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 2015  febbraio 01 Domenica calendario

TSIPRAS, DIETROFRONT SUL SALARIO MINIMO

Tsipras inizia a frenare. Seguendo il programma di Syriza, avrebbe dovuto essere l’innalzamento del salario minimo da 450 a 751 euro lordi la primissima misura del suo nuovo governo. E invece no. In modo cauto, perché a proclamarlo troppo forte sarebbe già un esordio screditante come pochi, ma il Ministro del Lavoro Panos Skourletis ha fatto capire che prima si dovranno fare altre cose. In particolare, cercare di reintrodurre la negoziazione collettiva e le clausole contro i licenziamenti collettivi. Il salario minimo si cercherà di rialzarlo dopo, e soprattutto dopo le opportune consultazioni con le parti sociali. Altri ministeri stanno infatti cercando di incoraggiare gli imprenditori attraverso incentivi tra cui, a parte sgravi fiscali, dovrebbero esserci anche agevolazioni per i debiti che durante la crisi si sono accumulati nei riguardi della previdenza sociale. Perdonare chi non ha pagato tasse e contributi e poi imporre di aumentare i salari del 25% sarebbe come dare un robusto colpo sull’acceleratore, e nel contempo uno altrettanto robusto sul freno. Cioè, una di quelle cose per le quali i motori poi si ingolfano e le macchine si rompono. D’altra parte, anche sul fuoco dell’intransigenza acceso dal ministro delle Finanze Yanis Varoufakis quando ha annunciato la non collaborazione con la Troika Alexis Tsipras ha ora buttato abbondante acqua ghiacciata, con un messaggio e-mail citato dall’agenzia Bloomberg. «L’obbligo di rispettare il chiaro mandato del popolo greco mettendo fine alle politiche di austerità e tornando ad un’agenda di crescita, non implica in alcun modo che non rispetteremo interamente i nostri obblighi verso i crediti della Bce e del Fmi», vi era scritto. Stando a questa nuova versione, Tsipras non chiede più sconti di debito ma solo un po’ di respiro. «Sono assolutamente fiducioso che potremo presto raggiungere un accordo con benefici reciproci, sia per la Grecia che per l’Europa nel suo insieme. Abbiamo bisogno di tempo per respirare e creare il nostro programma di ripresa a medio termine, che tra le altre cose includerà l’obiettivo dell’avanzo primario di bilancio e riforme radicali per affrontare le questioni dell’evasione fiscale, della corruzione e delle politiche clientelari». Il fatto è che nel frattempo non solo è arrivato una nuova messa a punto tedesca, stavolta da parte della stessa Angela Merkel. «L’obiettivo è, adesso come prima, che la Grecia resti membro dell’eurozona», ha ribadito in una intervista all’Hamburger Abendblatt. «C’è stata una volontaria rinuncia dei creditori privati. Un nuovo taglio del debito non lo vedo. In Germania, come in altri Paesi, aspettiamo di vedere con quale impostazione il nuovo governo greco verrà da noi». Tsipras dopo una prima puntata all’estero che lo vedrà nell’altra repubblica greca e economicamente disastrata di Cipro martedì viene a vedere Renzi, ma tra i Paesi che lo hanno subito avvertito di non esagerare ci sono anche quelli di Spagna, Portogallo e Irlanda. Gli altri Pigs i cui elettorati sono evidentemente tentati dall’esempio di Syriza. In Irlanda Gerry Adams, il leader di un Sinn Féin in testa ai sondaggi, ha subito telefonato a Tsipras per proporgli un fronte comune anti-debito e paragonare la coalizione Fine Gael-laburisti al governo in Irlanda all’altra sconfitta coalizione Nuova Democrazia-Pasok. A Madrid una Podemos pure in testa ai sondaggi ha ieri misurato la sua forza con una vera e propria Marcia su Madrid. E anche in Portogallo è apparso un Podemos locale. Proprio questa evoluzione allarma però i governi di Madrid, Lisbona e Dublino, ansiosi di mostrare subito che in realtà il programma di Syriza è inapplicabile. «Non è una prospettiva che entusiasmi i Paesi che sono riusciti a risolvere i propri problemi», ha detto il primo ministro portoghese Pedro Passos Coelho sul possibile condono del debito greco: un debito in cui ci sono anche 1,1 miliardi prestati dal Portogallo. Ma la Spagna alla Grecia di miliardi ne ha prestati addirittura 26, e il ministro dell’economia spagnolo Luis de Guindos è stato il più duro dell’Eurogruppo verso le esigenze di Tsipras. «È quello che spendiamo in anno in sussidi ai disoccupati», ha ricordato. Quanto all’Irlanda, il primo ministro Enda Kenny ha osservato che per la Grecia ottenere sconti sarà «molto difficile». E sui 350 milioni che pure l’Irlanda ha dato alla Grecia: «In teoria ce li dovrebbero ridare. Ci piace pensare che ce li ridaranno».