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 2015  febbraio 01 Domenica calendario

LA FIABA DI MICHAELA, LA BALLERINA CON LE MACCHIE BIANCHE

«Non ho mai considerato la mia vita diversa da quella degli altri. Ero troppo assorbita dalla mia infanzia di piccola pikin , un’orfana affamata, spaventata e tenacemente aggrappata alla vita e al sogno di diventare ballerina». Eppure il destino ha avuto la mano pesante con Michaela DePrince, oggi ventenne e autrice, con la madre adottiva Elaine del libro Ora so volare , in uscita il 3 febbraio edito da Mondadori.
La sorte le ha servito un calvario di avversità, iniziate come il peggiore degli incubi in Sierra Leone durante la guerra civile. La vitiligine che ancora le macchia visibilmente la pelle nera, sul suo corpo di bambina fu letta, da occhi accecati dalla superstizione, come la firma del demonio: «Bimba diavolo! Bimba leopardo! Non voglio che mi attacchi le tue macchie», le urlavano. Allora Michaela si chiamava Mabinty e, nel giro di pochi mesi, perse i genitori: il padre minatore che ne incoraggiava l’intelligenza, in un villaggio dove nascere femmina era considerato una sventura, venne ucciso dai debils , i ribelli del Fronte Unito Rivoluzionario, mentre la madre morì dopo essere passata, con Mabinty, sotto la tutela del violento cognato Abdullah, seguace osservante della Sharia. Fu quest’ultimo, ossessionato dalla strana nipote che, ad appena quattro anni, parlava la lingua araba e quattro dialetti, a vendere Mabinty all’orfanotrofio, dove la piccola subisce sevizie. Finalmente, però, il destino la ripaga: due pensionati americani, genitori già di cinque figli, l’adottano. E negli Usa Mabinty rinasce come Michaela DePrince e realizza il sogno accarezzato fin dalla più tenera età. «Amo la danza, specie quella classica — dice —. Il balletto è felicità, una passione profonda. Non la considero un riscatto del mio passato, è semplicemente ciò che amo».
Oggi Michaela è un Cigno Nero anche a dispetto di chi, in America, vede le ragazze di colore relegate all’hip hop e alla danza di strada: ingaggiata in Olanda dalla compagnia junior del Dutch National Ballet, si è esibita con il Dance Theatre of Harlem di New York, dopo essersi formata nell’esclusiva scuola Jacqueline Kennedy Onassis dell’American Ballet Theatre.
«Nessuno nel mondo del balletto mi ha mai chiesto di nascondere, con il trucco, la vitiligine. Quando ero ragazzina, mia madre Elaine mi disse che le macchie in scena sembrano polvere di stelle. Mi ha fatto sentire bene con me stessa. Il futuro? Qualsiasi cosa farò, so che vorrei essere come lei: coraggiosa e piena di sogni».