Pierangelo Molinaro, La Gazzetta dello Sport 24/1/2015, 24 gennaio 2015
PARIS IL MAGNIFICO
Karl Schranz, leggenda dello sci austriaco ormai ultrasettantenne, ha ancora l’occhio lungo sulla velocità e dice senza timore: «Uno così nello sci nasce ogni vent’anni». C’è da credergli e probabilmente dobbiamo convincerci che Dominik Paris è una farfalla che solo adesso comincia a rompere il bozzolo. La vittoria di ieri nel superG di Kitzbuehel ci dà una nuova dimensione del campione della Val d’Ultimo, a cui Mamma Natura ha dato forza e piedi sensibili. E questo ragazzo, dopo le prime curve della vita, ci ha messo il resto, capendo che la neve e lo sci potevano cambiare la condizione della sua famiglia. La vittoria nel superG di ieri a Kitzbuehel, in quella specialità che sino alla scorsa stagione non riusciva ad interpretare, ci dà l’idea degli enormi progressi che Paris ha compiuto con anni di duri allenamenti. Progressi tecnici, fisici, di consapevolezza nei propri mezzi. Il coraggio non gli è mai mancato, ma pure questo va disciplinato, vissuto con intelligenza perché un errore a 130 km/h può costare carissimo.
IL MIRACOLO La fotografia di questo primo successo in superG è sulla parte finale della Streif, uno dei passaggi leggendari della Coppa del Mondo, dal salto dell’Hausberg all’arrivo, il volo da paura, il tuffo cieco nella terribile diagonale, la curva che immette sul lunghissimo muro finale. Spiega Innerhofer con sincerità: «La differenza fra noi sta tutta nel come siamo stati capaci di tenere il piede sull’acceleratore in quegli ultimi secondi. Io l’ho alzato leggermente, lui l’ha tenuto giù, pesante come una pietra». Ai giornalisti austriaci che gli chiedevano il segreto per vincere a Kitzbuehel nella sua lingua madre ha lanciato la battuta: «Se sei in forma, tiri fuori le palle e parti». Ma è una spiegazione un po’ semplicistica per una gara decisa sui particolari minimi. Alla vigilia, già con un piano in testa, aveva detto: «Su questa pista conta la tecnica, ma nei punti decisivi conta la testa. Più hai fiducia in te stesso, più ti butti dentro».
LA MENTALITA’ Il montaggio televisivo delle discese sovrapposte con l’austriaco Matthias Mayer, secondo alla fine per soli 6/100, e l’azzurro, mostra che il sorpasso decisivo è avvenuto nell’ultima grande curva a destra in uscita dall’Hausbergkante sul muro finale. Paris è passato all’interno della linea del campione olimpico della discesa che non è più riuscito a riprenderlo. Oltre alla tecnica raffinata emerge un altro fattore importante per comprendere la sua evoluzione: il pensare positivo. La scorsa settimana si è piazzato 19° a Wengen. «Ho sbagliato la prima curva - raccontava - e per far correre gli sci sono finito in neve fresca. Quella velocità non l’ho più recuperata. Ma visto che mi copiano, anche Mayer è passato di lì...». Dominik non è stato a contorcersi sull’errore e la giornata storta, le ha dato un calcio, ha affrontato le prove con tanta attenzione («Questa pista merita rispetto, devi capirla bene prima di sfidarla») e ieri nei punti chiave si è presentato con il massimo della fiducia.
LA STORIA Quanta strada ha fatto questo ragazzo che può essere di esempio per molti. Non è nato in una famiglia ricca, con le cattive compagnie era diventato un «bad boy», beveva e combinava casini nel locali. La redenzione è stata dura, tre mesi isolato in una malga di alta montagna sul passo dello Spluga dove poteva parlare solo con le mucche. Ed al ritorno ha avuto la fortuna di incontrare persone, come l’attuale responsabile delle prove tecniche Raimund Plancker e il preside del liceo sportivo di Malles, che gli hanno fatto capire che lo sci poteva cambiargli la vita. Dominik ha avuto l’umiltà e l’intelligenza di metabolizzare quelle parole. E sapeva di avere talento. Scivolava come pochi, aveva la forza di un toro, ma era cicciotto. Nel 2010 a 20 anni fu il più veloce nella discesa della combinata, ma poi si incartò fra i pali dello slalom, 13°. Pesava più di 110 kg, perché tende ad ingrassare.
LA TRAGEDIA Ma piano piano il suo fisico lo ha rimodellato, perdendo ciccia e incrementando i muscoli. La prima vittoria nel dicembre 2013 in discesa a Bormio sulla Stelvio, quindi quella qui a Kitzbuehel che lo lanciò verso l’argento mondiale di Schladming. Doveva essere un’estate dolce dopo questa consacrazione, la soddisfazione di aver comperato casa a mamma, il sogno di una tutta sua. Ma ad aprile in quelle curve della Val d’Ultimo moriva il fratello, un incidente con la moto che Dominik gli aveva regalato. Domme ne parla poco, ma quel lutto è ancora un buco nella sua anima. La speranza che non fosse un peso nella sua carriera veniva subito confermata nel novembre 2013 con la vittoria nella discesa di Lake Louise, in Canada, ma bastava una caduta a dicembre nelle prove della discesa della Val Gardena per mandare all’aria la stagione. La sosta forzata gli ha fatto prendere 4 chili e con quelli addosso addio.
LA NOVITA’ Grande discesista, ma Paris non ingranava proprio con il superG: «Soffro le curve strette», confessava. Immaginatevi la sorpresa quando a novembre si è piazzato terzo in questa specialità a Lake Louise. Un caso? No, la sua prima parte della stagione è stata incredibile: altri due terzi posti, un secondo nel superG della Val Gardena, dove il ricordo dell’infortunio dell’anno precedente avrebbe potuto frenarlo. E ieri la prima vittoria nel tempio di Kitzbuehel. «E’ fantastico - esclama -, i miglioramenti fatti in questa specialità neppure io li potevo immaginare. E poi la prima vittoria, proprio qui... Il gusto? E’ diverso rispetto alla vittoria in discesa di due anni fa, ma questo successo mi dà ancora più fiducia per le prossime gare e per i Mondiali». Ma davanti ha già la discesa. E’ il primo italiano a fare doppietta in velocità a Kitz, chissà che diventi una tripletta...