Diodato Pirone, Il Messaggero 1/2/2015, 1 febbraio 2015
«ALLA CONSULTA SERGIO GIURISTA SCRUPOLOSO NESSUNO SI ILLUDA CHE POSSA OFFRIRE SPONDE»
ROMA Professor Cassese, lei ha lavorato fianco a fianco con Sergio Mattarella come Giudice Costituzionale. Che giudizio se n’è fatto?
«Posso parlare della persona e non dell’attività del giurista perché, come è noto, i lavori della Corte sono coperti dal riserbo e non posso violare segreti».
Allora iniziamo a parlare del ”collega” Mattarella.
«Ho trascorso nove anni alla Corte, che ho lasciato pochi mesi fa, mentre Sergio Mattarella è arrivato nel 2011. Grosso modo abbiamo lavorato insieme per tre anni e dunque la nostra non è stata una collaborazione superficiale. Debbo aggiungere che ci conoscevamo bene da molti decenni».
E dunque?
«E’ stato un giudice di primordine. Fin dal primo giorno ha dimostrato una grande conoscenza delle materie che arrivavano alla Corte e una grande capacità di studio».
Capacità di studio?
«Si, certo. Le questioni sono molte e bisogna conoscerle a fondo. Tutte, senza eccezione. I giornali parlano solo delle sentenze più importanti della Corte Costituzionale, ma in realtà la Consulta emette più di 300 decisioni l’anno; si va da materie di grande richiamo, come la legge elettorale, agli usi civici. Ma ogni sentenza richiede conoscenza della materia e posso dire che Mattarella ha dimostrato di essere un giurista di razza».
Un esempio? Può riferire qualche episodio? Sarebbe interessante conoscere il pensiero di Mattarella sulla legge elettorale, il Porcellum, che avete giudicato incostituzionale.
«Beh, una mattina...però...davvero non posso raccontare dettagli, anche piccoli. Posso dire che la capacità d’analisi, la conoscenza del diritto e il tratto umano di Mattarella lo hanno sempre distinto».
E cioè?
«La Corte è un ambiente complesso. Ci si trova a lavorare insieme per giornate intere ad intervalli di due settimane. Non è semplice. E poi si sa che non sono rari i casi di grandi giuristi la cui attitudine è per il lavoro in solitudine. Ecco, Mattarella invece ha partecipato sempre in una maniera collaborativa al collegio composto da 15 persone, dove il garbo, la cortesia e il modo di presentare le cose sono molto importanti. In quella che gli americani chiamano ”conference room” bisogna sapersi far apprezzare per la qualità dell’argomentazione e lo sviluppo degli argomenti».
Mai un sussulto? Una battuta? Una frecciata?
«L’amabilità è un tratto del carattere che Sergio Mattarella possiede in misura maggiore rispetto a tanti altri. Senza dubbio si è integrato molto bene nel corpo della Corte Costituzionale».
E il professor Mattarella?
«Stiamo parlando di una persona che è stato per una ventina d’anni ricercatore e studioso di diritto parlamentare e di diritto costituzionale. Poi professore di queste materie. Ha scritto tre libri. Poi è stato parlamentare per 25 anni, sette dei quali trascorsi anche come ministro. E’ troppo banale dire che il presidente Mattarella le cose le sa? Piuttosto...».
Piuttosto?
«Segnalo che il presidente Mattarella si è occupato a fondo di diritto regionale che poi, tra l’altro, è uno degli argomenti che la Corte Costituzionale negli ultimi anni ha dibattuto più spesso. In sintesi posso solo ribadire che Mattarella è collocabile nel gruppo dei migliori giudici costituzionali come qualità personali e di giurista».
Ma le posizioni del Mattarella giurista che tipo di presidente della Repubblica lasciano prefigurare? Ed è ipotizzabile che il presidente Mattarella, con la sua esperienza di giudice costituzionale, possa in qualche modo fare da sponda o accompagnare interventi sulle riforme già avviate come quella elettorale e quella della Costituzione?
«Come lo si può pensare conoscendo la correttezza dell’uomo e la sua esperienza di costituzionalista?».
Fra coloro che non hanno approvato il testo della legge elettorale appena varata dal Senato si parla apertamente di possibile incostituzionalità di alcune parti del testo.
«Su questo deciderà, se adita, la Corte. A me pare che la legge elettorale in corso di approvazione per certi versi si innesti proprio sulla legge che porta il nome del nuovo presidente, il mattarellum».