Alberto Piccinini, il Venerdì 23/1/2015, 23 gennaio 2015
MASCHI BAFFUTAMENTE CORRETTI A (CHINA)
Moda vuole che oggi i baffi ricrescano sulle facce degli uomini. Qualche volta assieme a barbe incolte da saggio boscaiolo, meno spesso in damerina solitudine. L’ultima volta che era accaduto, anni 70, folti moustache decoravano i volti di calciatori, pornostar maschi, uomini tristi in genere. Come appendici scopertamente falliche, quindi comiche. Ora affilati, beffardi e hipster – i baffi stanno sulla maschera di Anonymous e dello Scaramouche dei Wu Ming, come a suo tempo decorarono il volto di Dalì («Senza baffi un uomo non è vestito correttamente»), e la Gioconda di Duchamp.
Mustacchi dell’illustratore e vignettista Antonio Bonanno (Logos, pp. 78, euro 10) è un volumetto che raccoglie le brevi biografie immaginarie di 22 uomini coi baffi, e i loro ritratti in raffinato tratto di china vintage vittoriano. Un po’ Lewis Carroll, un po’ Fellini. Come il russo Grigorly Zarkowsky che sollevava due pesi da 40 chili con la forza dei suoi baffi lunghi mezzo metro. O il signor Bastien Dupont che collaudava lozioni; e quando i capelli gli crebbero su tutto il corpo li pettinò a mo’ di baffi e scappò coi soldi della ditta. E Antoine Bertrand, che sui suoi lunghi mustacchi suonò con l’archetto da violino «una melodia rimasta unica», ma morì a 70 anni di orecchioni. In questo catalogo di stranezze circensi, la mascolinità baffuta è più ridicola che canaglia. Svagata e psichedelica. E del resto l’unica donna baffuta dell’elenco, una certa Alphonsine, ammazzò il marito pugnalandolo 52 volte coi ferri da maglia. Pace all’anima sua, e a quella del gatto Remy, che portava baffi neri e all’insù, vinse premi, ma morì inseguendo un topo per la strada.