Claudio Paglieri, La Stampa 4/2/2015, 4 febbraio 2015
MAURESMO: «CHE FASTIDIO, CRITICATA PERCHE’ SONO DONNA»
Ex numero 1 del mondo, vincitrice di due Slam e una Fed Cup grazie al magnifico rovescio a una mano e al gioco di volo, Amélie Mauresmo sta raccogliendo successi anche da coach: dopo avere guidato Marion Bartoli alla vittoria di Wimbledon 2013, ha appena riportato Murray a una finale Slam. Da capitana della Francia di Fed Cup, proverà a sorprendere l’Italia nel primo turno in programma sabato e domenica a Genova.
Alla radice del nome Amélie ci sono tre significati: perseverante, coraggiosa, vergine dei boschi. Ne scelga uno.
«Di certo perseverante».
Ma Amélie ricorda anche améliorer, migliorare. E Marion Bartoli sostiene che lei è una mega-perfezionista.
«Non è una bugia. L’idea è cercare sempre di arrivare al massimo del proprio potenziale».
Lei c’è riuscita da giocatrice?
«Penso di sì, sono soddisfatta dei miei risultati».
Ma si è ritirata presto, a 30 anni. Nessun rimpianto?
«No, assolutamente. Stavo diventando vecchia».
Grazie a lei Andy Murray è “amélioré” nella preparazione fisica, secondo alcuni; nella preparazione mentale, secondo altri; nel dritto e nel servizio, secondo altri ancora. Lei che dice?
«Dico che è migliorato un poco in ciascuno di questi aspetti. E così è risalito al livello che gli appartiene».
Se Barazzutti allena una squadra femminile, nessun problema. Ma lei che allena Murray causa critiche. Sedici anni fa disse di essere gay, un coming out che le provocò grandi problemi: ora siamo sempre al punto di partenza?
«Non lo so, quello che mi dà fastidio è che mi hanno criticata ancora prima di cominciare. Se fossi stata un uomo avrebbero almeno aspettato i risultati prima di parlare, avrebbero aspettato di vedere se ero brava. Questo è sicuro».