Alessandro Plateroti, Il Sole 24 Ore 29/1/2015, 29 gennaio 2015
LE CHIACCHIERE E LA REALTA’
La confusione politica e le incertezze finanziarie create dall’esito delle elezioni in Grecia non sono solo il risultato della vittoria di Syriza, ma soprattutto delle distorsioni - spesso strumentali - della realtà dei fatti.
Si è parlato di rischio di contagio all’Italia e alla Spagna, di scontro finale con la Germania, di uscite dall’euro e di una possibile fuga degli investitori internazionali dai mercati finanziari dell’Europa mediterranea, «inaffidabili o lenti» nelle riforme e inclini a rinnegare gli impegni.
In realtà, la situazione è critica ma non così come si rischia di percepirla. I mercati, anche grazie alla certezza dell’intervento della Bce a sostegno dei titoli di Stato europei, sanno bene che i rischi di contagio sono bassi e che eventuali perdite sul debito greco riguarderebbero soprattutto le istituzioni sovrannazionali e le banche centrali europee. E come tutti, sanno che più la posta in gioco è alta, più diktat e minacce fanno parte delle dinamiche negoziali: l’ipotesi che si la Grecia a uscire dall’euro, in questo senso, non è neppure sul tavolo. Sul tavolo c’è invece il ribilanciamento delle condizioni fissate con la ristrutturazione del debito greco nel 2012, un’ipotesi che certamente non nuoce alla Borsa: le riforme ripartirebbero con meno sacrifici e, grazie al quantitative easing della Bce, a beneficiarne sarebbero i greci e gli investitori.
Sul rischio-contagio, per ora, c’è poco da dire: i tassi italiani e quelli spagnoli sono al minimo storico su tutta la curva dei rendimenti. Più della crisi di Atene, quindi, eventuali rialzi dei tassi di BTp e Bonos sarebbero legati più alle prese di profitto degli investitori che alla paura di uno tsunami finanziario. Ma attenzione al killer-factor: lo scenario è valido solo se Tsipras ridimensiona le pretese (come sembra aver fatto ieri), o se non è l’Europa a espellere la Grecia dall’euro. In tal caso, il contraccolpo andrebbe ben oltre Italia e Spagna e per i mercati sarebbero guai.
Per non perdere l’orientamento tra chiacchiere e realtà, ecco una mini-guida antipanico da conservare fino a quando la crisi greca avrà il suo epilogo.
Mito: Come nel 2011, i mercati europei saranno presto contagiati dal crollo di quello greco.
Realtà: Atene è sulla lama del rasoio, ma Italia e Spagna sono ancora al sicuro. Il rischio di uno stallo prolungato dei negoziati tra Tsipras e la Ue - non ancora quello di un default - ha spinto ieri i tassi greci a lungo e a breve oltre i livelli di guardia (il triennale è arrivato al 17%, il decennale poco sopra il 10%):i bond greci restano però ancora ben lontani dalle vette raggiunte nel 2011 e 2012 (20% per il decennale) e sono ancora al di sotto dei livelli massimi dal 2013 toccati all’inizio di gennaio sulla prospettiva della vittori di Tsipras. I BoT e i BTp (come i Bonos spagnoli) sono invece ben distanti. Malgrado le tensioni su Atene, il BTp decennale è ancora il titolo di Stato che ha reso di più in Europa da inizio gennaio (+3%): con un tasso dell’1,6%, resta ben lontano non solo dal 7% del 2011, ma anche dal 2,9% di appena un anno fa. E ieri il Tesoro ha collocato 7 miliardi di BoT in offerta, con rendimenti al minimo storico: 0,16% contro lo 0,297% di dicembre. Per la Spagna, vale sostanzialmente lo stesso discorso: i tassi sono caduti talmente in basso che eventuali rialzi andrebbero sicuramente attribuiti ai realizzi di profitto.
Le Borse sono un discorso a sè. Sulle azioni europee - ancora vicine ai massimi di 7 anni - pesano più i rischi di una correzione dovuta ai livelli stratosferici raggiunti dalle valutazioni dopo 5 anni di rally che la paura di un contagio greco. La volatilità è infatti altissima già da mesi e l’abbondanza di liquidità favorisce mosse repentine su titoli e mercati. Nel complesso, 22 indici borsistici europei sono oggi in rialzo sia sull’inizio dell’anno sia sui 12 mesi, mentre solo 4 indici sono negativi da gennaio (tra questi la Grecia) e 6 sulla performance di un anno.
Mito: Il leader di Syriza è pronto a uscire dall’euro e a non pagare il debito agli investitori privati se le sue condizioni non fossero accettate.
Realtà: Tsipras non ha alcuna intenzione di sfidare gli investitori privati nè di uscire dall’euro, comunque finisca il negoziato. Sia il premier sia il suo neo-ministro delle finanze Yanis Varoufakis hanno ripetuto anche ieri che le rinegoziazioni con la Ue non riguarderebbero i bond degli investitori privati , nelle cui mani c’è solo il 20% del debito greco: il restante 80% da ribilanciare è invece in portafoglio a Bce, Fmi, Ue e alcune banche centrali: l’Europa è disponibile a rivedere le condizioni dei prestiti come fece nel 2012, ma non intende trattare sulla richiesta di tagliare il debito.
Mito: Tsipras punta a un’alleanza con i partiti anti-euro europei per sfasciare l’Eurozona.
Realtà: Syriza non ha nulla a che fare con il Front National della Le Pen nè con la Lega italiana: per Tsipras l’Europa è la casa dei greci e l’euro non è neppure in discussione. E anche ieri ha ribadito che Atene tornerà alla dracma solo se sarà l’Europa ad espellere la Grecia dall’euro.
Tutto qui. Il rientro dall’emergenza è ora nelle mani dell’Europa e di Tsipras. E a chi teme la Germania, un buon suggerimento lo ha dato proprio il temuto nuovo ministro delle finanze Varoufakis: «I politici tedeschi - ha detto in una recente intervista - abbaiano sempre più forte del morso che poi danno».