26 gennaio 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - TSIPRAS SI ALLEA CON LA DESTRA
In tv a 16 anni, la prima volta di Tsipras
E’ il 1990, ottobre, Alexis Tsipras ha 16 anni. Con il suo ciuffo alla Elvis Presley partecipa al programma della tv pubblica greca Et1 condotto dalla celebre giornalista Anna Panagioteria. E’ già nel movimento dei giovani comunisti ellenici. E prende parte alle rivolte studentesche nel suo liceo Ambelokipida, ad Atene. Nel corso dell’intervista dice: "Difenderemo i nostri diritti. Contro la folle riforma della scuola di Vassilis Kontogiannopoulos abbiamo il diritto di bigiare. Anche senza dirlo ai genitori". L’apparizione tv lo consacra leader della protesta che costringerà l’allora ministro dell’Istruzione a ritirare la sua riforma.
REPUBBLICA.IT
ATENE - Il leader di Syriza, Alexis Tsipras, è il nuovo premier della Grecia: ha giurato nel primo pomeriggio davanti al presidente della Repubblica greca, Karolos Papoulias. Un giuramento che, per la prima volta nella storia del Paese, è stato solo civile e non religioso. E senza cravatta, a sottolineare lo stile del nuovo premier.
Tsipras va di fretta e a meno di 24 ore dal voto in cui Syriza ha trionfato - sfiorando la maggioranza per soli due seggi - ha stretto un accordo di governo con il leader del partito nazionalista di destra dei Greci indipendenti (Anel), Panos Kammenos.
Un’intesa tra due schieramenti politicamente agli antipodi, ma accomunati da un’analoga avversione all’austerità imposta dall’Ue. Essendosi fermato a 149 seggi, quindi non avendo ottenuto la maggioranza assoluta, Syriza ha avuto bisogno di trovare un alleato di governo. Il partito di destra anti austerità Greci indipendenti ha ottenuto 13 seggi.
La vittoria di Syriza non ha causato scossoni eccessivi sui mercati europei: i listini hanno reagito in maniera contrastata, e solo Atene perde un netto -3,20%. Non per questo i leader della politica economia dell’Europa continentale hanno tirato un sospiro di sollievo. A Bruxelles si sono riuniti i presidenti del Consiglio Ue Donald Tusk, della Commissione Jean Claude Juncker, della Bce Mario Draghi e dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. La prima occasione per valutare la situazione dopo il risultato elettorale di Atene, per valutare come affrontare le future richieste del governo Tsipras.
I Paesi dell’area euro sono "disponibili a discussioni" con il nuovo governo della Grecia sulla questione del debito, però che è stato "fatto già tanto per prolungare le scadenze" a favore di Atene, ha affermato Dijsselbloem che ha comunque sottolineato che la questione del prolungamento degli aiuti deve ovviamente essere discussa con il nuovo governo greco, e l’eventuale estensione del programma "deve essere richiesta" dalle autorità greche.
Il numero uno del Fmi (membro della Troika), Christine Lagarde esclude però che i creditori possano accordare un trattamento speciale sul debito alla Grecia. "Ci sono regole all’interno del"area euro che vanno rispettate" e ricorda che Atene deve completare le sue riforme, dalla raccolta delle tasse alla riduzione degli arretrati giudiziari. "Non è una questione di misure di austerità - spiega - queste sono riforme profonde che vanno realizzate".
Le reazioni. Dopo la vittoria alle urne, il governo tedesco ha detto di essere aperto a un possibile nuovo prolungamento delle scadenze legate ai programmi di aiuto concordati. ’’Fondamentalmente è un’opzione’’, ha detto una portavoce del ministero delle Finanze stamani a Berlino. La cancelliera tedesca Angela Merkel, però, si aspetta che il nuovo governo tedesco tenga fede agli impegni presi dai suoi predecessori.
Di fronte alla vittoria di Tsipras, la politica britannica si è spaccata. Il primo ministro conservatore, David Cameron, ha scritto su Twitter: "Le elezioni greche faranno aumentare l’incertezza in Europa ed è per questo che il Regno Unito deve seguire il nostro piano, che dà sicurezza ai britannici in patria". Soddisfatto invece il leader dell’Ukip, l’euroscettico Nigel Farage, che ha anche commentato: "Il risultato delle elezioni greche è una disperata richiesta di aiuto da parte del popolo greco".
Si "rallegra per lo schiaffo democratico mostruoso che il popolo greco ha dato all’Unione europea" la presidente del Front National, l’estrema destra francese, Marine Le Pen, mentre il premier della Finlandia mette le mani avanti: di ristrutturare il debito pubblico della Grecia non ne vuole sentir parlare. Al massimo si può ipotizzare una riscadenziazione dei pagamenti, ha affermato Alexander Stubb. Dalle elezioni greche, sostiene il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, arrivano "due messaggi": "Il primo è che in Europa bisogna creare più crescita e lavoro. Il secondo - ha detto giungendo all’eurogruppo a Bruxelles - è che la soluzione a questi problemi deve essere una soluzione europea".
Borse: la paura di Syriza finisce nel nulla. Milano chiude la giornata in rialzo dell’1,15%, non risente dello scossone Tsipras in Grecia. L’esito delle urne non ha ripercussioni neppure sugli altri mercati europei. Soffre Atene, che chiude in rosso del 3,2%. Lo spread tra Btp e Bund decennali scende in area 110 punti base, l’euro si stabilizza sorpa 1,12 dollari.
da raffaele ricciardi 17.39
Tre deputati della minoranza turca eletti con Syriza
Tre greci di origine turca sono stati eletti ieri al parlamento di Atene nelle liste di Syriza, vincitore delle politiche anticipate elleniche. Lo sottolinea oggi la stampa di Ankara. I tre nuovi parlamentari fanno parte della minoranza turca della Tracia Occidentale. Mustafa Mustafa e Ayhan Karayusuf sono stati eletti - riferisce Hurriyet online - nella circoscrizione di Komotini, mentre Huseyin Zeybek ce l’ha fatta in quella di Xanthi, sempre nella Tracia Occidentale.
da Piera Matteucci 16.36
Tsipras, primo atto premier: corona fiori a Resistenza
Il primo atto di Alexis Tsipras da nuovo premier della Grecia è stato deporre una corona di fiori al monumento che ricorda i caduti della Resistenza durante la seconda guerra mondiale, nel quartiere popolare di Kaisarianni, ad Atene.
da Piera Matteucci 16.35
Bersani: "Tsipras apre varco, indispensabile correggere austerità"
Con la vittoria di Syriza in Grecia "si è aperto un varco: è indispensabile che in quel varco si faccia passare subito qualcosa di positivo, una forte correzione delle politiche di austerità. Se non succede questo c’è qualche problema all’orizzonte". Lo ha detto l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani parlando con i giornalisti alla Camera.
Irlanda: "No conferenza debito, Atene negozi al tavolo"
"Irlanda, Cipro, Spagna Portogallo, hanno tutti negoziato le condizioni sul loro debito in negoziati con la Ue, non si capisce perché questo modello non debba continuare a funzionare": così il ministro dell’economia irlandese Michael Noonan a margine dell’Eurogruppo rispondendo a chi gli chiedeva se vedeva possibile una conferenza sul debito greco come evocato da Tsipras in campagna elettorale.
da Piera Matteucci 16.09
Permalink
Bandiere Rifondazione finiscono in prima sul Wsj
Grazie ad Alexis Tsipras Rifondazione comunista finisce sulla prima pagina del Wall Street Journal. Il quotidiano americano apre infatti sulla storica vittoria di Syriza in Grecia. E sotto il titolo "Il voto greco apre una nuova fase di scontro in Europa", campeggia una fotografia del vincitore che saluta la folla festante: in primo piano molte bandiere rosse, ma non quelle di Syriza, ma quelle di Rifondazione comunista, a testimonianza dei tanti italiani arrivati ad Atene per festeggiare il trionfo di Tsipras.
da Piera Matteucci 16.01
Tsipras ha recitato solo giuramento civile, non religioso
Il leader di Syriza Alexis Tsipras, davanti al presidente greco Karolos Papoulias, per la prima volta nella storia della Grecia ha recitato un giuramento solo civile e non religioso giurando da premier. "Signor presidente, giuro che applicherò la Costituzione e le leggi e che lavorerò sempre nell’interesse generale del popolo greco", ha detto.
da Piera Matteucci 16.00
15.39
Twitterettore livini @ettorelivini
I primi gesti del premier #Tsipras. No giuramento sulla Bibbia e visita a memoriale #partigiani della resistenza anti-nazista #votogrecia
Tsipras incontra oggi leader di Potami e dei comunisti
Dopo aver giurato da premier, il leader di Syriza, Alexis Tsipras, incontrerà oggi i leader del partito To Potami e dei comunisti Kke, con l’obiettivo di ottenerne il sostegno qualora non volessero entrare nella coalizione di governo già annunciata questa mattina con il Partito nazionalista dei greci indipendenti (Amel). Il fondatore del partito To Potami, Savros Theodorakis, ha annunciato per le 19 locali (18 in Italia) l’incontro con Tsipras. Theodorakis ha criticato l’annuncio della formazione del nuovo governo da parte del leader dei Greci indipendenti, Panos Kammenos.
da Piera Matteucci 15.23
Permalink
Schaeuble: "Per noi validi impegni presi, vedremo mosse nuovo governo"
"Nessuno obbliga la Grecia a fare nulla, ma per noi gli impegni presi sono validi". È questa la posizione espressa dal ministro delle finanze tedesche Wolfgang Schaeuble che ha aggiunto, relativamente alla questione del debito, come esistano "regole e accordi". "Vedremo che cosa decidera’ il nuovo governo", ha concluso.
da Piera Matteucci 15.08
Tsipras giura da premier, incaricato di formare governo
Il leader di Syriza, Alexis Tsipras, ha giurato poco fa nelle mani del presidente della Repubblica ellenica Karolos Papoulias che gli ha conferito l’incarico di formare il nuovo governo dopo la vittoria di ieri alle elezioni politiche. Come preannunciato, Tsipras ha fatto un giuramento solo politico e non religioso.
IL PROGRAMMA DI TSIPRAS
SINTESI GENERALE
Chiediamo alle elezioni un forte mandato di negoziazione con l’obiettivo di:
- Cancellare la maggior parte del valore nominale del debito pubblico in modo che diventi sostenibile nel contesto di una "Conferenza europea del debito". E’ successo per la Germania nel 1953. Può anche accadere per il Sud Europa e la Grecia.
- Includere una "clausola di crescita" nel rimborso della parte restante del debito in modo che il pagamento degli interessi sia finanziato dai progressi del Pil e non con nuovo debito
- Includere una moratoria al pagamento degli interessi per finanziare investimenti.
- Escludere gli investimenti pubblici dai vincoli del Patto di stabilità e di crescita.
- Avviare un new deal europeo di investimenti pubblici finanziati dalla Banca europea per gli investimenti.
- Avviare il quantitative easing da parte della Banca centrale europea con acquisti diretti di obbligazioni sovrane.
- Considerare ancora aperta la questione del prestito forzoso durante l’occupazione nazista della Banca di Grecia. Diventerà posizione ufficiale del Paese nei nostri primi giorni al potere.
COME GARANTIREMO LA RIPRESA
- Aumentando gli investimenti pubblici di almeno € 4 miliardi.
- Ripristinando stipendi e pensioni in modo da aumentare i consumi e la domanda.
- Garantendo a piccole e medie imprese incentivi e sovvenzionando il costo energetico del settore in cambio di un impiego e clausola ambientale.
- Investendo in conoscenza, ricerca e nuove tecnologie, al fine di far rientrare i tanti cervelli greci emigrati all’estero.
- Ricostruendo lo stato sociale e lo stato di diritto grazie alla meritocrazia.
- Lavorando per costruire le più ampie alleanze possibili in Europa.
Addio austerity, luce gratis e lotta agli evasori. Ecco il programma economico di Syriza
Il leader di Syriza parla al congresso pre-elettorale di Atene, il 3 gennaio
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IL PIANO DI RINASCITA NAZIONALE
- Noi ci assumiamo la responsabilità di varare un piano di rinascita nazionale che sostituirà il memorandum della Troika appena saremo al governo, prima e indipendentemente dal risultato dei negoziati con la Ue. Obiettivo: invertire il trend di disintegrazione sociale e ricostruire l’economia e uscire dalla crisi.
- I quattro pilastri del piano sono:
1) Affrontare la crisi umanitaria
2) Riavviare l’economia e promuovere la giustizia fiscale
3) Rilanciare l’occupazione
4) Trasformare il sistema politico
1) AFFRONTARE LA CRISI UMANITARIA
Costo totale stimato: € 1.882 miliardi
- Elettricità gratis per 300.000 famiglie attualmente sotto la soglia di povertà fino a 300 kWh al mese per famiglia; cioè, 3.600 kWh all’anno. Costo totale: € 59,4 milioni
- Programma di buoni pasto per 300.000 famiglie senza reddito. L’attuazione avverrà tramite un ente pubblico di coordinamento, in collaborazione con le autorità locali, la Chiesa e le organizzazioni di solidarietà. Costo totale: € 756 milioni.
- Programma casa. L’obiettivo è la fornitura di 30.000 appartamenti (30, 50, e 70 m²), sovvenzionando affitto a € 3 per m². Costo totale: € 54 milioni.
- Restituzione del bonus di Natale, come la tredicesima della pensione, a 1.262.920 pensionati con una pensione fino a 700 €. Costo totale: € 543,06 milioni.
- Assistenza medica e farmaceutica gratuita per i disoccupati non assicurati. Costo totale: € 350 milioni.
- Carta speciale di trasporto pubblico per il disoccupati di lunga durata e di coloro che sono sotto la soglia di povertà. Costo totale: € 120 milioni.
- Abrogazione del livellamento della imposta di consumo speciale sul riscaldamento e gasolio per autotrazione. Portare il prezzo di partenza di combustibile per riscaldamento per le famiglie torna a € 0,90 al lt, invece degli attuali € 1,20 a lt. È previsto Benefit.
TORNA ALLO SPECIALE
2) RILANCIO DELL’ECONOMIA
Costo totale stimato: € 6,5 miliardi
Totale beneficio stimato: € 3,0 miliardi
- Riscadenzamento dei debiti con Stato ed enti previdenziali in 84 rate
- Stop ad azione penale e sequestro prima casa a chi avvia conciliazione su arretrati fiscali
- Stop per un anno a qualsiasi forma di rivalsa su debitori a reddito zero
- Abolizione del versamento obbligatorio del 50% di acconto del debito in essere per chi è oggetto di contestazioni fiscali. La caparra sarà decisa da un giudice. Sarà circa il 10% -20%, a seconda delle circostanze finanziarie del debitore.
- Abolizione della tassa unica sulla casa. Introduzione di una tassa sulla proprietà di grandi dimensioni. Immediata correzione al ribasso dei tassi di zona di proprietà per m². Costo stimato: € 2 miliardi. Tale tassa sarà progressiva, con una soglia esentasse alta. Con l’eccezione di case di lusso, non si applicherà sulla prima casa. Non riguarderà piccola e media proprietà.
- Soglia esentasse del reddito alzata a 12mila euro. Aumento degli scaglioni di imposta per garantire una tassazione progressiva. Costo stimato: € 1,5 miliardi.
- Riduzione del debito personale attraverso la ristrutturazione dei crediti in sofferenza di individui e imprese.
- Istituzione di una banca di sviluppo pubblica e delle banche per usi speciali.
- Ripristino del salario minimo a 751 €.
3) RILANCIO DELL’OCCUPAZIONE
Costo stimato: € 3 miliardi
Obiettivo: 300mila posti di lavoro in più per assorbire i disoccupati di lunga durata, in particolare quelli con più di 55 anni, così come i giovani disoccupati. Il nostro piano permetterebbe di risparmiare fondi per estendere l’assicurazione di disoccupazione a più beneficiari.
- Ripristino dei diritti del lavoro cancellati dai memorandum della Troika.
- Ripristino dei contratti collettivi del lavoro.
- Abolizione di tutte le norme che consentono di licenziamenti di massa e ingiustificabili, nonché per l’affitto dipendenti.
Addio austerity, luce gratis e lotta agli evasori. Ecco il programma economico di Syriza
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4) RIFORMA DELLA POLITICA
Costo totale stimato: € 0
Dal primo anno di governo Syriza, metteremo in moto il processo di ricostruzione istituzionale e democratico dello Stato. Riformando le istituzioni della democrazia rappresentativa e introducendo nuove istituzioni di democrazia diretta.
- Organizzazione regionale dello Stato. Miglioramento della trasparenza, della autonomia economica e l’efficace funzionamento dei comuni e delle regioni. Introduzione di nuove forme di democrazia diretta.
- Empowerment di partecipazione democratica dei cittadini. Introduzione di nuove istituzioni, come ad esempio l’iniziativa legislativa popolare, veto delle persone e l’iniziativa popolare per indire un referendum.
- Riduzione dell’immunità parlamentare, e abrogazione del peculiare regime giuridico della impossibilità di azione penale contro i parlamentari
- Riforma del quadro radio-televisivo. Ripristino della ERT (Radio e Televisione pubblica).
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Tsipras alla celebrazione dell’Epifania ortodossa
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COME FINANZIEREMO IL NOSTRO PIANO
Sarà interamente coperto come segue:
- 3 miliardi solo nel primo anno grazie alla conciliazione sugli arretrati fiscali che potrebbe nell’arco di sette anni garantire da sola 20 miliardi.
- Lotta contro l’evasione fiscale e il contrabbando (ad esempio carburante e il contrabbando di sigarette), qualcosa che richiede determinazione e volontà politica di scontrarsi con gli interessi oligarchici.
- 11 miliardi del Fondo di stabilità finanziaria ellenica destinato per il sistema bancario.
- 3 miliardi da finanziamenti di progetti ponte sull’occupazione anche dalla Ue.
- Trasferimento di proprietà pubbliche a garanzia dei fondi di previdenza sociale per il ripristino delle pensioni
PREVISIONI COSTO TOTALE DEL "PROGRAMMA SALONICCO":
11.382 miliardi di euro
STIMA RICAVI TOTALI:
12 miliardi di euro
PEZZO DI CAIZZI SUL CDS DI STAMATTIA
DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES La vittoria nelle elezioni in Grecia del partito di estrema sinistra Syriza di Alexis Tsipras, contrario alle misure di austerità dell’Unione Europea, alza di colpo la tensione nei Palazzi comunitari.
Dopo i primi risultati parziali è partito il tentativo di organizzare d’urgenza oggi a Bruxelles una riunione sul caso Grecia tra quattro presidenti di istituzioni comuni: Mario Draghi (Banca centrale europea), il lussemburghese Jean-Claude Juncker (Commissione europea), il polacco Donald Tusk (Consiglio dei governi Ue) e l’olandese Jeroen Dijsselbloem (Eurogruppo dei ministri finanziari della zona euro). L’obiettivo è creare i presupposti per il dialogo con il prossimo governo greco, auspicato venerdì scorso dalla cancelliera tedesca Angela Merkel per evitare uno strappo traumatico con Atene destinato a riflettersi sulla moneta comune. C’è poi da valutare la reazione dei mercati finanziari. Il Financial Times di Londra ha ipotizzato che il nuovo leader greco potrebbe seguire l’esempio moderato dell’ex presidente brasiliano Lula o quello radicale del venezuelano Chávez.
Tsipras, dopo i primi contatti con Berlino e Bruxelles, ha moderato i toni del suo attacco all’Unione europea. Restano ferme le sue critiche alla cosiddetta «troika» (Commissione europea, Bce e Fondo monetario di Washington), che ha accusato di aver provocato in Grecia una recessione pluriennale e povertà dilagante pretendendo misure di austerità in cambio dei prestiti di salvataggio. Il leader di Syriza ha annunciato di voler rinegoziare il debito del suo Paese, aumentare i salari e le pensioni, aiutare i cittadini in povertà.
Draghi, Juncker, Tusk e Dijsselbloem dovrebbero concordare la linea da sviluppare nel successivo Eurogruppo, che oggi a Bruxelles deve discutere di altri miliardi attesi da Atene nell’ambito del piano di salvataggio. I ministri finanziari potrebbero offrire anche dilazioni nel rimborso dei debiti. Tsipras potrebbe così varare investimenti per rilanciare l’economia reale e l’occupazione. Il presidente della Banca centrale tedesca (Bundesbank) Jens Weidmann, sostenitore delle misure di austerità insieme a Merkel, ha ricordato che la Grecia deve comunque rispettare gli impegni presi con l’Europa. Nei giorni scorsi l’avevano anticipato Juncker e la stessa Cancelliera. Ma la vittoria di Syriza estende la disponibilità dell’Ue a trattare con Atene.
A livello politico c’è da affrontare la perdita di credibilità della linea del rigore finanziario imposto dalla troika, che non ha risolto la crisi in Grecia e sostanzialmente ha favorito l’ascesa dell’estrema sinistra. La vittoria di Tsipras può influire sullo scontro da tempo in atto tra Germania e altri Paesi membri del Nord, che difendono le misure di austerità e i vincoli di bilancio, contro Italia, Francia e altri Stati del Sud, impegnati a chiedere più «flessibilità» e investimenti Ue per il rilancio della crescita.
Soprattutto i governi di centrosinistra di Roma e Parigi intenderebbero rafforzare la loro opposizione alla leader europea del centrodestra, Angela Merkel, per evitare di essere scavalcati da movimenti estremisti anti-austerità come M5S e Lega in Italia o Front National in Francia.
ANDREA NICASTRO
DAL NOSTRO INVIATO ATENE Mercati e guardiani dell’euro hanno a lungo pensato che Alexis Tsipras fosse il diavolo pronto a ricattare l’Europa: o cancelli il debito greco o l’euro si sgretola. Poi però messaggi e messaggeri che il quarantenne nuovo leader greco ha fatto arrivare a Berlino e a Bruxelles hanno fatto pensare a molti che un compromesso fosse possibile. Ora che da Atene arriveranno delegazioni ufficiali con in tasca la stessa agenda, però, i fautori delle ricette lacrime e sangue dovrebbero ascoltare anche cosa dice Costas Lapavitsas, uno degli economisti di punta del partito di Tsipras. Uno che per cinque anni ha studiato, calcolato e predicato che uscire dalla moneta unica sarebbe stato un affare migliore della purga chiamata austerity.
Lapavitsas guiderà l’ala oltranzista che potrebbe puntare i piedi e imporre al tenero Tsipras un approccio da scatenato Robin Hood. «Nel 2010 non avevo dubbi. Molto meglio lasciare l’euro. Oggi è diverso. La catastrofe è già avvenuta, l’economia greca è già distrutta».
Ma come? Il tasso di crescita dello 0,7%, l’avanzo nella raccolta fiscale, il bilancio in equilibrio.
«Vero, l’economia si è stabilizzata, ma è la stabilità del cimitero che, in genere, è un posto molto tranquillo. Ora bisogna riaccendere l’economia. Mettere al lavoro il 26% di disoccupati e recuperare salari crollati del 40%».
È quello che dice anche l’Europa.
«Il programma della troika è una via senza uscita. La Grecia è fallita. Le imprese pubbliche e private non possono lavorare solo per pagare gli interessi. Non si permettono investimenti, ricerca, sviluppo, solo un lento declino. Unica soluzione è tagliare il debito».
L’obiezione la conosce: se perdoniamo ora, fra due anni gli spendaccioni del Sud torneranno a battere cassa.
«In un’economia capitalistica è normale fallire. Perché se tocca ad uno Stato si aggiunge un giudizio morale? La realtà è che se non si permette che chi ha investito e magari speculato possa anche perdere denaro, tutto il sistema capitalistico perde di significato. È dall’antichità che i poveri diventano schiavi per debiti. Ora basta».
Ammettiamo che venga cancellato il vostro debito che in fondo è poca cosa sul bilancio complessivo. Perché il giorno dopo non dovrebbe chiederlo anche l’Italia?
«Perché la Grecia è un caso speciale. Basta guardare alla proporzione del debito, all’estensione della depressione e allo stato dell’economia. E in più perché il debito greco è posseduto da istituzioni e dimenticarlo non farebbe crollare il mercato. Concordo, però, che sarebbe un trattamento privilegiato. Ci vorrebbe in parallelo una soluzione generale europea. Che però può avere tempi leggermente più lunghi che per la soluzione greca».
Lei insegna economia a Londra e fa parte del gruppo dei professori emigranti che Syriza ha richiamato per trovare alternative all’austerità. Siete tutti d’accordo?
«Negli ultimi anni sono stati molti gli accademici, non solo greci, che da sinistra hanno criticato l’austerità. Grosso modo siamo divisi in due correnti. La prima, maggioritaria, ritiene che l’eurozona possa migliorare dall’interno, avendo una buona gestione dei cambi, un allentamento fiscale e la cancellazione dei debiti con contemporaneo incremento degli investimenti pubblici».
La seconda?
«Pensa sia più conveniente lo smantellamento dell’euro con default dei Paesi più indebitati. Un po’ sul modello argentino. Io mi riconosco più in questa linea».
Sulle altre misure siete d’accordo?
«Il programma di Syriza è scritto, non ammette ripensamenti. Aumento dello stipendio minimo, abolizione della tassa immobiliare, aiuti sull’elettricità e il cibo per fermare l’emergenza umanitaria. E allo stesso tempo trattare sul debito. Ci sarà di certo una forte opposizione, ma la Grecia ha armi a disposizione e credo che altri europei aiuteranno».
Dove prenderete i soldi se l’Europa smetterà di versare le rate dei prestiti?
«I soldi in arrivo servono solo a pagare gli interessi. Non ce li daranno? Peggio per i creditori. Noi potremmo finanziarci in vari modi fino a giugno, luglio. Poi se non ci sarà ancora accordo sul debito, ognuno andrà per la sua strada. E addio euro».
DANILO TAINO
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO L’europeo del momento (e delle settimane entranti) ha pochi simpatizzanti in Germania. I politici greci hanno avuto accoglienze fredde, se non ostili, da quando la crisi ad Atene è scoppiata, nel 2010. Alexis Tsipras non troverà accoglienza migliore, nonostante il risultato elettorale di ieri, se arriverà a Berlino con il cappello di primo ministro. Angela Merkel lascerà che le trattative sul futuro della Grecia siano condotte da Bruxelles, con l’appoggio della Banca centrale europea (Bce) e del Fondo monetario internazionale (Fmi). Ma non farà alcuno sconto a Tsipras, come non lo ha fatto a nessuno dei leader di Atene finora. E, probabilmente, su questa linea troverà il consenso di gran parte delle capitali dell’eurozona.
Non è solo questione di sondaggi d’opinione. Certo, con il 68% dei tedeschi che dice di essere contrario a una riduzione del debito alla Grecia e con il 61% che ritiene che Atene debba uscire dall’euro se non rispetta gli impegni presi, sarebbe difficile per la cancelliera tenere una posizione accomodante. E non è nemmeno solo la reazione immediata e netta, ieri, di Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank: «Spero — ha detto — che il nuovo governo non metta in discussione ciò che ci si aspetta e ciò che è già stato ottenuto». È decisivo, ha aggiunto, «che le finanze pubbliche greche siano stabili nel lungo termine e, dal momento che questo non è il caso, un taglio del debito darebbe solo una breve pausa di respiro».
No, ancora più di questo pesa il fatto che nella visione tedesca dell’Unione monetaria non ci devono essere trasferimenti di denaro da un Paese all’altro: se invece il debito greco fosse ristrutturato, a differenza che in passato quando a subirne le perdite furono gli investitori privati, questa volta le conseguenze cadrebbero sui Paesi e sulle istituzioni internazionali che hanno finanziato i 240 miliardi dei salvataggi passati e sono finiti con il possedere circa l’80% del debito greco.
Si racconta a Berlino che, la primavera scorsa, il primo ministro greco Antonis Samaras disse alla signora Merkel che il suo Paese aveva bisogno di un «alleggerimento del debito». La cancelliera si fece tradurre per bene l’affermazione «alleggerimento del debito» e rispose che in tedesco suonava male. Samaras, un conservatore, le è politicamente vicino; Tsipras viene dalla sinistra radicale, lontano dalla sua visione dell’Europa: ben improbabile che con lui sia più disponibile.
I finali di partita, però, non sono mai scontati. La chiave di tutto saranno le trattative che il nuovo governo greco terrà con i creditori internazionali, in particolare con la troika (Ue, Bce, Fmi) che in questi anni ha imposto alla Grecia regole in cambio di quattrini e della quale Tsipras si vuole liberare. Certamente il vincitore delle elezioni di ieri vorrà rinegoziare i quasi 320 miliardi di debito. E sarà intenzionato a mettere «fine all’austerità», parola d’ordine centrale della campagna elettorale di Syriza. Si tratta di obiettivi che potrebbero, se finissero fuori controllo, spingere Atene sulla strada della «Grexit», l’uscita dall’euro. Queste, però, sono le posizioni di partenza.
Difficilmente Tsipras vorrà gettare via l’occasione di essere il primo ministro della ripresa della Grecia. Negli anni scorsi, la drammatica crisi ha fatto crollare il Pil del paese del 27%, salire la disoccupazione a oltre il 25% e ha decurtato salari e pensioni. Ora, però, la crescita economica sta tornando: l’Fmi prevede che quest’anno sarà superiore al 2,5%. La disoccupazione sta calando, seppur lentamente. E il bilancio pubblico ha un surplus primario (prima del pagamento degli interessi sul debito).
La traiettoria economica della Grecia potrebbe cioè essere positiva e Tsipras sarà tentato di cavalcarla. Dall’altra parte, il governo di Berlino fa circolare ipotesi di uscita di Atene dall’euro ma alla fine non ha interesse ad affrontare un’altra grave crisi dell’euro sui mercati finanziari. Sarà un passaggio teso e difficile. Ma la Grexit non è scontata .
@danilotaino
Luigi Offeddu
Nel 2007, quando già Vladimir Putin addentava l’Abkhazia per strapparla alla Georgia, l’Ue pensò bene di piazzare dei suoi osservatori proprio ai confini abkhazi, là dove fibrillava la secessione filorussa. Era un modo per tener d’occhio l’orso di Mosca, di avvertirlo che le sue zampate non potevano avere via libera ovunque. Ma non se ne fece nulla:
fra i Paesi Ue chiamati a decidere, ve ne fu uno che bloccò la decisione coprendo politicamente Mosca. Era la Grecia, che forse confermò la verità di un antico soprannome: «Atene cavallo di Troia del Cremlino». Dietro quel soprannome c’erano radici comuni culturali e religiose (il cristianesimo ortodosso), linguistiche (l’alfabeto cirillico) e altre ben più concrete, geostrategiche. Stanno lì, sul mappamondo: il mar Egeo è da sempre vitale per il passaggio delle navi dal mar Nero al Mediterraneo, e allo stretto di Gibilterra, e all’oceano Atlantico. Navi da sbarco, sommergibili, fregate, corazzate che rispondono agli ordini
di Putin solcano continuamente quelle acque: e senza che mai nessuno lo dica a voce alta, offrono anche un argine a quella che Atene considera la vera potenziale minaccia di sempre nei suoi mari, la flotta turca. In tutte le sue contese con la Turchia, Atene ha sempre avuto il sostegno diplomatico di Mosca. Ma Atene ha anche sempre sostenuto Mosca, in tutti i momenti di tensione con l’Ue: a cominciare dalla tempesta sulle sanzioni antirusse. Poi, ci sono le ragioni economiche: circa tre quarti del gas naturale e del petrolio di cui Atene ha bisogno vengono dalla Russia. E così circa un quarto degli armamenti.
E se le banche elleniche e cipriote, 3 anni fa sull’orlo del fallimento, respirano ancora, lo devono ai prestiti di Putin non meno che a quelli dell’Ue, della Banca centrale europea o del Fondo monetario internazionale. Il «cavallo di Troia del Cremlino», non sarà dunque lasciato solo, se mai un giorno Tsipras sbatterà le porte dell’eurozona. Ieri come 200 anni fa il Cremlino, questo Cremlino, ha buona memoria anche per i piccoli e piccolissimi gesti d’affetto.
ALEX CONTRO I POTERI FORTI
HA A CUORE LE PERSONE NON I BANCHIERI
ETTORE LIVINI
ETTORE LIVINI
DAL NOSTRO INVIATO
ATENE .
Atene chiama. La Troika, per ora, non risponde. Il responsabile del programma economico di Syriza, Yannis Milios, a spoglio in corso ha lanciato il sasso, dicendo che gli accordi sottoscritti dai precedenti governi con la Troika (Bce-Ue-Fmi) per il salvataggio della Grecia «sono morti». In serata però lo stesso Tsipras si è mostrato più flessibile e disponibile a una trattativa. Le prime risposte arriveranno già stamattina dall’Eurogruppo, che farà il punto sul dossier caldissimo della Grecia. Ecco ad oggi quale sono le rispettive posizioni.
DEBITO
Tsipras - Il leader di Syriza chiede un taglio — almeno del 50% secondo le indiscrezioni — dei 320 miliardi di esposizione della Grecia (240 sono in portafoglio alla Troika). E una ristrutturazione dell’esposizione legando rate e rimborsi alla crescita dell’economia di Atene. Tsipras chiede anche sei mesi di tempo per trovare un’intesa, cancellando l’ultimatum del 28 febbraio.
Troika - La Troika è fermamente contraria a un taglio secco del debito. Perché un secondo dopo Spagna, Portogallo, Irlanda — forse persino l’Italia — pretenderebbero lo stesso trattamento. Mentre sembra pronta a concedere una proroga di sei mesi. Un compromesso potrebbe essere una soluzione intermedia. Nessuna sforbiciata al capitale ma condizioni molto più favorevoli su tassi e durata del prestito. E ok anche a trasformarne una parte in bond legati al Pil.
OCCUPAZIONE
Tsipras - Atene chiede (anzi potrebbe decidere unilateralmente) di cancellare le riforme della Troika che hanno reso possibili i licenziamenti di massa e cancellato i contratti collettivi. In più vuole rialzare lo stipendio minimo da 536 a 751 euro e varare un piano straordinario di investimenti pubblici. Da finanziare in parte con gli 11 miliardi inutilizzati del Fondo salva-banche.
Troika - Ue, Bce e Fmi da questo orecchio non ci sentono. Nessun passo indietro sul memorandum e sulla flessibilità del mercato del lavoro.
Un minimo di disponibilità c’è invece sullo stipendio minimo, a patto che si trovino i fondi. Potrebbe invece arrivare l’ok sullo smobilizzo parziale del Fondo salvabanche. Ma non è un’operazione semplice perché dovrebbe essere forse approvato da tutti i Parlamenti nazionali.
WELFARE
Tsipras - Syriza su questo punto sembra inflessibile. E intenzionata a varare forse già in settimana con o senza l’ok dei creditori il suo piano “umanitario” di welfare. Elettricità, casa e trasporti gratuiti o a costi sociali alle famiglie più povere. Ripristino della tredicesima agli 1,2 milioni di pensionati che prendono meno di 700 euro al mese. Ripristino dell’assistenza sanitaria per il milione di disoccupati che non ne ha più diritto.
Troika - Questo, specie per la tempistica, rischia di essere uno dei punti d’attrito più forti. I creditori non sono intenzionati ad arretrare sulle regole del mercato del lavoro. Mentre potrebbero fare qualche passo verso Tsipras aprendo sulle misure sociali per le bollette e la casa. Le posizioni sono molto lontane anche sull’assistenza sanitaria.
TASSE
Tsipras - Il programma di Syriza prevede il taglio dell’odiata e pesantissima tassa sulla casa introdotta da Antonis Samaras su richiesta di Ue, Bce e Fmi. Verrebbe sostituita con una mega patrimoniale sugli immobili di lusso. Altro capitolo il rialzo da 5 a 12mila euro della soglia esentasse sui redditi personali. Un punto fermo è (destinato forse a scattare da subito) è il congelamento dei pignoramenti delle case per i debitori insolventi più poveri assieme al progetto di rateizzazione delle tasse arretrate con lo Stato (oggi 77 miliardi)
Troika - La Troika non sembra disposta a fare passi indietro sull’imposizione per il mattone mentre potrebbe mandare giù lo stop alle aste sulle case dei debitori morosi. La linea del Piave sembra però quella della rateizzazione degli arretrati. Su questo capitolo Bce, Ue e Fmi oppongono per ora un “no” secco.
INVESTIMENTI PUBBLICI
Tsipras - Tsipras chiede un piano straordinario della Bei e interventi con altri fondi della Ue per sostenere un piano per l’occupazione destinato a creare 300mila posti di lavoro modernizzando e digitalizzando le infrastrutture nazionali.
Troika - Forse questo è il punto su cui sarà più facile trovare la quadra. Possibile che nel nome della solidarietà europea alla fine questi fondi siano concessi. Resta però il fatto che questo sarà uno degli ultimi dossier esaminati. E sarà a quel punto solo uno zuccherino per rendere meno amari per i militanti e gli elettori di Syriza le concessioni che Tsipras con pragmatismo (“sappiamo che non potremo ottenere tutti quello che chiediamo) sarà costretto a fare.
ANDREA TARQUINI
BERLINO . «E’ un chiaro no alle riforme, lo scenario peggiore sarebbe un contagio in altri Paesi, Italia, Francia altrove». Lo dice Philipp Missfelder, responsabile di politica europea ed estera della Cdu, vicinissimo a Merkel.
Che dice a caldo sul voto greco?
«Gli elettori greci hanno espresso un chiaro no alla politica di riforme. Il risultato deve far riflettere tutti in Europa».
Non le pare una richiesta di rinegoziarne i pesanti costi sociali?
«Hanno votato sapendo benissimo quale sarebbe stata la reazione, ad esempio, in Germania. Tutti qui hanno detto da tempo che sarà molto difficile in futuro essere solidale con la Grecia se non manterrà gli impegni che aveva assunto».
Che cosa si aspetta adesso dalla
vittoria Tsipras?
«Noi auspichiamo che la Grecia resti fedele a impegni e promesse sottoscritti. Pensiamo che anche la Troika (Bce, Commissione europea, Fmi) parlerà col nuovo governo. So che Tsipras vorrebbe negoziare direttamente con Berlino, ma si sbaglia: dovrà parlare con la Troika che gli porrà condizioni chiare per continuare ad aiutare la Grecia».
Vedete Tsipras come un radicale o un politico pragmatico con cui si può trattare?
«Mi sembra un populista che ha usato gli umori contro le riforme, non un pragmatico. Farà pressing sulla Ue, ma senza successo: non può ignorare la realtà economica del suo paese. C’è pochissimo margine di manovra, non deve aspettarsi da noi grandi concessioni. Se cediamo a lui come convinciamo Spagna, Portogallo, Italia e Francia a riforme come quelle che ad esempio Renzi vuole?» Speranze di compromesso?
«Non posso escludere nulla ma la situazione adesso è difficilissima e ci mostra quanta poca Europa politica esista, quanto poco consenso per riforme ci sia in Europa, Germania compresa, mentre la Bce guadagna tempo senza risolvere i problemi. La situazione nell’eurozona è molto fragile, i greci hanno votato senza ragionevolezza economica, nasce il problema di come varare riforme in democrazia».
Il Grexit, l’uscita della Grecia dall’unione monetaria, diventa possibile?
«La Grecia non sarà espulsa dall’euro, una sua uscita avrebbe conseguenze catastrofiche. Il pericolo più grave è che altri populisti, da voi o in Francia od ovunque, siano rafforzati dal voto greco».
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INTERVISTA A NICKY VENDOLA DI RICCARDO BARENGHI
«È una vittoria schiacciante, politicamente schiacciante. Al di là dei numeri parlamentari, cioè della possibilità che Syriza abbia la maggioranza assoluta». Nichi Vendola, leader di Sel, è ovviamente raggiante per la vittoria del leader della sinistra greca.
Vendola, qual è il segnale che arriva dal risultato greco?
«Il mio primo pensiero va alla riscossa di un popolo umiliato dalle politiche dell’austerity europea. La democrazia riaggancia la vita e la rappresenta. E apre la possibilità di ridare speranza a questa Europa rinchiusa nelle sue politiche, micidiali per i popoli e sterili per il futuro».
Finora però non sembrava che il mondo della sinistra europea guardasse con ottimismo alla Grecia di Syriza.
«Invece l’intero Partito del socialismo europeo ha tifato nell’ombra proprio per Tsipras. Sperano in Tsipras perché sono consapevoli del disastro che ha provocato il rigore voluto dalla Merkel, c’è una voragine sociale che si è aperta sotto i piedi della democrazia. Qualsiasi sinistra, anche la più moderata, non può non rendersene conto. E non può non vedere che la Grecia apre uno spiraglio».
Tsipras come un cavallo di Troia, per restare in tema?
«Semmai come Enea che si carica sulle spalle il vecchio padre e ricomincia il viaggio, un nuovo inizio».
Non sarà troppo ottimista?
«No, perché basta pensare alle ultime misure adottate da Mario Draghi, che certo non è un estremista, per capire che l’unica strada è alleggerire i vincoli rigoristi imposti dalla Germania. Non basta, ma è già un passo importante in una nuova direzione».
E la direzione quale sarebbe?
«Quella che vuole anche Tsipras, ossia un processo reale di unificazione europea, un unico fisco, un unico sistema di difesa, un unico mercato del lavoro, un’unica giustizia. È il fondamento dell’Europa».
Tsipras dice che vuole fare come Renzi, cambiare verso all’Europa. Vede affinità tra i due?
«L’interesse del leader di Syriza è quello di costruire ponti e alleanze, non gli basta piantare una bandierina a Bruxelles. Vuole cambiare le regole di un gioco, che oggi è un gioco al massacro. Dunque fa politica a tutto campo come deve fare un vero leader. Poi certo, lui e Renzi hanno idee molto diverse. Ecco perché trovo ridicoli quelli che da dentro il Pd ieri sera hanno spedito tweet entusiasti per la vittoria di Tsipras, rilanciando la sua frase sull’Europa. Tuttavia io non mi fermo al passato, la Grecia oggi può dare una scossa anche all’Italia di Renzi».
Del quale lei ieri a Milano ha parlato malissimo, dicendo che è peggio di Berlusconi.
«Mi riferivo in particolare al metodo, un incessante esautoramento delle funzioni legislative del Parlamento a favore del governo. Un processo cominciato con Berlusconi e peggiorato dall’attuale premier».
A proposito, lei si è schierato con Civati per eleggere un Presidente che non sia frutto del Patto del Nazareno. Non è una proposta velleitaria ?
«Penso che l’elezione del Capo dello Stato non debba riguardare solo la politica ma tutto il Paese. I cittadini italiani hanno il diritto di sentirsi protetti del Presidente, che deve essere una personalità limpida, capace di autonomia da tutti i centri di potere. Ecco perché bisogna uscire da quel Patto, altrimenti il metodo diventa immediatamente sostanza»
La vicenda greca può dare un’accelerazione alla nascita di una Syriza italiana?
«All’incontro di Milano finito ieri, Human Factor, c’erano tutti i protagonisti di questa sinistra. Da Civati, Cuperlo e Fassina del Pd a Paolo Ferrero di Rifondazione, da Marco Revelli un grande intellettuale animatore della lista Tsipras, fino a decine di associazioni presenti sul territorio. Ho proposto di costituire un coordinamento e di metterci a lavorare nel Paese, per recuperare un rapporto con la società e il territorio. Poi tireremo le conclusioni, evitando di stare lì tutti i giorni a sfogliare la margherita sulla minoranza Pd: escono, non escono…».