Maria Sepa, Corriere della Sera - La Lettura 25/1/2015, 25 gennaio 2015
ECO NEL MONDO BATTE CALVINO CHE BATTE DANTE
Osservando la classifica delle traduzioni letterarie presente nella visualizzazione, colpisce che tra i dieci scrittori italiani più tradotti ci sia Alberto Moravia, perché fino a qualche anno fa era praticamente impossibile trovare ancora in stampa una versione inglese di un suo romanzo. Lo rilevava anche uno dei suoi traduttori, il grande William Weaver, che alla fine degli anni Novanta commentava sconsolato sulla «New York Review of Books» che nelle librerie americane non si trovavano più i romanzi dello scrittore italiano.
Negli ultimi anni in America le cose sembrano essere cambiate. Molti grandi romanzi di Moravia sono stati ristampati da due case editrici piccole ma prestigiose, la Steerforth Press e la New York Review of Books. Quest’ultima ripropone i classici dello scrittore, a volte nella vecchia — ma elegante — traduzione di Angus Davidson o, nel caso di Agostino , in una nuova versione di Michael F. Moore. Moravia è tornato nelle librerie anche in Francia e in Germania. L’ Index Translationum online dell’Unesco, sul quale si basa il grafico e i cui dati partono dal 1979, fornisce per ogni autore un totale che assomma tutte le singole traduzioni di tutti i suoi libri, e questo invita a qualche considerazione.
Uno scrittore molto prolifico (come Moravia che ha pubblicato quasi una cinquantina di volumi) ha un vantaggio su chi ha scritto meno. Notevole è quindi il caso di Carlo Collodi, che si colloca in quarta posizione tra gli autori italiani più tradotti, in quanto il risultato riguarda in pratica solo Le avventure di Pinocchio , che è probabilmente il libro italiano più diffuso nel mondo: è stato tradotto in oltre 240 lingue.
Infine una riflessione sull’inglese: il grafico conferma la sua posizione dominante (un risultato simile si otterrebbe anche nel confronto con lingue diverse dall’italiano). Questo dato, più che un’egemonia culturale, riflette però l’ampiezza del mercato editoriale americano e del suo pubblico. Dai dati dell’ Index si deduce infatti che più libri vengono pubblicati in una lingua, minore è la quota di quelli tradotti.
L’enorme produzione di libri in lingua inglese disincentiva, anzitutto sotto il profilo economico, i maggiori editori anglosassoni dall’intraprendere traduzioni all’interno di un mercato già così ricco. Negli Usa sono sempre più i piccoli editori indipendenti che riscoprono e traducono le letterature straniere.