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 2015  febbraio 06 Venerdì calendario

UNA SUPERPOLIZIOTTA AL GOVERNO DI DELHI: LA PRIMA DONNA DI MODI


Una poliziotta per governare il territorio di Nuova Delhi, una delle capitali più grandi e complesse del mondo, con quasi venti milioni di abitanti, in un Paese dove ogni due minuti viene violentata una donna. Un compito arduo, che però non spaventa Kiran Bedi, la «superpoliziotta» famosa anche all’estero, scelta dal premier, il nazionalista hindu Narendra Modi, come candidata del suo Partito Popolare nelle elezioni del 7 febbraio.
Quel giorno Nuova Delhi è chiamata a rinnovare gli organismi legislativi del Territorio nazionale della capitale. Elezioni anticipate, dopo la travolgente vittoria, nel dicembre 2013, di Arvind Kejriwal, il «leader della ramazza», la scopetta-simbolo del suo Partito dell’Uomo Comune per spazzare via la corruzione dalla politica. Dopo un governo di minoranza di neanche due mesi, Kejriwal ha lasciato la guida della città, commissariata da febbraio 2014.
La scelta di Kiran Bedi, 66 anni, ha inizialmente stupito: una poliziotta e non un politico per governare una realtà come Nuova Delhi è apparsa azzardata. Lei però ha accettato la sfida, spingendo in campagna elettorale sul tema della sicurezza, forte della sua esperienza. E nelle cronache indiane, purtroppo, non mancano mai episodi di violenza sulle donne, che hanno molta visibilità mondiale dopo la morte, nel dicembre 2013, di una ragazza violentata su un autobus proprio a Delhi.
Nelle forze dell’ordine Kiran Bedi ha fatto tutta la sua carriera. Il 1972 è l’anno che le cambia la vita: si sposa e, invece di chiudersi in casa a fare la moglie viene nominata ufficiale di polizia, prima donna nella storia dell’India. Tre anni dopo nasce la sua unica figlia, Saina, ma lei non abbandona il lavoro e nel 1993 viene scelta come ispettore generale della prigione di Tihar, a Nuova Delhi, la più grande di tutta l’Asia meridionale, con oltre 10mila detenuti. Un’esperienza che lei racconta nel libro È sempre possibile. I suoi metodi non violenti e la sua idea di carcere come luogo di recupero le fruttano l’ambito Premio Ramon Magsaysay. Nel 2003 le Nazioni Unite la scelgono, ancora una volta prima donna, come consulente per la polizia civile, premiandola con la Medaglia Onu per il suo impegno.
Originaria di Amritsar, in Punjab, anche esteticamente è lontana dallo stereotipo della donna indiana. Niente sari tradizionale e capelli lunghi per lei: su spinta del padre gioca a tennis fin da bambina, anche con risultati apprezzabili, e da allora porta un taglio «alla maschietta» e indossa i pantaloni. Niente trucco né gioielli, anticonformista anche l’educazione che ha ricevuto: poco religiosa, nonostante sia cresciuta seguendo sia le tradizioni hindu sia quelle sikh, con una laurea in legge e un dottorato in scienze sociali.
E deve molto anche al marito Brij, che l’ha sempre sostenuta nelle scelte difficili, come quella di lasciare la sua città per trasferirsi a Nuova Delhi. Ora la sfida, politica, più difficile: governare Nuova Delhi, per difendere i suoi abitanti, soprattutto le donne.