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 2015  febbraio 01 Domenica calendario

IL MARITO È MORTO PER IL JIHAD MA ALLA VEDOVA CHIEDONO L’IVA

LONGARONE (BELLUNO) È stato dichiarato morto da tutti: dall’ex moglie, che ne ha riconosciuto il cadavere in fotografia. Dai servizi segreti e dal Viminale, che già un anno fa avevano inserito il suo nome nella lista dei foreign fighters deceduti. È morto per tutti, Ismar Mesinovic, l’imbianchino bosniaco di 36 anni trasferitosi nel Bellunese nel 2009 e ucciso da un cecchino ad Aleppo, in Siria, mentre combatteva contro il regime di Assad. Al fisco e al Comune di Longarone - dove il jihadista aveva vissuto per qualche anno assieme alla moglie cubana, Lidia Solano Herrera - di questo decesso non è però arrivata alcuna notizia. Perciò la vedova (che ufficialmente non può ancora considerarsi tale) non può chiudere la partita Iva del defunto. Deve continuare a sostenere tutte le spese, saldare gli arretrati, e non può chiedere proroghe sulle scadenze: le tasse sono tasse. In caso contrario, come tutti i contribuenti italiani, si troverebbe alle prese con solleciti e cartelle esattoriali. Al momento sembra non esserci soluzione: l’amministrazione bellunese non ha ricevuto nessun certificato di morte dalla Siria. Fino a quando non arriverà il documento, Ismar Mesinovic per il Comune di Longarone (e per l’Agenzia delle entrate), continuerà ad essere vivo e a lavorare come imbianchino. Per il fisco proseguirà la propria attività di libero professionista e dunque sarà tenuto a pagare regolarmente le tasse. Se non fossimo abituati agli incredibili casi di malaburocrazia che ormai si verificano quotidianamente nel nostro Paese, verrebbe quasi da non credere alla storia. Il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, dice che c’è la massima disponibilità da parte dell’amministrazione ad aiutare la signora a risolvere il pasticcio, ma sottolinea anche che il certificato di morte è un atto fondamentale: «Ci auguriamo di poter avere al più presto i documenti per procedere alla chiusura», aggiunge il primo cittadino. In Procura sono già arrivate richieste di chiarimento. Il legale della signora, l’avvocato Aloma Piazza, specifica che siccome Mesinovic non è morto a Longarone e che del suo cadavere non v’è traccia (se non in foto), «l’amministrazione non intende rilasciare il documento. Essendo l’uomo nato e deceduto all’estero - illustra la legale - il Comune non vuole neppure trascrivere eventuali certificati di morte che dovessero arrivare da Bosnia o Siria. Non sappiamo nemmeno dove Mesinovic sia stato sepolto. Non può aver avuto un funerale - precisa l’avvocato - ed è probabile che sia finito in una fossa comune». Lo stallo, si capisce, è totale. E la situazione potrebbe non sbloccarsi neppure nel caso in cui il documento arrivasse finalmente sulla scrivania del sindaco. La vicenda è destinata ad andare per le lunghe. La signora è pronta a rivolgersi al Tribunale di Belluno, ma i tempi della giustizia potrebbero essere parecchio lunghi. Potrebbero servire anche dieci anni, secondo il legale. Che aggiunge: «Non stiamo parlando di una persona scomparsa, ma di un uomo morto. Vorremmo che il Comune agisse in autotutela certificandone il decesso e dimostrando comprensione per la moglie e per il suo dolore». La signora Herrera vive una situazione assurda. Abbandonata dal marito immolatosi per l’Isis, costretta a continuare a pagare il Fisco in sua vece, in attesa di avere anche solo una minima notizia certa sulla sorte del figlioletto, Ismail, di soli tre anni. Il padre lo aveva portato con sé in Siria. Da allora, fino a poche settimane fa, del bambino si erano perse le tracce. Poi la Herrera, vedendo un reportage su La7, avrebbe riconosciuto il bimbo in sella a una moto assieme a un combattente dell’Isis. Gli investigatori hanno subito confermato che ci sarebbero parecchie somiglianze tra le immagini mandate in onda e le fotografie che risalgono al periodo precedente al rapimento. Ma per ora non si sa altro. Se non che Mesinovic, prima di morire, avrebbe affidato il figlio a un amico partito con lui per la Siria, Munifer Karamalesky, macedone sacrificatosi a sua volta in nome dello Stato islamico: faceva il muratore, ma sulla sua partita Iva pare che nessuno abbia sollevato problemi.