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 2015  gennaio 24 Sabato calendario

IL NUOVO RE D’ARABIA È AMBIGUO COME IL VECCHIO

Nato nel 1924, comandante dal 1963 al 2010 di quella Guardia Nazionale in cui sono state disciplinate le milizie tribali e che è una specie di doppione dell’esercito, secondo vice-primo ministro di re Khaled tra 1975 e 1982, in quell’anno Abdallah era diventato erede al trono come Principe della Corona. Ma prima ancora di essere formalmente incoronato re nel 2005, di fatto era diventato il vero governante dell’Arabia Saudita fin dal 1996, quando il fratellastro re Fahd era stato messo fuori gioco da un ictus, e lui era stato nominato Reggente. Proprio durante questo periodo in cui il suo status era incerto, però, era venuta allo scoperto anche l’ambiguità del ruolo dell’Arabia Saudita. Stretta alleata dell’Occidente che però fomentava nel mondo quel fondamentalismo jihadista drammaticamente rivelatosi con gli attentati alle Torri Gemelle. Anche senza considerare il non appartenere al clan egemone dei Sudayri e la sua età via via sempre più avanzata, ciò sarebbe probabilmente bastato a fare di Abdallah un insicuro, la cui politica era squassata da contraddizioni continue. Duro nei confronti del dissenso interno esploso con le Primavere Arabe, ma finanziatore della rivolta siriana. Mantenitore di una legge che esclude le donne dalla patente di guida, ma primo sovrano saudita a nominare una donna vice-ministro. Sovrano assoluto ma promotore di elezioni locali e di un’assemblea consultiva. Assolutamente chiuso verso la tolleranza religiosa all’interno ma fautore di un rallentamento della sorveglianza della polizia religiosa sui cittadini, autore di un piano per il riconoscimento di Israele e primo re saudita a visitare nel 2007 un Papa. L’ultima contraddizione era stata con l’attentato di «Charlie Hebdo»: tra i primi Paesi islamici a condannarlo, l’Arabia Saudita aveva però fatto eseguire una prima raffica di 50 frustate sulle 1000 cui era stato condannato il blogger dissidente Raif Badawi. Nel 2009 aveva potenziato i suoi rapporti con la Cina, divenuta il principale cliente del petrolio del regno. Ma ancora nel 2011 aveva comprato dagli Usa armi per quasi 34 miliardi di dollari e da ultimo aveva aderito all’alleanza contro l’Isis. Ma le leggi anti-terrorismo che sono state subito varate hanno colpito più i liberali che i jihadisti. Indecifrabile il vero obiettivo dell’azione saudita in favore di un abbassamento dei prezzi del petrolio, se più volta a ridurre le difficoltà dell’Occidente, a mettere in difficoltà l’Iran o non piuttosto a buttare fuori mercato il fracking made in Usa. Il momento complicato del regno è d’altronde dimostrato anche dalla decisione di costruire una barriera difensiva per bloccare le infiltrazioni dell’Isis dal nord-est, e dalla rottura diplomatica con un Qatar accusato di fomentare gli integralisti a colpi di finanziamenti e servizi di al Jazeera. Senza dimenticare la recente ascesa degli sciiti nello Yemen, che fa paventare uno scenario di accerchiamento da parte di Teheran. Il nuovo re, Salman, ha il vantaggio di essere anche lui un Sudayri e ha una lunga esperienza di governo maturata come governatore della Provincia di Riad, ministro della Difesa e vicepremier. Però anche lui è un personaggio ambiguo. Considerato pragmatico nei confronti degli oppositori, ha come buoni amici molti giornalisti, tra cui anche qualche liberale. E un’aura di modernità gli viene per il figlio Sultan, nel 1985 sullo Shuttle il primo astronauta islamico della Storia. Però la sua ultima azione da governatore della Mecca fu una brutale retata contro i mendicanti, e le molte società di beneficienza che ha sponsorizzato hanno anche favorito l’emergenza di jihadisti in molte aree del mondo. Lui stesso lo ha ammesso, promettendo che in futuro avrebbe fatto più controlli. Quanto alla democrazia, si dice contrario a una sua introduzione rapida non per ragioni religiose ma sociali: l’Arabia Saudita è composta da molte tribù, e in caso di pluripartitismo ognuna si farebbe il proprio partito. POLITICA E RELIGIONE Il re saudita Abdullah bin Abdulaziz, il più anziano monarca regnante del mondo, è morto a 90 anni. Da dicembre era ricoverato per una polmonite. Prende il suo posto il 78enne principe Salman bin Abdulaziz, diventato il nuovo custode dell’ortodossia musulmana sunnita wahabita. Il nuovo «Custode delle due Sante Moschee» di Mecca e Medina ha nominato suo nipote Mohammed bin Nayef come vice-erede al trono. «CONTINUITÀ» Salman ha promesso di procedere «tutti insieme nella continuità» e ha assicurato che Riad resterà ancorata alla fedeltà al Corano e porterà avanti la lotta al terrorismo. Le preghiere funebri si sono tenute nella moschea all’Imam Turki bin Abdullah di Ryad alla presenza di diversi leader di Paesi islamici tra cui il presidente Recep Tayyp Erdogan, il premier pakistano Nawaz Sharif, e gli emiri del Kuwait e e del Qatar.