Vincenzo Bardo, il Venerdì 23/1/2015, 23 gennaio 2015
IN CINA LA CENSURA TAGLIA LE SCOLLATURE DELL’IMPERATRICE WU
Quando, poco prima di Natale, le autorità cinesi decisero di sospendere la serie «per ragioni tecniche», in molti rimasero interdetti: la produzione di The Empress of China, L’imperatrice della Cina, era costata quasi 50 milioni di dollari e le prime puntate erano state un vero successo. Le motivazioni della censura cinese sono diventate chiare qualche giorno fa, quando la serie è riapparsa nel palinsesto di Hunan Tv: milioni di telespettatori sono però rimasti allibiti quando, dopo poche scene, si sono resi conto che tutte le immagini con le scollature dell’Imperatrice Wu e delle numerose concubine erano state sostituite con primi piani.
Secondo un sondaggio realizzato su Weibo, il Twitter cinese, il 95 per cento degli spettatori non ha gradito le modifiche. Oltre alla riduzione dell’attrattiva di carattere estetico, gli internauti hanno fatto notare come fosse difficile seguire la storia: «C’è una scena in cui qualcuno passa un ventaglio a qualcun altro, ma il ventaglio non si vede, e si può capire che cosa sta succedendo solo attraverso il dialogo» ha segnalato uno spettatore su Douban.com.
Una cosa è comunque certa, la decisione delle autorità ha gettato al vento 10 milioni di yuan, oltre un milione e mezzo di dollari, necessari per la realizzazione dei circa 260 diversi set di costumi di scena, alcuni decorati con pietre e arricchititi con collane e altri monili.
Scatenata anche la satira: in molti hanno ribattezzato la serie «La leggenda della grande testa dell’imperatrice Wu» o ancora «I testoni della Cina», con riferimento alla serie ininterrotta di primi piani. Molte le immagini di personaggi famosi e opere d’arte che i cybernauti hanno ironicamente ridotto a primi piani: da Scarlett Johansson alla Venere di Milo, passando per Mao Tse-tung, Gerard Butler e i tuffatori cinesi, nessuno si è salvato dal sarcasmo degli spettatori «traditi». Fa sorridere la scelta di un utente di Weibo, che ha postato l’immagine della Gioconda in primo piano: «È così che il noto quadro appare agli occhi dei censori cinesi» ha commentato.
Una minoranza, tuttavia, ha accolto positivamente la censura: «La saga dei seni di Wu» come era stata ribattezzata al suo debutto da alcuni blogger, sarebbe stata inadatta ai bambini e offensiva.
«Popolarità non dovrebbe per forza significare volgarità» ha recentemente dichiarato il presidente Xi Jinping, rimarcando che le radici culturali cinesi sono da ricercare nel confucianesimo.
Come rilevato dall’antropologo Wen Hua sul Los Angeles Times, però, la serie sull’imperatrice Wu, l’unica donna nella storia cinese ad aver ricoperto tale incarico, è ambientata durante la dinastia Tang, nel VII secolo d.C., un periodo di particolare sviluppo economico e apertura culturale e religiosa (la stessa Wu promosse il buddismo). Le successive dinastie Ming e Qing, che governarono dal 1368 al 1911, videro il ritorno in auge del confucianesimo, che ritaglia alla donna il compito di accudire i figli e la casa e le sottopone all’autorità degli uomini.