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 2015  febbraio 07 Sabato calendario

Servirebbero nuovi aiuti europei alla Grecia perfino nel caso che Alexis Tsipras capitolasse, ed accettasse di seguire in pieno il programma imposto dalla troika

Servirebbero nuovi aiuti europei alla Grecia perfino nel caso che Alexis Tsipras capitolasse, ed accettasse di seguire in pieno il programma imposto dalla troika. Così risulta da una approfondita analisi di Unicredit, resa nota ieri. Nel 2015 il peso del rimborso di debiti è tale da non poter essere sostenuto in alcun modo se il ricorso al mercato resterà, come è ora, proibitivamente costoso. Inquadrandolo in questi dati, il teatrale braccio di ferro in corso tra il governo di Atene e le istituzioni europee sembra schivare il centro del problema. Da una parte, gli altri Paesi europei devono rendersi conto che nemmeno un programma di austerità severissimo come quello della troika ha messo in grado la Grecia di far fronte ai suoi debiti. Dall’altra parte, Tsipras e i suoi devono capire di non aver quasi spazio di manovra. Forse già il mese prossimo avranno le casse vuote. Il rifiuto di pagare, e la conseguente espulsione dall’euro, provocherebbero ancora più miseria: fallimento delle banche, altre chiusure di aziende, inflazione alle stelle, forse incapacità di importare viveri e benzina in quantità sufficienti. Le cifre di Unicredit confermano che l’onere di restituzione dei debiti non è alto in una prospettiva pluriennale, come già molti avevano osservato. Presenta però due picchi elevatissimi, uno quest’anno, oltre 16 miliardi di euro (per un Paese con un prodotto lordo di circa 180), uno nel 2019, con 14 miliardi. Più che di ridurre l’onere del debito, occorre discutere su che fare subito. Il programma della troika aveva senso solo se alla sua scadenza, ovvero adesso, il Tesoro greco fosse potuto tornare a finanziarsi sui mercati internazionali. Si potrà discettare a lungo se i mercati impongano tassi insostenibili perché c’è ora un governo che non vuole rispettare il programma, o perché il programma ha messo a terra l’economia del Paese. Sta di fatto che servono soldi. Uno nuovo sforzo di solidarietà da parte degli altri Paesi dell’euro è dunque inevitabile. Nell’immediato, il suo importo dipende poco da quanto l’Europa conceda; nell’arco di 5 anni tuttavia accogliere per intero le richieste del governo greco quasi ne raddoppierebbe il costo, da 30-35 miliardi a 60, di cui 15 a causa del rifiuto di compiere nuove privatizzazioni. Per limitare i costi, la esile speranza è in un compromesso capace di far riprendere il ricorso autonomo ai mercati.