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 2015  febbraio 03 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL DISCORSO DI MATTARELLA


REPUBBLICA.IT
ROMA - L’applauso scrosciante delle Camere riunite nell’aula di Montecitorio ha accolto il nuovo capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha fatto il suo ingresso nell’Aula di Montecitorio alle 9.56 per dare ufficialmente inizio al suo settennato. Dopo quasi tre minuti di battimano, alle 10 in punto Mattarella ha giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione. Il neoeletto presidente, rivolto al Parlamento riunito in seduta comune integrato dai delegati regionali (i 1009 grandi elettori), ha aperto il suo discorso di insediamento ringraziando per prima cosa i suoi due predecessori Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Poi è entrato subito nel vivo e ha dichiarato di voler rappresentare l’unità nazionale e difendere i principi costituzionali, "che non possono rischiare di essere intaccati dalla crisi".

Il discorso in sintesi. Il suo messaggio alla nazione è stato interrotto continuamente - ben 42 volte - dagli applausi dell’Aula, compresi quelli del M5s. Parola d’esordio: "Concittadini". Parola chiave: speranza. L’augurio: avere un popolo più sicuro, un’Italia "più libera e solidale". In trenta minuti esatti, Mattarella ha salutato gli stranieri presenti nel nostro Paese, ha sottolineato l’urgenza delle riforme, prima fra tutte la legge elettorale. E ha assicurato che sarà un "arbitro imparziale" a patto che i giocatori lo aiutino "con la loro correttezza".
Giuramento Mattarella: ’’Sarò arbitro imparziale, giocatori mi aiutino’’
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Si è compiaciuto di avere di fronte un "Parlamento di giovani, portatori di nuove speranze". Ha affermato che difendere la Costituzione vuol dire "garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna, in ambienti sicuri". Standing ovation dell’Aula quando ha rammentato il valore della Resistenza e dell’antifascismo e della lotta alla mafia, nominando Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ha fatto appello alla pace e alla necessità di risposte globali contro il terrorismo internazionale, ricordando il sacrificio del piccolo Stefano Taché, ucciso in un attentato alla Sinagoga di Roma nel 1982. E ha rivolto un pensiero agli italiani rapiti, padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli. Ha promesso il massimo impegno per portare a casa i due marò Salvatore Latorre e Massimiliano Girone. Ha citato il Papa e i suoi severi moniti contro i corrotti.

DOCUMENTI: Il TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE

Il cerimoniale passo per passo. L’arrivo a Montecitorio. Mattarella, accompagnato dalla Segretaria generale della Camera dei deputati, Lucia Pagano, è partito sotto una fitta pioggia alle 9.30 dal palazzo della Consulta diretto a Palazzo Montecitorio con una Lancia Thema blu istituzionale, scortata dai Carabinieri in motocicletta. La partenza è stata segnalata dalla campana di Montecitorio, che ha suonato per tutto il tragitto. Il presidente è arrivato poco prima delle 10 alla Camera. Abito scuro e solita compostezza che lo contraddistingue, ha salutato gli uffici di presidenza di Camera e Senato, stringendo la mano a ogni singolo componente, prima di iniziare un colloquio con la presidente di Montecitorio Laura Boldrini e la vicepresidente di Palazzo Madama Valeria Fedeli.
Mattarella, giuramento e ingresso al Quirinale: il fotoracconto
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Il presidente, accompagnato da Boldrini e Fedeli, con le rispettive segretarie generali, Lucia Pagano ed Elisabetta Serafin, ha poi raggiunto l’Aula ed è salito sul banco della presidenza. Boldrini ha dichiarato aperta la seduta e ha inviato il Capo dello Stato a prestare giuramento a norma dell’art.91 della Costituzione.

Dell’avvenuto giuramento è stato dato annuncio dalla campana di Montecitorio e da 21 salve di artiglieria sparate dal cannone del Gianicolo (foto). Il presidente della Repubblica ha poi rivolto il suo messaggio alla Nazione.

L’omaggio al Milite Ignoto. Al termine della lettura del messaggio, Boldrini ha dichiarato chiusa la seduta. Nell’atrio un reparto di Corazzieri, in uniforme di gran gala, ha reso gli onori al nuovo presidente. La Cerimonia si è conclusa con l’esecuzione dell’Inno Nazionale. Il Capo dello Stato ha passato in rassegna il reparto d’onore schierato con bandiera e banda. Poi si è recato a piazza Venezia all’Altare della Patria, accompagnato dal premier Renzi, per rendere omaggio al Milite Ignoto con la deposizione di una corona di fiori, mentre il Monumento ai caduti di guerra è stato sorvolato dalle Frecce tricolori.
Mattarella presidente, lo spettacolo delle Frecce Tricolori
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Nel frattempo la pioggia ha concesso una tregua e Mattarella è potuto salire assieme al premier a bordo dell’auto presidenziale, la storica Lancia Flaminia 335, decapottata per l’occasione.
Mattarella sulla Lancia Flaminia presidenziale insieme a Renzi
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Scortato dai corazzieri a cavallo e dai motociclisti è giunto fino al Quirinale. Sul torrino del Colle è stato issato il Tricolore e il drappo presidenziale, ammainato il 14 gennaio scorso con le dimissioni anticipate di Napolitano. Mattarella è entrato nel cortile del palazzo dove ha ricevuto gli onori militari.

La cerimonia di insediamento al Quirinale. Poco dopo mezzogiorno, Napolitano, ha consegnato a Mattarella l’onorificienza di Cavaliere di Gran Croce e gli ha fatto indossare il Gran cordone, massima benemerenza della
Repubblica. La piccola cerimonia si è svolta nella sala degli Arazzi di Lille, antistante lo studio alla vetrata, alla presenza delle cariche costituzionali. Dopo li due si sono scambiati alcune frasi di auguri e incoraggiamento. Poi Napolitano ha lasciato il palazzo mentre Mattarella, preceduto da Boldrini, Grasso e Renzi, si è recato nel Salone dei Corazzieri, dove ad aspettarlo c’erano i rappresentanti di tutte le forze politiche per assistere al passaggio di consegne tra il presidente facente funzioni, Pietro Grasso, e il neoeletto Capo dello Stato.

Nel suo breve discorso Grasso si è augurato che "il nuovo presidente sappia rispondere alla fiducia e alla speranza" che gli italiani ripongono in lui. E ha ricordato il giorno del suo primo incontro con Mattarella. Il Capo dello Stato ha ringraziato nuovamente il presidente del Senato e Napolitano. Poi ha salutato tutte le istituzioni - Boldrini, Renzi e Alessandro Criscuolo, presidente della Corte Costituzionale - e ha voluto ribadire il concetto portante del discorso pronunciato in Aula, ovvero l’esigenza di "recuperare il senso dell’unità del nostro Paese, per consentire ai nostri concittadini di sentirsi parte di una comunità".

Le forze politiche. Siparietto Berlusconi/Renzi. Come detto, al cerimoniale di insediamento erano presenti tutte le alte cariche dello Stato e i leader e segretari delle forze politiche, che hanno commentato positivamente il discorso del presidente. C’era anche Silvio Berlusconi (presenza interpretata da Graziano Delrio come "segno di apertura") che inizialmente ha scherzato dicendo di essere stato colpito da "assoluta afasia". Ma che poi ha trovato la voce per definire il discorso di Mattarella "rispettoso della Costituzione". E si è reso protagonista di un siparietto con Renzi. Il premier si è avvicinato al leader di Forza Italia per presentargli di persona il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. A quel punto l’ex cavaliere ha scherzato: "Spero non sia birichino come te". Pronta la replica di Renzi: "Il bello è che io lo sono meno di te" (audio).

Mattarella respinge le dimissioni ’di prassi’ di Renzi. Più tardi il premier ha comunicato in un Consiglio dei ministri "lampo" (durato dalle 15.30 alle15.40) che "in ossequio a una prassi istituzionale" consolidata avrebbe "rassegnato le dimissioni del Governo al nuovo presidente della Repubblica". Il quale, sempre secondo prassi, poco dopo le ha respinte. Strappando al senatore pentastellato Vito Petrocelli un tweet ironico:


I nove auguri di Grillo. Come preannunciato, Beppe Grillo ha dato forfait alla cerimonia nel Salone dei Corazzieri. Ma ha pubblicato sul suo blog una lettera indirizzata al Capo dello Stato con ben nove auguri. Il primo, si legge nel testo, "è quello di tutelare la Costituzione italiana". Il secondo "è di non firmare leggi palesemente incostituzionali proposte dal governo". Il terzo è "promuovere con i mezzi a sua disposizione leggi per proteggere le fasce più deboli della popolazione". Il quarto è "ribadire la posizione della Corte costituzionale, di cui lei ha fatto parte, sulla illegittimità dell’attuale legge elettorale". Il quinto è "combattere il legame incestuoso tra partiti e criminalità organizzata". Il sesto è "ripristinare la centralità del Parlamento". Il settimo augurio è quello di "esprimere la sua solidarietà in quanto capo dello Stato al pm di Palermo Nino Di Matteo". L’ottavo è "promuovere un riordino del sistema informativo pubblico". Infine l’ultimo è quello di "essere ricordato alla fine del suo settennato con la stima e l’entusiasmo che hanno accompagnato la sua elezione".

Salvini assente ingiustificato. L’altro assente era Matteo Salvini: "Non sapevo di essere stato invitato e di avere un posto", ha detto dai microfoni di Radio Padania. E invece il posto ce l’aveva, accanto a Berlusconi.
Quirinale, Berlusconi e Salvini vicini. Ma il leader leghista non c’è

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Staff del Quirinale per ora non cambia. Mattarella ha chiesto al segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, e ai consiglieri di rimanere nell’esercizio delle proprie funzioni fino alle decisioni definitive che assumerà in ordine ai rispettivi incarichi. Tra i più quotati a succedere a Marra ci sarebbero l’ex segretario generale della Camera Ugo Zampetti e Sando Pajno, palermitano, presidente della quinta sezione del Consiglio di Stato. Legato al neo capo dello Stato da un’amicizia lunga trent’anni, Pajno è figlio del procuratore di Palermo che indagò proprio sull’omicidio di Piersanti, il fratello di Mattarella ucciso dalla mafia nel 1980.

DISCORSO DI MATTARELLA: PAROLE CHE NON SI SENTONO SPESSO: CONCITTADINI, POPOLO


Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Parlamento nel giorno del
giuramento
Signora Presidente della Camera dei Deputati, Signora Vice Presidente del Senato,
Signori Parlamentari e Delegati regionali,
Rivolgo un saluto rispettoso a questa assemblea, ai parlamentari che interpretano la
sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle Regioni qui rappresentate.
Ringrazio la Presidente Laura Boldrini e la Vice Presidente Valeria Fedeli.
Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al voto.
Un pensiero deferente ai miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano,
che hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari.
A loro va l’affettuosa riconoscenza degli italiani.
Al Presidente Napolitano che, in un momento difficile, ha accettato l’onere di un secondo
mandato, un ringraziamento particolarmente intenso.
Rendo omaggio alla Corte Costituzionale organo di alta garanzia a tutela della nostra Carta
fondamentale, al Consiglio Superiore della magistratura presidio dell’indipendenza e a
tutte le magistrature.
Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato.
La responsabilità di rappresentare l’unità nazionale innanzitutto. L’unità che lega
indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno.
Ma anche l’unità costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri
concittadini.
Questa unità, rischia di essere difficile, fragile, lontana.
L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le
loro speranze.
La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro
Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo.
Ha aumentato le ingiustizie.
Ha generato nuove povertà.
Ha prodotto emarginazione e solitudine.
Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle
ragazze e ai ragazzi.
Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di
occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi
sociali fondamentali.
Sono questi i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni
al popolo.
Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi
e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione.
Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea,
va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa.
E’ indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di
crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo.
Nel corso del semestre di Presidenza dell’Unione Europea appena conclusosi, il Governo
-
cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro
-
ha opportunamente perseguito questa
strategia.
Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e
che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la
Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza.
L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte
efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte.
Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi
compiutamente.
Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il
merito.
Penso alle imprese, piccole medie e grandi che, tra rilevanti difficoltà, trovano il coraggio
di continuare a innovare e a competere sui mercati internazionali.
Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve
declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove
tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza,
semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni.
Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro ma piuttosto la tenace
mobilitazione di tutte le risorse della società italiana.
Parlare di unità nazionale significa, allora, ridare al Paese un orizzonte di speranza.
Perché questa speranza non rimanga un’evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami
che tengono insieme la società.
A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come
all’estero.
Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso.
Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro
Paese.
La strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione, quando
sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita
pubblica.
La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della
partecipazione, mentre dalla società emergono, con forza, nuove modalità di espressione
che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti.
Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento.
La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Un risultato prezioso che
troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti.
I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei.
Rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di
cambiare.
A loro, in particolare, chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero
comunità nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare.
L’idea, cioè, che in queste aule non si è espressione di un segmento della società o di
interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al
servizio del Paese.
Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità.
Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come
servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti.
E’ necessario ricollegare a esse quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed
estranee.
La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando
le formule più adeguate al mutamento dei tempi.
E’ significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso
di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione.
Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua
sovranità, desidero esprimere l’auspicio che questo percorso sia portato a compimento con
l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia.
Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico.
Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del
processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie
procedurali di una corretta dialettica parlamentare.
Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un’altra priorità è costituita
dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento.
Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un
arbitro, del garante della Costituzione.
E’ una immagine efficace.
All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere
-
e sarà
-
imparziale.
I giocatori lo aiutino con la loro correttezza.
Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione.
La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione.
Nel viverla giorno per giorno.
Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una
scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro.
Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro.
Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le
nuove tecnologie e superando il divario digitale.
Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici.
Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace.
Significa garantire i diritti dei malati.
Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale.
Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi.
Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e
discriminazioni.
Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità.
Significa sostenere la famiglia, risorsa della società.
Significa garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia.
Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono
l’Italia dal nazifascismo.
Significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in
quella economica, nella sfera personale e affettiva.
Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità.
La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute.
La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile.
Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini.
Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato.
Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci.
L’attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto
inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti:
«
Uomini di buone maniere, ma di cattive
abitudini
»
.
E’ allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche
storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e
sopraffazioni, calpesta diritti.
Dobbiamo incoraggiare l’azione determinata della magistratura e delle forze dell’ordine
che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata.
Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e
Paolo Borsellino.
Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E
una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.
Altri rischi minacciano la nostra convivenza.
Il terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie
in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti.
Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio
Oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi.
Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e
dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile
attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era
un nostro bambino, un bambino italiano.
La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo da tempo chiuso
dalla storia. Va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio
credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa.
Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra
religioni o tra civiltà sarebbe un grave errore.
La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di
democrazia, di tolleranza e di convivenza.
Per minacce globali servono risposte globali.
Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli Stati
nazionali.
I predicatori d’odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di
comunicazione più sofisticati, che sfuggono, per la loro stessa natura, a una dimensione
territoriale.
La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse.
Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo un auspicio
di intensa collaborazione anche in questa direzione.
La lotta al terrorismo va condotta con fermezza, intelligenza, capacità di discernimento.
Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza: lo Stato deve assicurare il
diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura.
Il sentimento della speranza ha caratterizzato l’Europa nel dopoguerra e alla caduta del
muro di Berlino. Speranza di libertà e di ripresa dopo la guerra, speranza di affermazione
di valori di democrazia dopo il 1989.
Nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro
ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L’Unione Europea
rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera
Unione politica va rilanciata, senza indugio.
L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio
europeo di libertà, sicurezza e giustizia.
Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le
carestie generano ingenti masse di profughi.
Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro
proprio nell’Europa del diritto e della democrazia.
E’ questa un’emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l’Unione Europea
più attenta, impegnata e solidale.
L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari
livelli, per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo.
A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace,
che vede impegnati i nostri militari in tante missioni,
¬
deve essere consolidata con
un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni
sforzo è destinato a vanificarsi.
Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra
politica estera e di sicurezza, rivolgo un sincero ringraziamento, ricordando quanti hanno
perduto la loro vita nell’assolvimento del proprio dovere.
Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due
nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una
conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in Patria.
Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa
opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo.
Di tre italiani, padre Paolo Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli non si hanno
notizie in terre difficili e martoriate. A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la
vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all’augurio di fare presto ritorno nelle loro
case.
Onorevoli Parlamentari, Signori Delegati,
Per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i
giorni: l’ ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo.
Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i
volti degli italiani:
il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi.
i volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle
loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti.
Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto.
Il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello
di chi continua a investire nonostante la crisi.
Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri.
Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di
chi cerca una via di riscatto.
Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche,
culturali e religiose.
Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero,
sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova
speranza verso un futuro di serenità e di pace.
Viva la Repubblica, viva l’Italia!
Palazzo Montecitorio, 03/02/2015

LO SPECIALE DI PORTA A PORTA BATTUTO DA MARIA DE FILIPPI (DAGOSPIA)
Si parla tanto di riformare la Rai ma la vera riforma che andrebbe fatta sarebbe quella di liberarla dalle ingerenze politiche. Ma coi fatti, non solo a parole. Liberarla dalla schiavitù delle lottizzazioni e dall’equivoco servizio pubblico. La gente è nauseata dalla politica. È un dato di fatto. Tutti i politici hanno perso credibilità. La crisi economica è pesante per molte famiglie. Per loro la tv resta l’unico svago.



mattarella e il giuramento mattarella e il giuramento

In prima serata, dunque, meglio guardare una fiction, una partita o un programma di intrattenimento piuttosto che un talk con quei politici che continuano a dire sempre le stesse cose, accusandosi a vicenda e senza risolvere i problemi. A ragion di popolo la prima serata dovrebbe essere vietata alla politica. Altrimenti si prendono schiaffi dai competitor.



LA BATOSTA

Raiuno al 10% è una vergogna per Viale Mazzini. È come se la Juventus perdesse con il Cesena. Però apriti cielo se non si organizzano trasmissioni politiche ad hoc. Si viene meno al servizio pubblico. Ricordate il baccano per il mancato programma dopo l’attentato di Parigi? Nonostante Rainews avesse garantito la diretta a getto continuo. Bastava solo pigiare il ditino sul telecomando (a ricordarcelo c’erano pure i rulli coi sottotitoli nei canali generalisti Rai). E invece scoppiò la bufera.

MATTARELLA MATTARELLA



Per l’elezione del presidente della Repubblica viale Mazzini non ha voluto rischiare la cagnara. Ed ecco che il sempre pronto Bruno Vespa ha organizzato il Porta a Porta speciale di sabato sera. Nella serata più importante di Raiuno. A chiudere una giornata piena di speciali. Ebbene Mattarella e Vespa sono stati asfaltati da Maria De Filippi che su Canale 5 è volata negli ascolti con C’è posta per te (5.792.000 spettatori in media, pari al 26,76% di share) mentre a vedere Vespa ce n’erano 2.305.000 (10,47%).



Un altro schiaffo per Raiuno. La sera dopo il flop della Carrà, il cui talent continua a scendere di share (2.925.000 spettatori, il 12,53%, nella terza puntata). Vespa è riuscito a superare di poco L’era glaciale 3 su Italia 1. Morale della favola: così si affossa la rete ammiraglia che non dovrebbe essere gambizzata con il servizio pubblico in prima serata. O si fa in seconda oppure c’è il prime time di Raidue.

MENTANA SENZA LUCE IN STUDIO MENTANA SENZA LUCE IN STUDIO



IL RISCATTO DI MENTANA

Sono andate meglio alcune maratone del mattino e del pomeriggio in concomitanza con l’elezione al Colle. Un riscatto dopo i giorni delle fumate nere. Speciale Tg1: 2.741.000 (15,61%) al mattino e meglio nel pomeriggio (3.927.000 e 18,3%). Riscatto anche per Mentana su La7 (7,87% con 1.156.000 spettatori).



LA CARICA DEI 199 MILA

La Rai dovrebbe dare un premio a quei 199 mila spettatori che hanno visto la replica di Forte Forte Forte sabato sera su Rai Premium. Uno dei pochi casi in cui l’emittente del giorno dopo sia scesa sotto l’1% di share (0,76%).



filippo timi nudo filippo timi nudo

OH CHE BEL CASTLE

I detective di Castle continuano a fare meglio dei camorristi di Gomorra. Sabato sera la serie di Raidue è stata vista da 1.814.000 spettatori (6.74%) contro i 1.301.000 (5.04%) del primo episodio della serie tanto cara a Saviano, in onda su Raitre, che continua ad andare meglio nel secondo episodio (1.543.000 e 7,19%).



TALK, LE SITCOM DI CODA FANNO RISALIRE GLI ASCOLTI

Dovendo prolungare l’orario della trasmissione anche per tutta la seconda serata, che cosa si sono inventati quest’anno i talk? Le short sitcom prima dei titoli di coda. Ebbene, sia per Ballarò sia per La Gabbia la media degli ascolti risale proprio grazie alle performance de Il Candidato con Filippo Timi e di Giuseppe Longinotti nei panni del Senatore Codazzo (8% di share alle 23:55 di domenica sera). Giannini e Paragone ringraziano.



IL CHIERICHETTO POLETTI

GIULIANO POLETTI GIULIANO POLETTI

L’attuale ministro del Lavoro da bambino faceva il chierichetto e vendeva l’Unità. Giuliano Poletti l’ha confessato a Soul, il programma con Monica Mondo in onda) su Tv2000. Tutto per “colpa” di suo zio, segretario del partito, che prima litigava col parroco e poi ci fumava assieme.

GOSSIP DI DAGOSPIA
(ANSA) - Siparietto al Quirinale tra il Cavaliere e Rosi Bindi. Durante il rinfresco che ha seguito la cerimonia di insediamento del nuovo Presidente Renato Brunetta si avvicina con la Presidente dell’Antimafia a Berlusconi. Matteo Renzi, temendo le scintille, si scansa e spiega: "qui accanto c’è il terzetto Brunetta, Bindi, Berlusconi".



Il colloquio tra i due inizia sotto i migliori auspici ma il Cavaliere non resiste: "Ho visto che ha versato lacrime di commozione. Non ci aspettavamo da un uomo, pardon da una donna, come Bindi, tante lacrime". Pronta la replica della Bindi: "E io mi aspettavo da lei che fosse diventato un po’ più galante...". Berlusconi sorride e si porge verso di lei per un baciamano: "Signora, io sono sempre galante...".





2.BERLUSCONI, COME STA PATTO? NON LO SO, VALUTIAMO

alexis tsipras il piu giovane primo ministro greco alexis tsipras il piu giovane primo ministro greco

(ANSA) - "Come sta il Patto del Nazareno? Francamente non lo so abbiamo sempre avuto uno spirito di Stato e siamo convinti che ci vogliano riforme per il Paese. Se una proposta arriva dalla sinistra la giudichiamo e decidiamo". Così Silvio Berlusconi a margine della cerimonia di insediamento al Quirinale.



3.BERLUSCONI, NON VEDO, NON SENTO, MA RESPIRO

(ANSA) - "No vedo, non sento, non parlo". Così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, arrivando nella sala dei Corazzieri dove si tiene la cerimonia di insediamento. "Sono completamente afono, ma respiro!" dice ai parlamentari di Forza Italia che lo avvicinano.



4.MEDIASET: BERLUSCONI, STAMPA DISINFORMA

(ANSA) - "I giornali sono organi di disinformazione". Così Silvio Berlusconi ai cronisti che, a margine della cerimonia di insediamento di Mattarella, gli chiedono delle indiscrezioni secondo le quali dismetterebbe quote Mediaset.

bacio renzi berlusconi bacio renzi berlusconi



5.BERLUSCONI,NON CONOSCO MATTARELLA,SEMBRA BRAVA PERSONA

(ANSA) - "Mattarella non lo conosco ma mi sembra una brava persona". Così Silvio Berlusconi ai giornalisti, a margine della cerimonia del nuovo Capo dello Stato al Quirinale. Il leader di Fi osserva che Mattarella "ha una bella immagine e il dono della concisione, che non guasta".



6.BERLUSCONI, TSIPRAS? SU UE D’ACCORDO CON LUI

(ANSA) - "Sul fatto che questa politica europea non funziona sono d’accordo con lui". Così Silvio Berlusconi ai cronisti che gli chiedono un giudizio sull’azione in Europa del nuovo premier greco, Alexis Tsipras.



7.RIFORME: BERLUSCONI, ORA VOTO SOLO CIÒ CHE CONVINCE

(ANSA) - "Noi siamo sempre gli stessi e finora abbiano votato sì per amore di riforme, ma da oggi voteremo sì solo a ciò che ci convince". Lo ha detto Silvio Berlusconi al Quirinale parlando del futuro delle riforme.

BERLUSCONI E ROSI BINDI AL QUIRINALE BERLUSCONI E ROSI BINDI AL QUIRINALE



8.BERLUSCONI,CENTRODESTRA?IO CONFINATO,QUANDO GATTO NON C’È...

(ANSA) - "Beh... che volete, mi hanno confinato ad Arcore. E sapete come dice il proverbio ’quando il gatto non c’è i topi ballano’ ". Lo ha detto Silvio Berlusconi ai giornalisti parlando al Quirinale del caos che si registra nel centrodestra.