Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 1/2/2015, 1 febbraio 2015
ANIMALETTI
Ventitré anni fa, nel gennaio 1992, un cargo proveniente dalla Cina e diretto negli Stati Uniti si imbatté in una tempesta nel Pacifico e perse tre container con 28.000 animaletti di plastica: castori rossi, rane verdi, tartarughe blu e papere gialle. Gli animaletti andarono alla deriva in direzioni diverse: chi verso l’Alaska, chi verso l’Oceania e chi verso il Cile. I primi naufraghi furono avvistati sulle coste dell’Alaska in novembre, a 3.200 chilometri dal punto del naufragio, e nei mesi successivi ne furono trovati circa 400. La cosa allertò gli oceanografi, che misero alla prova i loro modelli matematici delle correnti e dei venti, cercando di prevedere dove e quando gli altri naufraghi sarebbero approdati. La previsione più interessante fu che alcune delle cosiddette Moby Duck (con un ovvio riferimento al capolavoro di Melville) si sarebbero infilate nello stretto di Bering e sarebbero riuscite ad approdare nell’Atlantico. Ci volle una decina d’anni, ma infine alcune effettivamente arrivarono sulla costa orientale degli Stati Uniti, e nel 2007 altre raggiunsero le spiagge dell’Irlanda e della Cornovaglia. L’Odissea degli animaletti di indistruttibile plastica non è ancora finita, nel miglior stile omerico. Forse un giorno qualcuna arriverà a Itaca?
Piergiorgio Odifreddi