Isidoro Trovato, CorriereEconomia 26/1/2015, 26 gennaio 2015
PARADOSSI TERREMOTI E FRANE MA GEOLOGI A RISCHIO ESTINZIONE
La profezia è a tinte forti. «Alla prossima alluvione, al prossimo terremoto o alla prossima frana, tutti cercheranno i geologi per risolvere la situazione, ma questi non ci saranno più. Li dovremo importare dall’estero perché qui da noi, i numeretti dati a caso in una legge ne hanno determinato l’estinzione». La previsione, netta e catastrofista, arriva direttamente da Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi.
Lo scenario
Non si tratta di un’iperbole, ma di uno scenario verosimile che potrebbe essere conseguenza di alcune scelte fatte nel passato dalla ministero dell’Istruzione. «Non è una provocazione— attacca Graziano —. A breve l’Italia sarà costretta ad importare dall’estero anche i geologi. Dei 34 Dipartimenti di Scienze della terra distribuiti in tutte le regioni ne sono rimasti solo 8 anch’essi al limite della sopravvivenza perché fra pochi anni saranno cancellati.
Nel Paese del dissesto idrogeologico e del rischio sismico e vulcanico, si assiste, nell’indifferenza generale, alla scomparsa di una disciplina. Le scienze della terra in ambito universitario sono state messe in drammatica difficoltà dalla cosiddetta riforma Gelmini che ha posto rigidi vincoli numerici per la costituzione dei dipartimenti universitari».
In effetti la scelta appare singolare: nel paese delle continue emergenze idrogeologiche, si sceglie di non proteggere una disciplina chiave e la si mette a rischio di tagli indiscriminati.
I tagli
«La cosa ancora più sconcertante è che gli accorpamenti sono stati fatti a caso nelle diverse sedi universitarie — continua Graziano — e i geologi oggi si trovano insieme, a seconda dell’ateneo, ai biologi, ai botanici, ai fisici, ai chimici, ai matematici, agli ingegneri, ai forestali e la lista potrebbe proseguire. Per fare un Dipartimento universitario, senza alcun logico motivo, ci vogliono 40 professori e ricercatori della stessa disciplina. Ma le Scienze della terra sono un’area disciplinare piccola e, in tutta Italia, i docenti del settore sono meno di un migliaio ed in costante diminuzione».
Proteste e proposte
La contestazione riguarda anche il criterio con cui sono stati effettuati gli accorpamenti. Il caso più eclatante riguarda l’Emilia Romagna dove i corsi di laurea per i geologi sono tutti chiusi «Sono scomparsi o sono stati accorpati dipartimenti storici e prestigiosi, come quello di Bologna. In tutta la Regione Emilia Romagna — continua Graziano — con quattro atenei statali, nessun dipartimento di Scienze della Terra è sopravvissuto al terremoto, quello della legge, non quello vero». Adesso però la categoria professionale si attende un’inversione di marcia o quantomeno una correzione.
«In realtà la soluzione esiste già — ricorda il presidente dei geologi —. Un gruppo di parlamentari ha depositato un progetto di legge per allentare i vincoli numerologici della legge Gelmini e consentire la costituzione di Dipartimenti omogenei per settori disciplinari piccoli, come le scienze della terra. Il progetto di legge è all’esame della commissione Cultura della camera e ha incontrato il convinto sostegno di importanti istituzioni, della comunità scientifica e accademica. Però tutto questo non basta. La burocrazia del ministero dell’Istruzione università e ricerca pare non tollerare il benché piccolo rimedio agli errori del passato».