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 2015  gennaio 25 Domenica calendario

IL GIALLISTA MARKARIS: «LE PROMESSE DI ALEXIS? IRREALIZZABILI»

[Intervista a Petros Markaris] –
DAL NOSTRO INVIATO ATENE È facile innamorarsi di Syriza. Viene spontaneo come quando il gracilino della compagnia decide di affrontare un prepotente gonfio di muscoli. Visto da sinistra, poi, il partito di Alexis Tsipras pare l’alternativa che mancava alla freddezza dei conti che hanno diretto l’Europa negli anni della Crisi. Strano, quindi, che Syriza non piaccia a gran parte dell’intelligentsia greca. Non solo a destra, ovviamente, ma a scrittori e musicisti con il cuore a sinistra. Il primo ad esporsi è stato il vecchio Mikis Theodorakis, il compositore di Zorba il greco. «Voterei Syriza, ma solo se si impegnasse esplicitamente ad abolire il memorandum con l’Europa che incatena la Grecia». Poi è intervenuto Apostolos Dioxadis, l’autore di «Zio Petros e la Congettura di Goldbach»: «Fanfaroni, impreparati, opportunisti, assetati di potere». Ora anche Petros Markaris, il padre del commissario Charitos, autore di una splendida tetralogia sui disastri provocati dalla recessione, anche lui si schiera contro.
Perché, Markaris?
«Il confronto frontale tra Syriza e l’attuale partito di governo Nea Dimokratia sta spaccando un Paese che non ha più classe media. Ormai siamo al “noi o loro”. L’ho sentito dal ’49 al ’75 con la guerra civile e la dittatura: noi o loro. Non va bene, è irresponsabile. Sento anche dire che è arrivata finalmente la rivincita per la sconfitta nella guerra civile. Stupidi».
Proprio non le piace la risposta greca all’austerity?
«So che la politica europea è in grande crisi e cerca ovunque una stella polare per uscire in piedi dalla crisi. Mi spiace, ma bisognerà cercare ancora. Syriza è un partito senza principi, disponibile anche a candidare gente di destra purché porti voti. Non mi aspetto niente di buono».
Preferisce i responsabili dei drammi che lei racconta nei suoi gialli?
«No, infatti non ho ancora deciso chi votare».
Forse le sue critiche appartengono ad un’era in cui destra e sinistra definivano il mondo in ogni aspetto. Oggi è diverso.
«Davvero? Facciamo finta che Syriza non sostenga di essere di sinistra, anzi di estrema sinistra. Consideriamo solo che già domani, il suo leader Alexis Tsipras dovrà trattare con la Troika. Come farà a mantenere tutte le promesse che ha fatto? Come assumerà i licenziati, cancellerà le tasse, aumenterà i salari e le pensioni? Tsipras sa di promettere l’impossibile, perché il suo obbiettivo è solo vincere, non affermare ideali di sinistra».
Anche nel ’68 si diceva «vogliamo l’impossibile».
«I greci hanno già vissuto questo film, nel 1981, quando Andreas Papandreu venne eletto promettendo di uscire dalla Nato e dalla Comunità Europea per puntare ai Balcani. Non è successo nulla».
Però è restato al governo per anni.
«Perché Papandreu aveva il controllo assoluto del suo partito e Tsipras no. Papandreu aveva denaro da distribuire a pioggia, Tsipras ha solo debiti».
Preferisce il clientelismo alle ambizioni di oggi?
«Gradirei politici responsabili, non venditori di barzellette. Vorrei un programma realistico per difendere il Paese. Anche perché, prima di votare, penso al mito del labirinto: ci entri facilmente, ma poi non riesci a uscire».
Dentro aspetta il Minotauro. Chi è? Angela Merkel?
«Basta colpevolizzare la Germania. Non è da sola in Europa. Cosa fanno gli altri?».
Infatti Syriza cerca alleati.
«Non ne ha il tempo e mantenere le promesse porterebbe inevitabilmente all’uscita dall’euro. Così quando l’Ue si sarà, speriamo, riformata, la Grecia sarà fuori».
Cosa deve fare l’Europa?
«Le forze democratiche europee sono schiacciate sul discorso economico e ignorano la società. Invece, sfortunatamente, ora è la destra ad offrire una soluzione politica della crisi. Le Pen in Francia, ad esempio, ma anche in Germania, qui o in Italia. Sarà disgustoso, immorale, ma è un discorso politico e sul medio termine potrebbe anche prevalere. E la colpa sarà anche del miope opportunismo di Syriza».