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 2015  febbraio 01 Domenica calendario

LA COLF CHE HA EREDITATO IL PATRIMONIO DELLA HACK

Quando Eda Gjergo - bambina albanese con il naso sempre all’insù e lo sguardo ipnotizzato dalle stelle - a dieci anni (era il 2000) decise di scrivere una lettera alla grande astrofisica Margherita Hack, non immaginava certo che in quell’istante la sua vita stesse cambiando. Quella ragazzina, fuggita da casa con la mamma nel ’91 su un barcone con destinazione Brindisi, prese carta e biro, raccontò - con entusiasmo e innocenza - la sua passione per il cielo e imbucò la busta. Fiduciosa. Inaspettatamente, poco tempo dopo, ricevette una risposta e iniziò così un fitto rapporto epistolare. Poi, a Firenze, l’incontro. Eda, trasferitasi nel frattempo a Duino (alle porte di Trieste) in un collegio internazionale, e Margherita, affermata scienziata, insegnante di astronomia all’Università di Trieste e prima donna a dirigere un osservatorio astronomico, diventarono amiche e colleghe. Tanto che nel 2007, dopo aver vissuto e lavorato insieme per due mesi, scrissero il libro Così parlano le stelle (Sperling&Kupfer). Già, il 2007. Anno della svolta, per Eda. Perché a novembre Aldo De Rosa, marito della scienziata, cadde e si ruppe un femore, mentre a dicembre Margherita fu operata al cuore (tre bypass). Risultato: i due, 87 e 85 anni, da sempre indipendenti e abituati a vivere soli, ebbero bisogno di qualcuno che li aiutasse a gestire la casa di Trieste e l’immenso giardino. Fu quasi automatico pensare a Tatjana Gjergo, la mamma Eda. Che in poco tempo - un po’ infermiera e un po’ domestica - diventò punto di riferimento di casa Hack. Una di famiglia. Anzi, l’unica di famiglia visto che ora, dopo la morte di Margherita (29 giugno 2013) e del marito (26 settembre 2014) si è scoperto che proprio la badante ha ereditato l’intero patrimonio di 500 mila euro. A deciderlo è stato proprio Aldo De Rosa, che ha lasciato le sue ultime volontà nel testamento aperto da poco. E intorno al quale, però, si è già creato un giallo. Perché - come ha scritto il quotidiano triestino Il Piccolo, differiva dalle ultime volontà della Hack, espresse in altri due testamenti olografi, con cui la scienziata disponeva di devolvere importanti somme - due lasciti di 20 mila euro - in favore di associazioni di volontariato per la cura degli animali: l’Astad, il gattile di Giorgio Cociani e l’Enpa. Alla Gjergo, ha spiegato ancora il quotidiano, sarebbero dovuti andare 100mila euro e la casa, «alla morte mia e di Aldo... Le somme rimanenti andranno divise in parti uguali fra gli enti e le persone sopracitate... i beni minori, libri non catalogati e riviste, alla biblioteca comunale a cui vanno già tutti i libri catalogati». Dopo il decesso della scienziata, però, il marito avrebbe scritto un proprio testamento in cui disponeva che l’intero patrimonio venisse lasciato a Tatjana, che poi si è presa cura di lui - malato di Alzheimer - fino alla fine. De Rosa era in precarie condizioni di salute e per lui, dopo la morte della moglie, il giudice aveva designato un amministratore di sostegno. Ma non era stato interdetto: essendo titolare del patrimonio, quindi, ne ha disposto secondo la sua volontà. Contraddicendo però quelle della moglie. «Avremmo voluto che si fossero realizzati i desideri di Margherita. Ma non solleveremo polveroni», dice Giorgio Cociani, presidente del gattile cui erano stati promessi 20mila euro. «Tatjana? Bisognerebbe farle capire che non si è comportata nel modo in cui si sarebbe comportata Margherita. Ci siamo trovati di fronte a uno stravolgimento totale della volontà della Hack. Margherita se n’è sempre fregata dei soldi e non sapeva di non poter disporre post mortem del suo patrimonio».