Fausto Biloslavo, Panorama 5/2/2015, 5 febbraio 2015
BASTANO DUE UOMINI E 7 MILA EURO PER AVVELENARE MILANO
Un paio di terroristi cresciuti a casa nostra, 7 mila euro, sostanze chimiche in vendita sul mercato, un camion cisterna a noleggio e una mappa della rete idrica. È quanto basta per avvelenare l’acqua potabile di una grande città provocando fino a 3 mila morti o gravemente intossicati. Se poi gli attacchi sono simultanei su più punti di semplice accesso, che nessuno sorveglia, le vittime possono moltiplicarsi a dismisura.
Non è la trama fantasiosa di un romanzo sul terrorismo, ma lo scenario di uno studio di 130 pagine commissionato dall’Unione europea e dalla Regione Lombardia con tanto di simulazione dell’attacco nelle vie di Milano. «Eravamo in due, durante una giornata lavorativa, con addosso il gilet arancione usato dai dipendenti delle municipalizzate» racconta a Panorama Sergio Bianchi, coordinatore del rapporto sulla «Protezione delle infrastrutture idriche sotterranee» presentato lo scorso dicembre. «Abbiamo girato per Milano con un’autobotte collegandoci a vari punti di accesso della rete idrica non protetti. E nessuno ci ha chiesto che cosa stessimo facendo» sostiene Bianchi, fondatore di Agenfor, un’organizzazione non governativa con sede a Milano che si occupa anche di sicurezza. «Nell’area dell’attacco, una stima conservativa ma realistica delle vittime indica 1.500-3.000 fra morti e gravemente intossicati. Ma con più mezzi avremmo potuto avvelenare mezza città».
Un attacco bioterroristico è l’incubo peggiore in vista di Expo 2015, la vetrina del mondo che aprirà i battenti il primo maggio a Milano. E la contaminazione della rete idrica è uno degli obiettivi annunciati dai tagliagole del Califfato. L’11 gennaio Mohammed Al Adnani, portavoce dello Stato islamico, ha lanciato l’ultima minaccia rivolgendosi ai seguaci annidati in Occidente: «Colpiteli in ogni modo, avvelenando l’acqua, il cibo, con i coltelli, con le auto o perfino aggredendoli, ma colpite i Kuffar (infedeli) ovunque in Europa, America, Canada e Australia...».
Panorama ha letto le 130 pagine del rapporto, comprese quelle classificate, e gli scenari possibili in termini di persone colpite. «Emerge un profilo molto specifico della minaccia che potremmo definire come “terrorismo ambientale homegrown”» si legge nelle prime pagine, «con l’obiettivo di causare danni massicci al sistema dell’acqua, basandosi però su prodotti e strumenti di uso corrente, che fanno parte della nostra vita quotidiana, da parte di agenti difficilmente individuabili, “lupi solitari” o “autoradicalizzati”».
La sostanza chimica per la simulazione dell’attacco a Milano si compra addirittura via mail all’estero. I bersagli possono essere interi quartieri o un obiettivo specifico come caserme, uffici governativi, sedi politiche. I punti di accesso alla rete idrica sono incredibilmente semplici, visibili e sguarniti. In Svizzera esistono protezioni automatiche, anche negli Usa il sistema di sicurezza è superiore. «Con questo studio abbiamo voluto approfondire la capacità di reazione del sistema di fronte a un eventuale attacco alle reti idriche, per non trovarci impreparati nella malaugurata ipotesi che accada» ha dichiarato l’assessore lombardo all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, Claudia Maria Terzi.
Per far scattare l’attentato basta noleggiare un’autocisterna di determinate dimensioni e banali macchinari in vendita sul libero mercato. Il costo dell’operazione condotta da due terroristi è di 7 mila euro. «Per scatenare un attacco multiplo si può facilmente colpire la rete idrica non solo andando in giro per la città, ma piazzandosi in punti diversi, dentro abitazioni private o siti industriali. Questo è lo scenario più catastrofico» spiega Bianchi. Delle decine di stime elaborate in seguito all’attacco simulato su un’intera via milanese, abitata da 18.281 persone, 9.101 risultano colpite se l’attentato avviene al mattino e i cittadini bevono almeno un bicchiere d’acqua potabile. La mortalità dipende dalla fascia oraria, dalla distanza del rubinetto dal punto di accesso usato per l’attacco e dalla relativa concentrazione della sostanza chimica. In linea teorica basta un bicchiere d’acqua con 0,2 grammi di inquinante. Non si esclude neppure che la doccia possa causare «gravi sintomi», fino alla morte. Gli effetti variano da nausea e vomito fino a tachicardia, convulsioni e difficoltà respiratorie, che possono portare al decesso. La vicinanza all’ospedale e il riconoscimento immediato dei sintomi fanno la differenza fra la vita e la morte. L’aspetto più incredibile, sottolineato nel rapporto, riguarda la direttiva 114 dell’Unione europea, che non inserisce le reti dell’acqua potabile tra gli obiettivi critici da sorvegliare e proteggere. «Questo studio dimostra il contrario» osserva l’assessore Terzi. «Auspichiamo che possa convincere Bruxelles a far rientrare l’infrastruttura idrica a pieno titolo tra gli obiettivi oggetto di un potenziale attacco».
Metropolitana milanese, che gestisce la rete idrica della città, in una nota rassicura: «I risultati non sono preoccupanti e non c’è motivo di creare allarmismi. Il nostro impegno per la sicurezza dell’acqua è quotidiano, e prescinde da Expo».