ma è «altamente probabile» che alcuni gruppi abbiano ricevuto armi leggere (a volte guidate), sistemi d’armi più pesanti e veicoli blindati, dall’estero. In uso mine, proiettili a frammentazione e incendiari, oltre a una serie di fucili da caccia o casalinghi, alcuni residuati addirittura di prima della Seconda guerra mondiale, e parchi di minivan trasformati in blindati (si erano visti nelle guerre jugoslave autobus rinforzati).
I SEPARATISTI
Anche se i separatisti si sono dotati di sofisticati sistemi missilistici terra-aria (come il russo Buk che avrebbe abbattuto, il 17 luglio 2014, il Boeing 777-200 malese uccidendo 298 civili), resta la supremazia soprattutto aerea di Kiev. Le armi più diffuse tra i ribelli: i Kalashnikov Ak74, i lancia-granate anti-tank RPG-26 e le onnipresenti pistole Makarov o la Stechkin APS del capo delle milizie “Strelkov”. Poi mitragliatrici leggere e mitragliatori, fucili a otturatore girevole, Kalashnikov pieghevoli, pistole meno invasive turche, americane e tedesche, fucili mitragliatori ucraini dell’arsenale di Zadov, anti-tank PTRS Simonov, mitragliatori pesanti NSVT, parecchi mortai, lancia-granate multipli e lancia-missili Fagot e “Uragano”, e i cosiddetti Manpads (anti-aerei a mano) che hanno mietuto i velivoli ucraini, più obici semoventi e tank, fino ai riconoscitori di armi nucleari e biologiche. Una gigantesca Santabarbara europea.