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 2015  febbraio 07 Sabato calendario

“CINQUESTELLE NON TOCCATE QUEL BRANO” EINAUDI CONTRO LO SPOT SULL’EURO

Non passerà alla storia per la raffinata fotografia o per un’abile sceneggiatura, ma di sicuro ha ottenuto visibilità. In meno di due giorni, il video del Movimento 5 Stelle contro l’euro è riuscito a raccogliere migliaia di like, commenti, sberleffi, e critiche. Ultima quella del pianista Ludovico Einaudi, che ha fatto sapere di non gradire affatto l’utilizzo di un suo brano come colonna sonora. Anche perché nessuno nello staff del Movimento ha pensato di chiedergli l’autorizzazione. Ad aprire il filmato sono le note di Divenire, uno dei brani più noti del musicista. Ma il maestro “non ha mai autorizzato né intende autorizzare l’uso di sue musiche all’interno di spot o filmati di qualsiasi natura politica o propagandistica”.
Non è il primo tra gli inni di partito a essere contestati. L’inno di Forza Italia, composto nel 1993 quando il partito neanche era stato registrato, era un jingle pubblicitario più che un brano musicale. Eppure furono molte – oltre alle parodie – le accuse di plagio. Nell’attacco assomiglia molto alla Pomp and Circumstance March n. 1, la prima di cinque marce di Sir Edward Elgar. Qualcuno invece ha sempre riconosciuto nel pezzo, firmato dal compositore Renato Serio, un vecchio brano di Paolo Conte, Avanti bionda, uno dei meno noti.
Per non restare indietro, alle ultime elezioni, l’Udc di Pierferdinando Casini ha commissionato un pezzo a Luca Sardella, sì, quello che si presentava in tv con cappelli strani e cravatte confezionate non si sa dove: Pace e libertà, il titolo, poco attinente al programma politico. Il Pd renziano per non rischiare ha sempre scelto brani di altri, spesso facendo arrabbiare anche gli autori: la Canzone popolare di Ivano Fossati, Mifidoditedi Jovanotti e un soft rock di Gianna Nannini dal titolo Inno. Niente di straordinariamente memorabile. Se si esclude Fossati, ma fu costretto anche a prenderne le distanze. Ultimo in ordine di tempo, e non senza polemica, è la canzoncina che Mario Lavezzi e Mogol hanno scritto per la Lombardia targata Roberto Maroni. Polemiche anche in questo caso e Mogol che prende le distanze: “Sono amico di Maroni, ma anche di Gasparri e D’Alema”. Il verde leghista non c’entra.
e.l., il Fatto Quotidiano 7/2/2015