R.e.f., Il Messaggero 25/1/2015, 25 gennaio 2015
CONFINDUSTRIA: CON L’OPERAZIONE-TITOLI IL PIL ITALIANO SALIRÀ DELL’1,8% IN DUE ANNI
ROMA L’espansione monetaria decisa dalla Bce avrà effetti favorevoli sull’economia italiana, rilanciando la crescita. La previsione arriva dal Centro Studi di Confindustria, che calcola l’effetto del Quantative easing sul Pil italiano: una spinta dell’1,8% in due anni, di cui +0,8% nel 2015 e un ulteriore +1% nel 2016. A beneficiare del programma di espansione monetaria deciso da Francoforte saranno anche le imprese, per le quali viale dell’Astronomia stima 3,2 miliardi l’anno di risparmio sugli interessi.
L’acquisto di titoli per 1.140 miliardi di euro varato giovedì dalla Bce ha un’ampiezza tale da diminuire i tassi reali sui titoli a lungo termine (determinato dagli acquisti di titoli) e produrre un indebolimento del tasso di cambio effettivo dell’euro, spiega Confindustria, in base alle cui elaborazioni i tassi a lunga subiranno una riduzione di 1,1 punti, mentre per il tasso di cambio della moneta unica si avrà una svalutazione dell’11,4%.
I NUMERI
Ed è proprio questo combinato tassi-cambio a rafforzare l’attività economica: i minori tassi alzano il Pil italiano dello 0,2% nel 2015 e di un ulteriore 0,4% nel 2016; il cambio più debole dello 0,6% in ciascun anno. La spinta complessiva è, dunque, pari allo 0,8% nel 2015 e all’1% nel 2016.
La riduzione del rendimento del Btp decennale, tasso di riferimento per l’economia italiana, porta inoltre alla diminuzione dei tassi pagati dalle imprese sul credito bancario: in questo caso il Csc stima che un calo del rendimento nominale del Btp pari a 1,1 punti fa scendere il costo del denaro per le aziende sul nuovo credito di almeno 0,4 punti percentuali nel corso del 2015. E questa riduzione, se duratura in misura sufficiente da estendersi all’intero stock dei prestiti, determina una minor spesa per interessi per le imprese pari a 3,2 miliardi di euro all’anno.
Parte di questi effetti sono però già stati anticipati dai mercati, per questo motivo - spiega il Csc - le ricadute su Pil e conti delle imprese saranno più rapide.
Numeri che permettono di guardare con meno pessimismo al futuro: per il presidente dell’Abi Antonio Patuelli il QE è «una spallata alla crisi», ed è stato «raggiunto il massimo del possibile, non solo in relazione all’economia reale ma anche alla crescita istituzionale della Bce». La Banca centrale europea «prima della nomina di Draghi - ha aggiunto Patuelli, parlando a Udine - ha operato con cautela eccessiva, poi con forzature ha ottenuto decisioni che rappresentano il massimo del possibile».