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 2015  febbraio 06 Venerdì calendario

IL NONSENSO DELL’ORGIA PUBBLICITARIA CHE TRASFORMA IL WEB IN SPAZZATURA

«Il mio esperimento è come un abbozzo di ciò che avverrà nei prossimi anni. Tuttavia nitido e preciso: proprio come l’interno dell’uovo di un serpente. Attraverso la sottile membrana esterna, si riesce a discernere il rettile già perfettamente formato»: vien proprio voglia di scomodare Ingmar Bergman e una frase celebre del suo L’uovo del serpente, film metaforico sulla nascita del male, leggendo la notizia sbalorditiva dei big di internet – da Google a Amazon – che pagano sottobanco una società tedesca produttrice di una app che serve a non subire la pubblicità mentre si naviga affinché disattivi questa app sui loro siti. Analizzandola, si scorge il futuro di una pericolosissima degenerazione, ma anche il suo possibile antidoto.
In questa notizia apparentemente tecnica si cela infatti un insieme di violenza privata e di raggiro, ma anche di miopia incredibile. La violenza di chi pretende di imporre al prossimo un’esperienza non voluta, anzi sgradita; e il raggiro di chi predica bene il «gratuitismo» e razzola male imponendo quel pagamento indiretto che consiste nella fruizione forzata di una pubblicità non voluta.
La miopia è quella di aziende colossali, leader mondiali, eppure così incerte del loro «modello di business» da aver bisogno di forzare i consumatori affinché lo subiscano, di «costringerli a pagarle», privandoli delle difese lecite dagli eccessi del marketing qual è appunto il filtro anti-pubblicità.
Com’è possibile un simile assurdo? Lo è, perché la crescita tumultuosa del web, che ha ormai raggiunto la dimensione di un fenomeno mondiale pervasivo quale mai l’umanità aveva conosciuto prima, ha anche in vari sensi superato il livello di guardia del buon senso. L’affollamento pubblicitario su internet ha toccato intensità demenziali, come se – per spiegarlo con paragone – l’intera superficie esterna dei palazzi di una città fosse avvolta dai cartelloni pubblicitari: chi li noterebbe più? Ed è quel che sta accadendo, la pubblicità web si avvia a non valere più niente, la gente è stufa, satura e distratta, clicca via, e comunque non ha certo i soldi che servirebbero per dar seguito a tutti questi stimoli commerciali. E cosa fanno i «guru» del web? Invece di ripensare e dosare quest’orgia pubblicitaria, la incrementano, ancora, e ancora, sempre di più, e i loro risultati economici restano fermi o calano_ in un inseguimento senza senso.
Invece il senso c’è. Sono gli anticorpi che le persone normali producono contro gli eccessi, difese naturali fortissime. Né Google né i social media possono pensare che il popolo sia così bue come piacerebbe a loro per fare i soldi che vogliono fare.
Sergio Luciano, ItaliaOggi 6/2/2015