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 2015  gennaio 23 Venerdì calendario

I GRECI STANNO GIA’ VUOTANDO I CONTI IN BANCA

Kostias Angelopoulos ha studiato a Londra prima di tornare ad Atene ad occuparsi dei grandi malati del sistema finanziario. Istituti come AlphaBank e Eurobank sono nei guai. Il sistema ha perso liquidità a causa del forte deprezzamento dell’euro e della concomitante rivalutazione del franco svizzero sulla moneta unica europea, ma soprattutto nell’ultimo mese i correntisti hanno ritirato qualcosa come 3 miliardi di euro e altra liquidità si sta progressivamente volatilizzando. L’effetto Syriza, verrebbe da dire, ma sarebbe un errore, una grave forma di miopia. «I miei connazionali – dice – stanno svuotando le casse del Paese da quando è cominciata la crisi. Il premier Samaras lo sa benissimo, come lo sapeva Papandreou: in questi anni almeno 7 miliardi di euro sono stati trasferiti all’estero e chi non poteva portare fuori capitali ha aperto conti nelle banche turche, ossia a casa del nemico di sempre». Occorrono almeno 5 miliardi di euro per tamponare questa emorragia, per questo le banche in difficoltà hanno chiesto di attingere all’Ela (Emergency liquidity assistance), il sistema di liquidità di ultima istanza che permette alle singole banche centrali nazionali di erogare denaro a un istituto temporaneamente in difficoltà ma attenzione, l’Ela applica un tasso di interesse più elevato dell’1,55 per cento, rispetto ad appena lo 0,05 per cento della Bce: «Sembrano numerini – sorride Angelopoulos – ma lo 0,05 nell’1,55 ci sta trentuno volte. Cioè quel rabbocco di liquidità ci costa trentun volte di più nel normale tasso di approvvigionamento applicato alle banche. Le basta?». Basta e avanza. E poco importa che nel primo pomeriggio giunga finalmente la notizia che la Bce di Mario Draghi comprerà titoli per 60 miliardi al mese fino a fine settembre 2016 (e dunque anche titolo greci, a partire da luglio): gli ateniesi conservano il ricordo indelebile della corsa agli sportelli avvenuta nel marzo 2013 a Cipro, quando si prospettò l’ipotesi che a risanare gli istituti di credito dovessero partecipare anche i correntisti.
Angelopoulos si congeda con un malizioso suggerimento: girare l’angolo e osservare attentamente cosa succede a un paio di bancomat in una tranquilla via di Kolonaki a poca distanza dal Parlamento greco. Non occorre attendere molto. Il flusso è regolare, discreto, senza strepiti. Come in una collaudata coreografia. Tesserine di plastica che entrano nella fessura degli sportelli automatici, smilze pilette di banconote che escono, dita un po’ febbrile che le esaminano e le contano. Sta svuotando il suo conto corrente, azzardo? «Non farei mai in tempo – dice sconsolato un signore di mezza età – ma ogni giorno prelevo qualcosa, così, per vedere se la slot machine continua a funzionare».
Il leader di Syriza, Alexis Tsipras, ha assicurato che rispetterà gli impegni presi con l’Ue e che non c’è nessuna intenzione di uscire dall’euro. Ma già viaggiano fantasiosi scenari. Come quello di Rakil Macri, parlamentare di Syriza, che sostiene che la Grecia ha il diritto di stampare in proprio 100 miliardi di euro. O in subordine, di stampare dracme (già beffardamente ribattezzate ’Rakiliariki’)e tornare alla vecchia cara economia assistenziale con cui il Paese ha vissuto il suo lunghissimo oblio. «Un’idiozia solenne – spiegano al think thank Thought for Action, vicino a Syriza ma critico su certe scelte del leader –: quelli che potevano permetterselo hanno portato all’estero i loro euro. Una nuova dracma varrebbe pochissimo e collasserebbe svalutazione dopo svalutazione. Con il risultato che i ricchi e gli speculatori, e non parliamo solo di greci, potrebbero ricomprare tutto a prezzi di saldo».
«La decisione di oggi della Banca centrale europea – coglie la palla al balzo Antonis Samaras – mette in chiaro che senza una conclusione della revisione con i nostri creditori sull’attuale programma che finirà nel giro di un mese, saremo esclusi. Solo continuando con le nostre politiche c’è la garanzia che entreremo a far parte del programma della Bce per l’acquisto di titoli». Ma a piazza Omonia, dove Tsipras ieri ha chiuso in vantaggio di 4 punti su Nea Demokratia la campagna elettorale di Syriza, le promesse dell’uscita dal tunnel valevano più di ogni paura. «Exodos apò ten krìse», uscire dalla crisi. Solo questo i greci vogliono sentirsi dire.