Susanna Raggio, Amica 22/1/2015, 22 gennaio 2015
MI SONO INNAMORATA DEL MIO SEX TOY
I sex toy sono già nel mainstream, ovvero nuotano con noi nella corrente principale. Da consumo segreto e di nicchia sono diventati consumo di massa. Negli Stati Uniti si spendono un miliardo e 300 milioni di dollari l’anno in giocattoli erotici, e si prevede una crescita. Oggetti erotici semplici ma efficienti, etichettati come prodotti per il “benessere sessuale”, ormai si trovano nella grande distribuzione. Negli Usa da Walgreens, da Target, perfino da Walmart i consumatori li buttano nel carrello insieme a una scatola di fagioli, allo shampoo e all’aspirina. Uno studio dell’Indiana University dice che oltreoceano i vibratori sono usati dal 53 per cento delle donne e da quasi la metà degli uomini senza preclusioni d’età e che sono due volte più comuni dei preservativi. Anche in Europa l’affare è ghiotto. A trastullarsi è il 46 per cento, con percentuali variabili: il 60 per cento in Inghilterra, il 49 in Germania e il 51 in Spagna. In Italia, nel 2013 la Durex ha lanciato un concorso per identificare la Loveville nazionale, ovvero la città dove si pensa di più a fare l’amore. Su 15 città concorrenti ha vinto Bologna, che in due mesi ha speso 546mila euro in giocattoli erotici, preservativi e lubrificanti. Metà delle bolognesi interpellate hanno rivelato di usare gli acquisti da sole e di trovarsi benissimo: i sex toy non danno e non chiedono quanto un partner, però mantengono sempre le promesse. «A volte sull’autobus, diretta a casa, penso: questa sera la passo a letto con il vibratore a vedermi un film», dice Rosanna, avvocato bolognese di 42 anni. Un porno? «Macché, d’amore. Uno di quelli che gli uomini non hanno mai voluto guardare con me». Ci sono anche quelle che si lamentano dei compagni poco devoti. Un’idea può essere regalare per San Valentino il prezioso manuale sul sesso orale (che non può ancora essere simulato da un toy) Lei viene prima (Odoya), dove Ian Kerner fa un monumento alla celebre battuta di Rhett a Rossella in Via col vento’. “Dovresti essere baciata spesso, e da un esperto”.
Stando a un’indagine di MySecretCase sull’autoerotismo nella nostra penisola, quasi il 90 per cento delle italiane ha “contatti” con un love toy, lo acquista, lo guarda, lo immagina, lo prova. I giocattoli erotici moderni sono super-tecnologici, costosi e dal design accattivante, funzionano e sono progettati per durare. Comprarli è come fare un giro da Apple per un iPad, o scegliere un nuovo robot da cucina. Questa rivoluzione del gusto si deve a Ethan Imboden, una sorta di SteveJobs dell’orgasmo. Più di 40 anni, laureato in Ingegneria elettronica e con un master in Design, ha fondato Jimmyjane sull’idea che “chi compra l’ultimo modello di smartphone è disposto ad acquistare anche un sex toy elegante”. Jimmyjane me lo ha fatto scoprire Antonia, signora romana di 50 anni che per il compleanno ha chiesto alle amiche intime di regalarle uno dei bestseller: Form 6, nome da robot di Star Wars, custodia discreta e chic «così se salta fuori dalla borsetta o dal bagaglio a mano non importa» e un minuscolo caricabatterie da viaggio. Altro partner prediletto da Antonia è Gigi, il vibratore G spot più venduto al mondo. È prodotto da Lelo, un marchio svedese molto cool e dal marketing aggressivo, tanto che Pino, anello vibrante che mette lui per far felice lei, è l’oggetto erotico più comprato e discretamente recapitato anche alle borse valori di Tokyo, New York e Londra. «Di Gigi mi sono innamorata», prosegue Antonia. «L’ho scoperto che stavo ancora con mio marito». Dal secondo ha divorziato, mentre il primo è ancora con lei. Una delle chiavi del successo dei sex toy di design è l’aspetto né aggressivo né anatomico, meno porno, insomma più “women friendly.” Così Imboden definisce i prodotti di Jj: “Degni di fiducia, affidabili, belli, in grado di garantire orgasmi fantastici”. In pratica, questo è l’identikit del Principe azzurro. Anche Norma Rossetti, 30 anni, background di fotografia e studi d’arte, una dei tre proprietari di MySecretCase, dice che la chiave del successo «è nel rispetto e nell’amore per l’immagine femminile e per la bellezza delle donne». Per coccolare le sue clienti ha aperto un corner al Lingotto di Torino, all’interno di uno spazio di arredamento. Norma ama quello che vende e per se stessa sceglie un sempreverde, il modello rabbit, reso celebre da Sex and the City. «Mi eccitava l’aspetto un po’ sfacciato, persino volgare dei rabbit che si trovavano in commercio fino a cinque o sei anni fa», confessa Jessica, signora romana di 45 anni che ha comprato da sola il primo vibratore alla fine degli Anni 80 a New York: «Usarli mi sembrava molto trasgressivo. Questi che si vendono ora sono belli, ma risultano un po’ noiosi, quasi freddi». Norma Rossetti testimonia che due anni fa su MySecretCase non si vendevano vibratori realistici, mentre ora le clienti hanno cominciato a chiederli. «È un po’ come quando ti innamori di un tipo che sa come farti felice a letto», spiega ancora la mia amica Jessica che ama i toy vintage: «Non ti importa se è vecchiotto, ha il nasone o è bruttino». Carol Queen, educatrice sessuale e fondatrice di Good Vibrations, pionieristico sex shop di San Francisco, è d’accordo. Volendo trovare il tipo giusto è dirimente giudicare con il tatto, non con la vista: «Per alcune l’estetica è importante, e vogliamo un giocattolo bello. Ma il fatto è che le terminazioni nervose dei genitali non sono mica il nervo ottico. Rispondono alla vibrazione, non alla bellezza. Reagiscono alla temperatura, alla pressione, al movimento, e anche al senso di pienezza. Un giocattolo può essere stupendo e tecnologicamente avanzato, ma se non ha forma, texture e velocità di vibrazione che vanno bene ti limiterai a guardarlo, o ne farai un fermacarte, sexy ovviamente». E suggerisce di comprare on line solo modelli visti dal vero, testando la vibrazione sulle labbra e sulla punta del naso: «La regola aurea è: non troppo e non troppo poco». Norma Rossetti è d’accordo: «Tutta questa tecnologia può essere affascinante, ma c’è anche chi non ama gli oggetti complicati, i cavetti, le app per il cellulare. Io preferisco i giocattoli semplici».