Daniel Mosseri, Libero 25/1/2015, 25 gennaio 2015
BOOM IN GERMANIA DI LAVORATORI POVERI BERLINO
In Germania ci sono 3,1 milioni di lavoratori poveri. Gente che per arrivare a fine mese deve tagliare sul cibo e sul riscaldamento. Il panorama di chi pur avendo un impiego vive attorno alla soglia di povertà è variegato: secondo l’elaborazione preparata dalla Saarbrücke Zeitung sulla base dei dati dell’Ufficio federale di statistica, a fine 2013 allo scopo di risparmiare abbastanza soldi per il cibo, oltre mezzo milione di lavoratori ha consumato un pasto intero solo a giorni alterni, in 417 mila hanno tagliato sul riscaldamento, mentre in 380 mila non ce l’hanno fatta a pagare l’affitto nei termini previsti dal contratto. L’esistenza di una larga fascia di sotto-occupati nella Repubblica federale tedesca non è una novità: lo scorso aprile Libero ne aveva parlato con Patricia Szarvas giornalista economico-finanziaria e autrice di «Ricca Germania. Poveri tedeschi» un libro-inchiesta dal sottotitolo inquietante «Il lato oscuro del benessere». La vera notizia è che il numero dei lavoratori poveri è aumentato: nel 2008 erano “solo” 2,5 milioni e l’aumento in cinque anni è stato del 25%. Quello che più colpisce è che negli ultimi 13 anni il tasso di disoccupazione in Germania si è dimezzato, passando dall’11 a poco più del 5%. Il che significa che avere un impiego non è garanzia di benessere. La ragione è semplice: nel Paese della cancelliera di ferro - che ancora l’altro ieri chiedeva a Matteo Renzi di premere sul pedale delle riforme strutturali - moltissimi tedeschi hanno stipendi da fame. Basti pensare al mini-job, l’impiego che permette a chi lo ottiene di uscire dal novero dei disoccupati ma che, con 450 euro mensili, non basta certo a garantire una vita dignitosa. Tant’è che spesso i mini-jobbers cercano di cumulare due contratti per arrivare a 900 euro. E tuttavia, neppure i sotto-occupati più capaci o fortunati possono sentirsi al sicuro: la soglia di povertà è infatti fissata a 979 euro mensili. Ad assicurare la sussistenza dei lavoratori poveri ci pensa lo Stato, perché, come titola Szarvas, la Germania è ricca. Visti dall’Italia, per esempio, gli assegni famigliari sembrano di una generosità incredibile: i genitori ottengono circa 190 euro per ogni figlio. L’Istat tedesco ha reso noto che nel 2013 il settore pubblico ha speso 35,5 miliardi di euro a favore dei bambini, con un aumento annuale del 10,2%. Il problema è che in molti usano questi soldi per fare la spesa. Tenere i salari bassi, spiega Szarvas nel suo libro, permette alle aziende di tenere bassi i costi dei prodotti con cui inondare i mercati mondiali; da cui l’enorme surplus commerciale della Germania. L’ingresso dei socialdemocratici nell’ultimo governo di Angela Merkel potrebbe aver contribuito a modificare questo meccanismo. Da inizio anno tutti i lavoratori tedeschi dovranno essere pagati per legge almeno 8,5 euro l’ora. La legge sul salario minimo prevede comunque ancora esenzioni per studenti e neoassunti e la sua applicazione avverrà in modo graduale.