Marco Palombi, il Fatto Quotidiano 24/1/2015, 24 gennaio 2015
LOBBY, FORCHETTE E IL “GIRO MATULLI”
La verità è che i potenti di Roma non si riposano mai. Hanno tredici lavori a testa e il quattordicesimo è quello più defatigante e angoscioso: mantenersi i primi tredici. Mai che ci si possa fermare: incontrare, tessere, sapere, farsi vedere. Roma – con le sue secolari capacità digestive e, direbbe Fortebraccio, una confidenza per le cose che rasenta la disistima - è già nei periodi normali un unico immenso salotto in cui il chiacchiericcio collettivo copre il vuoto individuale, ma in tempi di corsa al Quirinale il movimento si fa talmente frenetico da non poter quasi più distinguere le singole azioni. Si cena, di questi tempi, a Roma. Si cena molto. E ci si riunisce, ci si chiama, si fa comunella e si sparla. Insomma, si fa lobby - ché pure Roma è anglofona - ma con quel gusto antico della gens con codazzo di clientes annesso. Adesso è il tempo del Colle e chi trova un amico al Colle trova un tesoro, si sa. Franco Bassanini, per dire, professore e già ministro, oggi presidente di Cdp, tiene per Giuliano Amato, cui lo accomunano pure le antiche radici socialiste. Siccome però non sempre si può fare campagna in positivo, da giorni il nostro elenca all’orecchio del giovin signore fiorentino di palazzo Chigi le ragioni per cui Anna Finocchiaro sarebbe una pessima scelta. La senatrice, d’altro canto, ha la lobby di palazzo Madama dalla sua: Renato Schifani, Paolo Romani, Luigi Zanda e pure Roberto Calderoli la pubblicizzano senza sosta. Non solo: Finocchiaro è pure una dei pochi interlocutori attuali di Giorgio Napolitano e non manca di farlo notare.
Per il dottor Sottile, invece, si spende con qualche cena casalinga Sabino Cassese, che inizialmente aveva apparecchiato tavole e steso ponderosi articolesse per se stesso ma pare aver perso la speranza: l’insigne giurista galoppa da tempo esposto al vento e sembra stanco. Peccato perché all’inizio aveva anche l’appoggio della lobby dei giovani giuristi ottimisti e di sinistra: i suoi allievi Giulio Napolitano e Bernardo Giorgio Mattarella, figli di, guardavano con sorriso olimpico alla candidatura del maestro. Ovviamente, se si gioca a questo gioco non può mancare Massimo D’Alema, che lunedì scorso ha riunito quelli di ItalianiEuropei invitando pure un po’ di parlamentari bersaniani: ufficialmente si parlava delle prospettive della Fondazione (e, ça va sans dire, dei destini del socialismo). Il campo, in ogni caso, è sempre quello che tifa Amato, il quale qualche giorno fa s’è presentato pure di persona ad un incontro promosso a Roma da democratici Usa e laburisti inglesi di rito rispettivamente clintoniano e blairiano. La lobby “terza via”.
Se i socialisti si danno da fare, però, non è che i democristiani dormano il sonno del giusto. Evocativo il nome del ristorante scelto per l’abbuffata che ha lanciato la lobby pro-Sergio Mattarella: “Scusate il ritardo”. I penitenti cattolici presenti al desco erano 57, ha fatto sapere orgoglioso Beppe Fioroni, tra cui Lorenzo Guerini, sindaco di Lodi, forlaniano d’antan e soprattutto vicesegretario di Renzi al Pd. Non solo: forchetta quirinalizia in mano pure per Angelo Rughetti, sottosegretario alla P.A. con un passato nell’Anci (da cui una certa vicinanza con Graziano Del-rio). Non di solo Mattarella vive però il cattolico in cerca di ritorno sul Colle. C’è pure il candidato più renziano di tutti: Ugo De Siervo, allievo di Giorgio La Pira, ex presidente della Consulta, padre di Luigi, uomo Rai del premier, e Lucia, già capo di gabinetto del nostro al comune di Firenze. È “il giro Matulli”, come lo chiama Augusto Minzolini, nel senso di Giuseppe Matulli, già deputato della sinistra Dc e luogotenente di Ciriaco De Mita in Toscana, sotto la cui egida debuttò il giovine Renzi nel fu Ppi. Fu anche grazie a Matulli se De Siervo divenne a sorpresa giudice della Consulta quando Mino Martinazzoli fu bloccato dai veti incrociati. È il giro Matulli, un giro buono ora che Firenze ha invaso Roma.
Marco Palombi, il Fatto Quotidiano 24/1/2015