Andrea Pira, MilanoFinanza 4/2/2015, 4 febbraio 2015
LI HEJUN SPODESTA JACK MA: È IL PIÙ RICCO IN CINA
Gli ultimi sette giorni di Jack Ma si sono chiusi con una delusione dietro l’altra. L’ultima in ordine di tempo è l’aver dovuto lasciare il trono di uomo più ricco della Cina al re del fotovoltaico, Li Hejun. Questo almeno è quanto dice la rivista Hurun, specializzata nel censire i Paperoni d’oltre Muraglia. Il fondatore di Alibaba non soltanto ha dovuto cedere il passo all’avanzata del 48enne proprietario della Hanergy. Si è addirittura trovato relegato sul terzo gradino del podio, scavalcato anche da Wang Jianlin, presidente del gruppo immobiliare Wanda con interessi che spaziano dalle sale cinema statunitensi al calcio europeo dopo la recente acquisizione del 20% dell’Atlético Madrid. Il patrimonio di Wang è stato stimato in 25 miliardi di dollari, uno in meno dei 26 miliardi del primo della classe, Li Hejun, che si colloca inoltre in 28esima posizione tra i Paperoni mondiali.
Fondato nel 2009, il gruppo Hanergy di Li è oggi per valore di mercato una delle principali società al mondo nel settore dell’energia solare. Il gruppo è leader nella realizzazione di tecnologie a film sottile per il fotovoltaico e le azioni della sua controllata, Hanergy Thin Film Power Group, hanno triplicato il valore lo scorso anno sulla piazza di Hong Kong, a quota 18 miliardi di dollari. Il successo non ha tuttavia mancato di suscitare perplessità. A farsene portavoce è stato la scorsa settimana il Financial Times, in particolare per quanto riguarda alcune vendite poco chiare e bilanci aziendali non aggiornati.
Il quotidiano della City ha contestato quelle che ha definito «pratiche non convenzionali» e l’alto numero di contratti che non sono stati saldati. Inoltre il principale cliente delle quotata a Hong Kong sarebbe proprio la casa madre. In attesa di chiarimenti, resta il sorpasso su Jack Ma che giovedì scorso ha dovuto fare i conti con la delusione di Wall Street per i risultati del trimestre terminato a dicembre. I 4,2 miliardi di dollari di ricavi sono stati inferiori alle stime di circa 200 milioni. Negli stessi giorni il colosso dell’e-commerce ha dovuto inoltre affrontare lo scontro con l’Amministrazione statale per l’industria e il commercio (Saic). Per i regolatori cinesi il gruppo non avrebbe fatto sufficiente attenzione alla vendita di merce contraffatta sulle proprie piattaforme. E questo era noto già mesi prima dell’ipo a New York. Primi colloqui con i regolatori si sono tenuti alla fine della scorsa settimana pare con esiti positivi, così ha detto Ma. Almeno una parziale consolazione.
Andrea Pira, MilanoFinanza 4/2/2015