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 2015  febbraio 03 Martedì calendario

DESTRA, IL LEADER DOPO IL VUOTO LASCIATO DA SILVIO

Della crisi del centrodestra sono in molti a essere contenti, però ce n’è uno più contento degli altri. Si chiama Matteo, ma non è Renzi. E non è neanche di sinistra. Inutile dire chi sia.
Di fronte ai cocci di Forza Italia e ai resti di Ncd, Matteo Salvini si è convinto che è arrivato il suo momento.
Ha annunciato che il 28 febbraio presenterà un nuovo soggetto politico, del quale non si conosce ancora il nome, ma si sa che avrà un orizzonte ben più ampio di quello della vecchia Lega. Non sappiamo se sarà la «Lega delle Libertà» di cui ha parlato lunedì il quotidiano Libero, e che comprenderebbe Forza Italia con la benedizione di Berlusconi. Ma sappiamo che, nelle intenzioni di Salvini, dovrebbe essere un grande rassemblement delle forze di centrodestra, eccezion fatta per il Ncd, che il leader leghista non vuol nemmeno sentir nominare.
Comunque sia, Salvini potrà presto verificare se i tempi sono maturi per una sua leadership nazionale. In maggio infatti ci sono le elezioni regionali. Si vota in sette regioni e, stando alle previsioni, il Pd potrebbe vincere addirittura per sei a uno. Ma quell’«uno» in cui Renzi potrebbe perdere, finirebbe con il diventare il grande trampolino di lancio di Salvini. Si tratta del Veneto.
Perché il Veneto è tanto importante? Il motivo è semplice. È sempre stata una regione di centrodestra. Nel 2010, addirittura, Pdl e Lega insieme raggiunsero il 59 per cento. Ma l’anno scorso, alle europee, c’è stato uno storico ribaltone: per la prima volta ha vinto la sinistra. Anzi ha stravinto: il Pd ha incassato il 37,52 per cento, il che significa che da solo ha preso più voti di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Ncd messi insieme.
Si è trattato, tuttavia, di una vittoria personale di Matteo Renzi, più che del Pd. Molti elettori leghisti e berlusconiani hanno voluto concedere una speranzosa apertura di credito al neopresidente del Consiglio, che era venuto più volte in Veneto promettendo riforme liberali: meno tasse, meno burocrazia, aiuti alla piccola e media impresa, perfino più autonomia locale. Insomma cose di destra, anche se dette da sinistra.
Ora però che si vota per le regionali, è molto difficile che quei voti non tornino a casa, cioè verso il centrodestra. Solo fino a pochi mesi fa, il Pd pensava di avere ottime possibilità di fare il bis delle europee, cavalcando l’effetto-Renzi e proponendo una candidata forte come Alessandra Moretti, che l’anno scorso ha ottenuto 230.000 preferenze. Ma gli ultimi sondaggi sembrano gelare queste speranze. Luca Zaia continua a godere di una grande popolarità e sarebbe avanti, rispetto alla Moretti, di una decina di punti.
Zaia dovrebbe quindi rivincere. Resta da vedere con quali alleati. Salvini ha confermato di non volere l’Ncd, il che farebbe pensare a un’alleanza con la sola Forza Italia, che pure in Veneto è a pezzi. Tosi ha addirittura proposto alla Lega di correre da sola, inglobando semmai chi esce da Forza Italia, ma senza il simbolo. In ogni caso sarà una lista egemonizzata dalla Lega e, se otterrà la rivincita sulle europee, Salvini potrà iscriverla a suo merito.
Vedremo. Si dovrebbe votare domenica 17 maggio, ma siccome quel giorno centomila veneti andranno a L’Aquila per il raduno nazionale degli alpini, sia destra sia sinistra hanno chiesto al governo di rinviare di una settimana (la politica, in Italia, è condizionata anche dai raduni degli alpini). Se finirà come i sondaggi sembrano indicare, per un Matteo (Renzi) sarà la prima sconfitta elettorale e per l’altro (Salvini) un grande successo.
Anche se poi, forse, il vero vincitore sarebbe comunque ancora Renzi, ben contento di avere come rivale, a livello nazionale e per chissà quanto tempo, un centrodestra guidato da Salvini. D’altra parte questo è il risultato del vuoto lasciato da un leader, Berlusconi, che non ha trovato, o voluto trovare, eredi di maggior spessore.