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 2015  febbraio 07 Sabato calendario

AUTARCHIA E PREZZI ALLE STELLE “COSÌ PAGHIAMO LA CRIMEA”

Mentre al Cremlino si cercava la tregua in Ucraina, sul sito del Moskovsky Komsomolez i due terzi dei lettori si dicevano scettici: «Le cose sono andate troppo lontano», era la risposta più cliccata. In Russia la guerra è ormai una sensazione, se non una realtà, e si percepisce non solo aprendo la tv, ma nella vita quotidiana: al supermercato, in farmacia, in banca, nella cassetta postale dove molti riservisti trovano la lettera che li convoca a corsi di addestramento.
Il premier Dmitry Medvedev annuncia un nuovo aumento del prezzo dei farmaci almeno del 20%, e il divieto di importazione di apparecchiature e attrezzature medicali. Putin offre a Hollande e Merkel una cena rigorosamente con ingredienti russi, ma le battute ironiche sulla Russia che per la sua gloria poteva anche rinunciare al fois gras e al parmigiano non sono più così popolari. A gennaio i rincari più significativi sono stati mostrati da prodotti basici di provenienza principalmente locale, come le patate, lo zucchero, il pane. Perfino i deputati si lamentano perché il prezzo della «kasha», la polenta di cereali, nella mensa della Duma è raddoppiato, e il sindaco di Vologda promette alla cittadinanza che in primavera andrà meglio perché «si potranno mangiare le ortiche» (poi dirà che era una battuta). Le riviste di tendenze invece di consigliare i locali più in voga pubblicano i costi del paniere medio in diversi supermercati e gli indirizzi ai quali risuolare le scarpe.
VELENI E BUGIE SULL’UCRAINA
Ma mentre anonimi esperti della Nato confessano a «Bild» di aspettarsi una caduta di Putin già nel 2015, e i bookmakers inglesi accettano scommesse sulla nuova rivoluzione russa, il consenso al presidente russo rimane intorno all’80%, anche se su altri argomenti l’euforia pare cedere a una cupa rassegnazione. Il 54% dei russi mette al vertice della lista delle paure non la guerra, ma l’inflazione. Ma sempre più numerosi sono quelli che vedono il peggioramento della loro situazione come «il prezzo per la Crimea». Che però non viene messo in discussione: quasi tre quarti appoggiano la politica estera di Putin.
E così mentre nei salotti intellettuali si spera che la Grecia di Tsipras romperà il fronte europeo, i pensionati e i dipendenti pubblici si fanno consolare dalla magistratura che lancia raid nei supermercati per punire i commercianti che aumentano i prezzi. E comunque se i russi stanno male, gli ucraini sono messi peggio: i tg sono pieni di notizie disastrose dal Paese vicino, che non ha più vaccini perché si rifiuta di comprargli in Russia. E che avvelena i russi con droghe sintetiche: secondo la propaganda, una rete di spacciatori composta da attivisti del Maidan versava i ricavi sui conti presso le banche degli oligarchi ucraini che finanziano la guerra.
Anna Zafesova, La Stampa 7/2/2015