Paolo Siepi, ItaliaOggi 4/2/2015, 4 febbraio 2015
PERISCOPIO
Mattarella ha raggiunto 665 voti. Come Alfano alle prossime elezioni. Spinoza. Il Fatto.
Berlusconi sarà libero l’8 marzo, Festa delle donne. Quando si dice la pianificazione. MF.
Intanto in Europa avanzano due novità. La destra antieuropea di Marine Le Pen e la sinistra anticapitalista di Tsipras, in Grecia, e Podemos in Spagna. Non trovi strano che l’Italia abbia già trovato la sua Le Pen nell’italo-padano Salvini, mentre continua a latitare uno Tsipras? Lo spazio politico a sinistra di Renzi non mancherebbe. Massimo Gramellini. La Stampa.
Essere consapevoli di rischiare la vita per il sacro diritto di prendere per il culo Maometto non dà luogo a una mobilitazione morale entusiasmante. Esiste anche la prudenza nell’esprimere liberamente il proprio pensiero. La prudenza e una virtu minore e non e amata dagli intellettuali, ma non va trascurata perche, in molti casi, ha un evidente valore pratico. Tutti noi «liberi occidentali» ci censuriamo quotidianamente e spesso senza neppure pensarci, per ragioni di prudenza e di buon senso. Se mi metto a criticare apertamente, in un articolo, in modo osceno, il mio datore di lavoro, il direttore di un giornale con cui collaboro, gli amici del mestiere mi diranno che sono un pazzo, un irresponsabile: non si puo rischiare di perdere lavoro e salario per il gusto o la liberta di dire in modo provocatorio quello che penso. Alfonso Belardinelli. Il Foglio.
Il Manifesto non è nato come giornale. È nato come iniziativa politica. Adesso è un giornale. Luciana Castellina, co-fondatrice de il Manifesto. Il Fatto.
Negli ultimi anni, Ingroia aveva trovato un confidente che gli andava a fagiolo: Massimo Ciancimino, figlio del mammasantissima Don Vito. Il giovanotto diceva qualsiasi cosa, consentendo al pm di incriminare a man bassa. Dalle inchieste entrava e usciva l’universo mondo, perfino il Cav e FI accusati di essere referenti delle coppole. Ingroia, euforico, definì Ciancimino jr «quasi un’icona antimafia». Il giocattolo si ruppe nel 2010 quando il giovanotto disse una balla imprudente su Gianni De Gennaro, l’intoccabile ex capo della polizia. A stretto giro, il bluff Ciancimino si sgonfiò. Si scoprì che aveva falsificato documenti, che teneva esplosivo in casa e nascondeva un tesoro in Romania. La bufera costrinse Ingroia, la coda tra le gambe, a incarcerare il suo protetto e, nel luglio 2012, a incriminare per mafia (concorso esterno) colui che aveva definito icona dell’antimafia. Giancarlo Perna. Libero.
(mfimage) Tante persone di sinistra provano brividi di eccitazione quando scatta un’inchiesta, se un politico viene indagato, un potente va in galera. Come un succedaneo della rivoluzione: non ce l’abbiamo fatta sul piano sociale, l’Angelo Vendicatore è il magistrato di turno. Sarà lui a sconfiggere i cattivi. Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori. 2006.
La casa di Katia Ricciarelli si trova a Bardolino. Analizzata dall’esterno con Google earth e Street view sembra una magione hollywoodiana: tre ingressi, tre piani, terrazzi coperti e scoperti, patio, piscina, parco delimitato da fitta siepe, una dozzina di posti auto. In realtà sono sette appartamenti. Lei occupa con Dorothy soltanto il pianterreno, 120 metri quadrati, vista sul lago di Garda. La sua compagna figura anche sul passaporto: Dorothy Benjamin Park in Ricciarelli. È una cagnolina. L’ha salvata dalle auto che stavano per arrotarla a Nola, dove la cantante recitava in un musical su Enrico Caruso. Le venne perciò naturale chiamarla come la moglie del leggendario tenore. Sul campanello all’ingresso si legge «Ka. Ri.». Sulla cassetta della posta la privacy va subito a farsi benedire: «Ricciarelli K.». Stefano Lorenzetto. Panorama.
Gian Paolo Serino, che ha curato l’opera di Luciano Bianciardi (Il precario esistenziale, Edizioni Clichy) evidenzia l’attualità dello scrittore di Grosseto, la sua capacità di mettere in luce lati oscuri e derive in una società che corre non si sa bene dove ma vuole arrivarci il più in fretta possibile e trova in Milano (periferia industriale di Pavia, ironizzava Gianni Brera) il motore di uno sviluppo caotico e cattivo. Antonio Armano. il Fatto.
Un ciclo di affreschi del Quattrocento avrà più valore di una Ferrari? E come è possibile, dunque, lasciare sfarinare gli affreschi, come ho visto in ogni parte d’Italia e qualche giorno fa nella bellissima chiesa di Santa Maria Nova di Sillavengo? (?) Chi possedendo una Ferrari Testarossa l’abbandonerebbe in un campo, esposta alle intemperie e priva di manutenzione con vetri rotti e gomme bucate, ignorandone il pregio? Vittorio Sgarbi. Corsera (Gian Antonio Stella)
Gli assalti suicidi, le decimazioni, l’imperizia dei comandi e il loro sadismo (il generale Andrea Graziani che sbraita: «Dei soldati io faccio quello che mi piace») le madri dolorose come Clelia Pizzigoni Calvi, quattro figli caduti. Aldo Cazzullo, La guerra dei nostri nonni. Mondadori.
Persi mio padre Otello da bambina. Avevo 8 anni e lo scoprii in giardino ascoltando per caso i miei cugini: «Mi raccomando, non dite niente a Stefania». Fu un trauma fortissimo. Mi rifugiai sotto il pianoforte e piansi per ore. Poi, pur conoscendola, aspettai che mi rivelassero la verità. Mia madre Florida, per proteggermi, mi spedì da una sorella in campagna. Sono stata viziata e coccolata. Papà era dottore in agraria. Un uomo colto, progressista. Nella pensione di famiglia badava all’amministrazione. Stefania Sandrelli, attrice (Malcom Pagani e Fabrizio Corallo). Il Fatto.
Alla fine del corridoio c’è l’ufficio di Hubert Beuve-Méry, direttore di Le Monde. Quello dove ufficia questo apostolo, già quasi leggendario a Parigi, temuto da tutti. Perché non lo si vede mai: egli rifiuta tutti gli inviti «in città», senza eccezione. Egli non vuole essere in debito con nessuno. Jean Jacques Servan-Schreiber, Passions. Fixot. 1991.
Niente è di un marine, tutto è di tutti. Se uno riceve la foto della fidanzata nuda, gliela rubano e la incollano sull’armadietto delle prostitute. Non esiste una messa, al campo dei marines, ma tante messe, una per ogni religione, e quando cominciano le messe i marines si disperdono in tante direzioni, ognuno cerca la propria chiesa, ma tutte saranno accomunate dalla stessa predica: uccidere è giusto, uccidere è santo. Ferdinando Camon sul libro di David Tell, Io sono un’arma. Longanesi. la Stampa.
Il cimitero è pieno di cuori infranti che finalmente hanno trovato pace. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 4/2/2015