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 2015  gennaio 27 Martedì calendario

Notizie tratte da: Luigi Malerba, Le galline pensierose, Quodlibet Macerata 2014, pp. 96, 12 euro. Vedi Libro in gocce in scheda: 2301564Vedi Biblioteca in scheda: mancaUna gallina pensierosa si metteva in un angolo del pollaio e si grattava la testa con la zampa

Notizie tratte da: Luigi Malerba, Le galline pensierose, Quodlibet Macerata 2014, pp. 96, 12 euro.

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Una gallina pensierosa si metteva in un angolo del pollaio e si grattava la testa con la zampa. A forza di grattarsi diventò calva. Un giorno una compagna le si avvicinò e le domandò cosa la preoccupasse. «La calvizie», rispose la gallina pensierosa.

Quando vennero a sapere che la terra è rotonda come una palla e gira velocissima nello spazio, le galline incominciarono a preoccuparsi e furono prese da forti capogiri. Andavano per i parati barcollando come se fossero ubriache e si tenevano in piedi reggendosi l’una all’atra. La più furba propose di andare a cercare un posto più tranquillo e possibilmente quadrato.

Un’oca si affacciò all’alba sulla porta del pollaio e disse che il famoso uovo di Cristoforo Colombo non era un uovo di gallina ma di oca. Poi scappò via di corsa inseguita da tutte le galline del pollaio. Se non si fosse gettata a nuoto in un laghetto avrebbe fatto una brutta fine.

Una gallina incendiaria andava in giro con un fiammifero nel becco. «Potrei bruciare tutto», diceva, «e invece non brucio niente perché sono una gallina civile». Messa alle strette dalle altre galline confessò che non incendiava niente perché non era capace di accendere il fiammifero.

Una gallina un po’ esotica si metteva in mezzo all’aia e nascondeva una zampa sotto l’ala reggendosi sull’altra. Stava lì ferma per delle ore sperando che qualcuno la scambiasse per una gru. Le compagne non la scambiarono per una gru. Le oche credevano che fosse zoppa e la guardavano con compatimento. Il tacchino le girò intorno a lungo e poi esclamò: «Guardate quant’è scema quella gru che finge di essere una gallina!».

Tutte le galline del pollaio si riunirono e decisero che il loro giorno di festa non doveva più essere la domenica ma il venerdì, perché di venerdì non si mangia carne. La solita guastafeste saltò su a dire: «Però si mangiano le uova».

Una domenica mattina le galline uscirono dal pollaio in cerca di semi e vermetti. Una di loro andò fino alla conigliera e domandò a un coniglio se era domenica anche da loro. Il coniglio disse di sì e la gallina andò a comunicare la notizia alle compagne. Il gallo fece un’espressione pensosa e disse: «Strano».

Un gallo borioso si era messo in testa che toccava a lui il titolo di re degli animali. Quando gli dissero che i re non erano più di moda e che ormai si usavano le repubbliche, il gallo borioso andò in giro per i prati sperando di incontrare un leone per fargli una pernacchia. Non incontrò nessun leone e la pernacchia gli rimase nel gozzo.

Una gallina analfabeta desiderava molto imparare a fare la sua firma. Quando finalmente trovò una gallina che sapeva leggere e scrivere disposta a insegnarle, si batté una zampa sulla fronte ed esclamò: «Non so come mi chiamo!».

Una gallina timida un giorno fece coccodè in mezzo a un prato in prossimità di una cava di tufo. Le rispose l’eco. La gallina fece coccodè un’altra volta e l’eco rispose di nuovo. La gallina credette di avere trovato un’amica timida come lei che le rispondeva ma non voleva farsi vedere. Ogni giorno andò in mezzo al prato a fare quattro chiacchiere alla sua amica timida come lei.

Da quando l’uomo si era messo a mangiare la crusca perché aveva scoperto che faceva bene alla salute, le galline del pollaio aspettavano che l’uomo portasse a loro il panettone e le brioches.

Una gallina schizzinosa aveva schifo dei vermi. Andava in giro a cercare semi di lino, di cui era molto ghiotta, e sassolini di pietra da calce per fare il guscio alle uova. Quando trovava un verme lo annodava con il becco e poi lo lasciava lì annodato. Ai vermi più lunghi faceva due nodi.

Una gallina che si era convertita al buddismo disse che cercava il vuoto, l’assenza delle cose. Se fosse riuscita a realizzare che una volpe non è più una volpe o che un coniglio non è più un coniglio, diceva, avrebbe raggiunto l’illuminazione. Prima che potesse raggiungere l’illuminazione, un giorno mentre stava meditando sul margine del bosco arrivò la volpe e la mangiò. Una galline vide le sue penne sparse, la riconobbe e disse: «Questa gallina non è più una gallina».

Una gallina decadente una sera tardò a rientrare nel pollaio per assistere al tramonto, poi lo raccontò alle sue compagne. Fu in quell’occasione che la gallina decadente pronunciò una frase che divenne celebre: «Bello il tramonto!».

Una gallina giovane e inesperta si era innamorata di un coniglio. Non lo disse a nessuno, nemmeno alle sue migliori amiche perché si vergognava. Ogni giorno passava davanti alla conigliera e gettava una occhiata di sbieco al coniglio amato. Fu un amore non corrisposto e non diventò mai una storia da raccontare.

Una gallina pressapochista parlava sempre dell’universo, l’universo era il suo argomento preferito. Le altre galline andavano spesso a farle delle domande: «Quanto è grande?». La gallina pressapochista domandava: «È quasi infinito». Se le domandavano qual era l’età dell’universo lei rispondeva: «È quasi eterno».

Una gallina come tutte le altre si avventurò sulla strada comunale in cerca di cibo. Trovò invece una moneta e, non avendo nessuna pratica di denaro, pensò che se l’avesse ingoiata sarebbe diventata ricca. Nonostante gli sforzi non riuscì a farla passare dalla gola e dovette rassegnarsi a rimanere povera.

Una gallina romana passò sotto l’arco di Costantino, ma non provò nessuna emozione particolare. Ci passò una seconda volta e rimase ancora delusa. Si domandò perché mai Costantino avesse fatto costruire quell’arco per poi passarci sotto.

Una gallina archeologa andò a visitare le piramidi. Ci girò intorno, si arrampicò sulle pareti inclinate, poi ritornò alla pollaio. «Come sono le piramidi?», domandarono le compagne. «Molto sassose», rispose la gallina archeologa.

Qualunque cosa accadesse nel pollaio, una gallina fatalista esclamava: «Così è!». Le compagne fecero notare che in questo modo faceva del qualunquismo e allora la gallina fatalista a ogni occasione prese a esclamare: «Così sia!».

Un coniglio distratto un giorno entrò per sbaglio nel pollaio. Un fatto come questo non era mai successo e le galline non ci potevano credere. «Toh», dissero tutte insieme, «guarda quella cretina che fa finta di essere un coniglio».

Una gallina sorniona stava tranquillamente becchettando nell’aia. Passò rombando nel cielo un aereo a reazione lasciando una lunga riga bianca. La gallina alzò appena lo sguardo e borbottò: «Chissà chi si crede di essere!», poi riprese a becchettare nell’aia.

Quando il gallo prese il raffreddore tutte le galline del pollaio fecero a gara per curarlo. Alcune trovarono un tale piacere nelle cure che appena il gallo fu guarito lo fecero cadere in acqua con uno sgambetto perché prendesse un altro raffreddore. Invece prese una polmonite e morì.

Una gallina gallinologa dopo aver studiato molto il problema disse che le galline non erano animali e non erano nemmeno uccelli: «E allora che cosa sono?» domandarono le compagne. «Le galline sono galline», disse la gallina gallinologa e se ne andò via impettita.

Tutte le galline del pollaio si riunirono per discutere del significato del proverbio «Meglio un uovo oggi che una gallina domani». Nonostante le lunghe discussioni non arrivarono a capo di nulla. Alla fine una gallina disse che c’era un errore di stampa e che il vero proverbio era «Meglio un uomo oggi che una gallina domani».

Due galline andarono al giardino zoologico e osservarono con curiosità tutti quegli strani animali dentro le gabbie. Alla fine si guardarono pensierose negli occhi e si domandarono perché mai non ci fosse anche una gabbia con dentro le galline. «Vuoi vedere», si dissero le due amiche, «che le galline non sono animali?».