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 2015  gennaio 27 Martedì calendario

ZOLA: «IL CAGLIARI RINATO È IL MIO REGALO ALLA SARDEGNA»

A volte ritornano. E meno male: Gianfranco Zola, come dieci anni fa quando giocava, si è trasferito da Londra a Cagliari. «Ricordo che quando mi sostituivano, brontolavo. Lo dico perché oggi ammiro Conti, grande professionista che lavora sodo e dà l’esempio». Sul finire dell’anno scorso, Zola, ormai allenatore, aveva alle costole tre club inglesi, Crystal Palace in testa: a Natale ha accettato la panchina del Cagliari. «Sono strafelice della mia scelta. Mi inorgoglisce far parte di un progetto ben congegnato, anche in prospettiva. Il contratto? Fino a giugno, poi ne riparliamo». Il baronetto della Regina si gode il 2-1 al Sassuolo, seconda vittoria di fila in casa. Golf, tè e biscotti. La classifica è stata rimessa abbastanza in sicurezza. «Il primo mini-obiettivo era il quartultimo posto. Ora, va aumentato il divario che ci separa dalla terzultima posizione e agguantata qualcuna di quelle squadre che ci precedono. Non illudiamoci: sarà dura, ci saranno momenti difficili. Con il Sassuolo è stato solo un passettino importante. Ci attendono altre 18 falcate». Da gestire con l’inseparabile Casiraghi: «Io e Gigi ci integriamo bene». Macarones de busa al ragù di cinghiale e porcetto per convincerlo a venire al Cagliari? «Sì, con porzioni piccole. Altrimenti si abitua male».
Zola, perché ha scelto di tornare?
«È stata una scelta di cuore, sogno e scommessa assieme. Per rimettermi in gioco con la squadra e i colori della mia terra. Mi piace trovare stimoli. E poi, mi ha convinto il progetto del presidente Giulini: vogliono pensare e dedicarsi a un calcio propositivo, pulito, che tenga conto dei giovani».
Nel 2003 disse sì a Cellino lasciando di sasso gli arabi del Qatar, Mourinho e il Chelsea.
«Una storia a buon fine. Risalimmo in Serie A, giocammo un gran campionato. È stata un’esperienza indimenticabile».
Per non farsi mancare niente chiuse la carriera da calciatore con una doppietta in casa della Juve campione d’Italia con Ibra, Del Piero e Nedved.
«Forse, un segno del destino. So di essermi divertito tanto».
Zola, domenica relax in salotto. Ieri a Sassari con la Dinamo, a raccontare la sua storia a tremila ragazzini.
«Tutto è nato tra Corrasi di Oliena, Nuorese e Torres: anche qui devo ringraziare tantissime persone che hanno creduto in me».
Al presidente Giulini che cosa dice?
«So che ha la squadra di calcio a sette. Quando vuole, noi dello staff siamo pronti. Battute a parte, abbiamo un’intesa perfetta. Mercato incluso».
Palermo escluso, 7 punti in 3 partite. Soddisfatto?
«A Palermo abbiamo avuto 75 minuti di blackout. Poi 20 col Cesena e 10 a Udine. Col Sassuolo c’è stata più continuità. Inoltre, a un club forte come quello di Di Francesco non segni il 2-1 a dieci minuti dalla fine se non hai la convinzione giusta. Siamo stati uniti e determinati».
E adesso, l’Atalanta. Altra gara da mal di testa.
«A Bergamo mi spiace non avere Ekdal e Rossettini (che sono squalificati, ndr). Ma prepareremo bene la partita e andremo lì per proseguire la costruzione di un gruppo che ha intensità, è solido e difende da squadra. Ancora manchiamo in sicurezza. Ma appena staremo in acque tranquille, salirà il baricentro e anziché giocare la palla con i difensori e il mediano, la manovra passerà più spesso attraverso il mediano e le mezzeali».
Atalanta, Roma in casa, Torino fuori, Inter al Sant’Elia: un inferno.
«Una per volta, senza fasciarci la testa, sereni. Sono fiducioso, e con me i ragazzi».
Passo indietro. Cosa c’è dietro il sì a Giulini?
«Voglia di lavorare nella mia regione e contribuire a un progetto che, anche per le attenzioni ai giovani, mi è subito piaciuto. Inoltre, ho trovato una squadra ben allenata che non ha avuto quel che meritava anche per episodi sfavorevoli».
Come nasce il modulo con i due trequartisti?
«Dalla necessità. Ci siamo trovati senza Ibarbo, Sau e Cossu. Premesso che con me chi sa giocare a calcio, va in campo sempre, serviva qualità, non potevo sprecare Ekdal e Joao Pedro a correre sulla fascia. Attaccare e difendere con molti giocatori che si muovono vicini. Così si ha più densità e si coprono le lacune tecniche».
Col Sassuolo, gol partita di Cop. Sorpreso?
«Il contrario: è un rapace da area. Così come Farias. Sono rapidi e aggressivi. Mi piacciono».
Ma con Sau in campo è più facile per tutti.
«Marco è unico: dà profondità, accelera e apre varchi. A Bergamo potrò utilizzarlo un po’ di più. E ci sarà da divertirsi appena riavremo Cossu e Ibarbo».
Il d.s. Marroccu dice che Donsah è il futuro Nainggolan.
«Non so come fosse Nainggolan a 18 anni. Ma Donsah può diventare un giocatore importante. È avanti per mentalità e applicazione. Appena gestirà i 90’, sarà un piccolo fenomeno».
A proposito di fenomeni, chi lo è al Cagliari?
«Brkic: efficace e fondamentale».
Dei nuovi, all’appello manca Husbauer.
«Grandi qualità. Arriverà presto, sta affinando la condizione».
E capitan Conti?
«Daniele è un grande professionista, ci siamo conosciuti in campo. È tanto attaccato al club che dormirebbe con la maglia. Deve sgravarsi di troppe responsabilità, ma nel nostro percorso sarà decisivo e potrà mostrare tutto quel che vale. Ora fa meglio Crisetig. Però il copione e le esigenze cambiano spesso e in fretta».
Zola, lo stop con il cappotto, le scarpe da passeggio e le mani in tasca in Cagliari-Sassuolo, è piaciuto anche a Marocchi e Ambrosini.
L’allenatore del Cagliari ride: «Mi è riuscito bene soltanto perché stavamo vincendo».