il Fatto Quotidiano 7/2/2015, 7 febbraio 2015
DARE DELL’ORANGO A KYENGE È “ASPRA CRITICA POLITICA”
Il 13 luglio 2013, in un comizio a Treviglio davanti a 1500 persone, il senatore della Lega Nord Roberto Calderoli disse: “Rispetto al ministro Kyenge, veramente voglio dirgli, sarebbe un ottimo ministro, forse lo è. Ma dovrebbe esserlo in Congo, non in Italia. Perché se in Congo c’è bisogno di un ministro per le Pari Opportunità per l’Integrazione, c’è bisogno là, perché se vedono passare un bianco là gli sparano. E allora, perché non va là? Che mi rallegro un pochino l’anima, perché rispetto a quello che io vivo ogni volta, ogni tanto smanettando con Internet, apro “il governo italiano”, e cazzo cosa mi viene fuori? La Kyenge. Io resto secco. Io sono anche un amante degli animali eh, per l’amor del cielo. Ho avuto le tigri, gli orsi, le scimmie, e tutto il resto. I lupi anche c’ho avuto. Però quando vedo uscire delle – non dico che – delle sembianze di oranghi io resto ancora sconvolto, non c’è niente da fare....”. La Giunta del Senato, il 4 febbraio scorso, ha ritenuto a maggioranza che Calderoli abbia solo espresso dei giudizi politici sul’ex ministro Cécile Kyenge. Ecco il resoconto di quella seduta.
Il relatore, Vito Crimi (M5S) prospetta l’opportunità che la Giunta deliberi di proporre all’Assemblea la declaratoria di sindacabilità (...) non rientrando le opinioni espresse dal senatore Calderoli nell’ambito delle prerogative tutelate dall’articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Carlo Giovanardi (Ncd-Udc) rileva che le opinioni espresse nel caso di specie dal senatore Calderoli vanno inquadrate in un contesto meramente politico, avulso da qualsivoglia profilo di tipo giudiziario. Nella storia politica italiana sono ravvisabili numerosi casi nei quali sono state espresse critiche, anche attraverso locuzioni aspre, rispetto ad avversari politici e ciò non ha mai determinato alcun risvolto sul piano processuale penale. Rileva poi che la Lega ha nel proprio ambito sindaci e amministratori locali di colore e conseguentemente l’accusa di razzismo nel caso di specie è del tutto priva di fondamento. Si sofferma infine sulle indiscusse capacità operative del senatore Calderoli in qualità di Vice presidente del Senato, delle quali occorre tener conto. (...)
Lucio Malan (Fi) evidenzia che nel caso di specie il senatore Calderoli, nell’ambito di un comizio politico, ha svolto delle critiche rispetto agli indirizzi politici per le immigrazioni seguiti dal ministro Kyenge, effettuando altresì talune battute a scopo satirico. Nel caso di specie non vi è stata nessuna offesa personale, visto che l’interessata non ha presentato querela. La scelta del magistrato di ravvisare una fattispecie di istigazione all’odio razziale risulta del tutto infondata ed è frutto di un pregiudizio culturale, atteso che se un cittadino di nazionalità europea fosse stato paragonato ad una scimmia nessuno avrebbe ravvisato un reato di tale tipo. Il magistrato non ha poi tenuto conto che un politico ha diritto di fare battute umoristiche, atteso che queste rientrano nel diritto di manifestazione del proprio pensiero di cui all’articolo 21 della Costituzione.
Erika Stefani (Lega) sottolinea che l’autorità giudiziaria ha compiuto delle violazioni procedurali (...) Nel caso di specie è ravvisabile un ingiustificato ritardo con cui il magistrato ha investito il Parlamento della questione di insindacabilità di cui al documento in titolo. Rileva poi che le espressioni oggetto dell’incriminazione sono state estrapolate da un discorso più ampio, con il quale il senatore Calderoli manifestava la propria critica politica rispetto all’operato del ministro Kyenge. (...) L’oratrice richiama poi l’attenzione sulla circostanza che il ministro Kyenge non solo non ha presentato querela, ma ha scelto anche di non costituirsi parte civile nell’ambito del procedimento penale in questione. (...)
Serenella Fuksia (M5S) dichiara di concordare con le valutazioni espresse dalla senatrice Stefani.
Claudio Moscardelli (Pd) (...) evidenzia che le accuse relative alle incitazioni all’odio razziale risultano infondate, atteso il contesto politico nel quale le frasi in questione sono state pronunciate e attesa anche la configurazione del movimento della Lega, nel cui ambito operano anche diverse persone di colore. (...)
Giuseppe Cucca (Pd) precisa che le parole pronunciate dal senatore Calderoli vanno valutate nell’ambito di un particolare contesto di critica politica, evidenziando altresì che spesso nella satira si paragonano persone ad animali, senza che tali circostanze diano luogo a fattispecie criminose. (...)
Nico D’Ascola (Ncd-Udc) ritiene che la Giunta abbia il potere di effettuare le proprie valutazioni anche in merito alla qualificazione del fatto criminoso effettuata dall’autorità giudiziaria. Tale qualificazione, nel caso di specie, risulta erronea, in quanto è del tutto assente il requisito dell’idoneità della condotta a raggiungere un risultato. (...)
Mario Giarrusso (M5s) sottolinea la valenza razzista delle espressioni utilizzate dal senatore Calderoli, evidenziando che tale circostanza risulta necessariamente e oggettivamente prevalente rispetto a tutte le considerazioni espresse nel corso del dibattito. (...). Enrico Buemi (Psi) evidenzia che nell’attuale contesto storico la critica politica assume spesso toni aspri, evidenziando tuttavia che tale circostanza non può essere trasposta sul piano penale.(...)
Maurizio Buccarella (M5s) fa presente che sul piano metodologico la Giunta è chiamata a riscontrare esclusivamente la sussistenza o meno del nesso funzionale, non potendo la stessa operare valutazioni su altri aspetti, rispetto ai quali l’unico organo competente non può che essere l’autorità giudiziaria. (...)
Doris Lo Moro (Pd) fa presente che non terrà conto nel caso di specie della conoscenza personale del senatore Calderoli, evidenziando che si atterrà esclusivamente ai fatti e che voterà quindi secondo coscienza.
Il relatore Vito Crimi (M5S) (...)ribadisce la necessità di tenere distinti l’ambito processuale, nel quale il senatore Calderoli potrà svolgere tutte le proprie attività difensive e nel quale l’autorità giudiziaria potrà valutare tutti gli elementi attinenti alla vicenda (...) e l’ambito delle valutazioni della Giunta, circoscritte al mero riscontro della sussistenza o meno del cosiddetto nesso funzionale.
Dario Stefano, presidente, non vota. Assenti: Casson (Pd), Pagliari (Pd), Caliendo (Fi) e Della Vedova (Sc) Votano per Calderoli: Moscardelli (Pd), Alicata (Fi), Augello (Ncd),Buemi (Psi), Cucca (Pd), D’Ascola (Ncd), Ferrara (Gal), Filippin (Pd), Fuksia (M5s), Giovanardi (Ncd), Malan (Fi) e Stefani (Lega). Votano per Kyenge: Lo Moro (Pd), Pezzopane (Pd), Buccarella (M5S) e Giarrusso (M5S). Incertezza sul voto di Nadia Ginetti (Pd).
il Fatto Quotidiano 7/2/2015