Ettore Bianchi, ItaliaOggi 7/2/2015, 7 febbraio 2015
MEZZO MILIONE DI FIGLI NEL MONDO
Si chiamava Toystory ed è stato il toro dei record: ha disseminato più di mezzo milione di figli in tutto il mondo. Scomparso recentemente, pesava 1,2 tonnellate e, come dice senza peli sulla lingua un esperto di allevamento, era un toro da sogno. Un inseminatore instancabile di mucche, un caso molto raro. Da una decina d’anni questo esemplare faceva parte di quello che gli addetti ai lavori chiamano il club dei milionari.
Dopo essere entrato in questo gruppo ristretto, Toystory ha battuto il precedente record che era stato messo a segno dal collega Sunny Boy, un toro olandese. Ormai questo animale, di proprietà della società Genex Cooperative, con sostenitori un po’ ovunque, dal Giappone al Brasile, è entrato nel mito. Le sue performance sono state celebrate su Facebook, anche se non aveva affatto l’aria affettuosa e accondiscendente. La sua libido era da record: Toystory produceva sperma nove volte a settimana, il doppio degli altri tori appartenenti alla scuderia Genex.
Toystory era nato nel 2001 nel Wisconsin. Il suo proprietario, Mitch Breunig, gli diede questo nome pensando a uno dei film preferiti da sua figlia. Il padre del toro, Bellwood Marshall, era anch’egli un notevole inseminatore, mentre sua madre Toyane produceva latte di alta qualità. All’età di sei mesi il toro venne venduto a Genex per circa 4 mila dollari (3.500 euro). Per lui si profilò un trasloco di 240 chilometri in una nuova fattoria. Il suo seme fu raccolto al compimento dell’anno d’età per fecondare decine di mucche. Quindi vi fu un’attesa lunga tre anni, durante la quale gli allevatori osservarono le figlie del toro per capire se valeva la pena comprare il suo seme: tutto in base alla produzione di latte, ai livelli di grassi e proteine e al modo di affrontare la pratica della mungitura.
A metà degli anni 2000 le qualità del seme di Toystory cominciarono a essere apprezzate e le sue vendite decollarono. Ormai i tempi erano maturi per dar vita a un brand che univa fertilità, genetica e aspetto esteriore. Le sue figlie nascevano senza difficoltà e crescevano robuste. Ci fu anche chi paragonò il toro a una Volkswagen Golf: un’automobile non appariscente, ma che faceva il suo lavoro giorno dopo giorno e per lungo tempo, oltretutto non eccessivamente costosa. Le mucche venute alla luce grazie a Toystory avevano zampe e arti eccezionali, oltre che ottime mammelle, ha ammesso un’allevatrice americana che pagò nel 2009 più di 300 mila dollari (264 mila euro) per una figlia del toro star.
Ora molte cose sono cambiate. Spesso i tori traggono beneficio dalla genetica e hanno una carriera più breve. Ecco perché, spiega Keith Heikes, direttore operativo di Genex, non è escluso che il record di Toystory sia destinato a restare imbattuto. Non soltanto quello di inseminatore ma anche quello economico, poiché l’animale ha permesso al proprietario di incamerare decine di milioni di dollari. Recentemente diverse aziende agricole europee e asiatiche hanno acquistato il seme e gli embrioni di alcuni membri della famiglia di Toystory.
Ettore Bianchi